
Punta il dito verso uno di loro, lo invita fuori e gli chiede di saltare sullo scatolone, calpestarlo con forza, sfondarlo, frantumarlo.
«Coraggio - lo sprona - ancora, salta, rompilo, rompi quella scatola!»
Poi, mentre i ragazzi sorridono tentando di immaginarne il significato, lo ringrazia e inizia il suo intervento: "Il 9 maggio 1978 Peppino Impastato viene massacrato, ucciso, fatto esplodere sui binari della ferrovia perchè faceva il rompiscatole con la mafia, perchè rompeva le scatole a cosa nostra."
I ragazzi, attenti, silenziosi, immersi nell'ascolto finalmente capiscono e seguono ciò che Mattia racconta.
E forse comprendono meglio anche la sintetica ma impressionante introduzione con la quale Alberto ha cercato di spiegare cosa significa mafia e cosa vuol dire morire di mafia.
E seguono anche il videoclip dei Modena City Ramblers che cantano i 100 passi sulle coinvolgenti immagini del film di Marco Tullio Giordana.
E ascoltano con attenzione anche le due storie che Franco presenta e che parlano di due ragazze, giovanissime come loro ma la cui vita, al contrario di loro, si è intrecciata troppo presto con la tragedia e il dramma del crimine, pagandone il prezzo della vita.
Sono le storie di Rita Atria ed Elisa Claps.

Elisa, la seconda, la cui vicenda è da poco tornata agli onori della cronaca

Due drammatiche, tragiche vicende che tutti i ragazzi presenti in sala hanno ascoltato e seguito; vicende che esistono e devono essere ricordate e conosciute da tutti così come a tutti «se si insegnasse la bellezza li si fornirebbe di un'arma contro la rassegnazione, la paura e l'omertà. [...] bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perchè in uomini e donne non si insinui più l'abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.»
Peppino Impastato
Peppino Impastato
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