20 aprile 2009

Non lasciateli da soli... i sindaci!!

Che senso ha eleggere un consiglio comunale se chi conta davvero è il sindaco? Vi sembra una domanda forte? In queste settimane non si fa che parlare di chi sarà candidato alla carica di sindaco del nostro Comune. E i programmi che fine hanno fatto? E i candidati alla carica di consigliere? Che senso ha parlare solamente di chi sarà candidato sindaco?
La prima domanda è volutamente esagerata. L’ultima, invece, ci pare giustamente critica.
In questi giorni non è inconsueto sentire affermare la quasi totale inutilità del consiglio comunale. L’elezione diretta del sindaco è stata introdotta in Italia nel 1993 per rispondere a una legittima richiesta (dei cittadini innanzitutto) di efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa. L’elezione diretta del sindaco ha comportato una drastica ridistribuzione dei poteri tra le istituzioni comunali. È evidente che gli poteri decisionali accentrati nella figura del sindaco non trovano reali contrappesi nel consiglio comunale. Di reale contrappeso politico possono essere eventualmente solo le formazioni che esprimono le candidature e che permettono, in termini organizzativi, la stessa elezione del sindaco. Purtroppo però la conquista della poltrona di primo cittadino è considerato un risultato sufficiente e appagante. Pertanto, nonostante la buona volontà del legislatore, l’aver accentrato i reali poteri comunali nelle mani del sindaco, non garantisce il buon governo delle nostre municipalità. Al contrario, molto spesso il sindaco eletto (magari solo da una minoranza di cittadini, è bene ricordarlo) si comporta da piccolo monarca. Ecco allora che gli assessori si trasformano in semplici assistenti personali del sindaco e i consiglieri in muti (se non del tutto annoiati) spettatori. Troppi esempi di questi ultimi 15 anni dimostrano che un sindaco lasciato solo a se stesso finisce per scontentare o, addirittura, diventa del tutto imprevedibile, tanto che nella maggior parte dei casi risulta detestato dalla sua stessa maggioranza.
Noi combattiamo questa degradazione delle istituzioni comunali. Riteniamo infatti che in nessun caso una sola persona sia sufficiente a ben governare anche il più piccolo dei comuni d’Italia. Crediamo nella forza di un gruppo che ha la volontà di impegnarsi con una prospettiva di azione di lungo periodo (almeno 10 anni), facendo propri contenuti condivisi e potenzialmente maggioritari. Il programma di governo è uno di questi contenuti. Ma a esso si aggiungono anche altri contenuti politici sostanziali fatti di cultura politica e relazioni sociali, di soluzioni per il presente e di progetti per il futuro (memori del passato, rinnovando così appartenenze culturali condivise e tolleranti, proprie della nostra cultura).
Per questi motivi non ci interessa individuare solo un possibile candidato sindaco e catalizzare attorno alla sua persona una lista elettorale accidentale. E affermiamo questo a prescindere dalla qualità umane, culturali e professionali dei candidati. Anche quando queste ne giustificano ampiamente la scelta. La domanda che ci poniamo è la seguente: come può una sola persona sostituirsi a 20, 50, 100? La risposta è fin troppo semplice: non può. In modo altrettanto semplice accade invece che si eviti la complessità del quotidiano (i contenuti di cui si deve occupare un’amministrazione comunale) concentrandosi sulla sola individuazione del candidato sindaco. Poi i candidati alla carica di consigliere aderiranno alla lista approvando la candidatura maggiore, quella del sindaco. Il programma verrà dopo, spesso come mero adempimento normativo, cominciando così a dar vita a quello sbilanciamento di potere che caratterizza i nostri Comuni.
Per tutti questi motivi scegliamo prima di tutto di costituirci come gruppo di cittadinanza attiva, prima ancora di decidere di costituirci in lista e di partecipare alla competizione elettorale del prossimo giugno.
Perché abbiamo una prospettiva di azione politica di lungo periodo (per i prossimi 10-15 anni saremo qui ad agitare le acque ogni volta che ce ne sarà bisogno);
perché siamo convinti che le/i migliori candidate/i siano espresse/i dalla libera e partecipata discussione democratica;
perché amiamo la nostra terra, il nostro Comune e ci sta a cuore il nostro futuro condiviso;
perché crediamo che un buon Comune sia fatto dalla partecipazione di buone/i cittadine/i prima ancora che da un buon sindaco.

… perché ci stiamo pensando ;)

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Bilancio Partecipativo

Il rischio della moderna libertà è che, assorbiti nel godimento della nostra indipendenza privata e nel perseguimento dei nostri interessi particolari, rinunciamo con troppa facilità al nostro diritto di partecipazione al potere politico.
Benjamin Constant

Bilancio partecipativo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il Bilancio Partecipativo o partecipato è una forma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita della propria città (democrazia diretta).
L'esperienza più celebre di bilancio partecipativo si è avuta a Porto Alegre (Brasile), città di 1,3 milioni di abitanti. L'esperienza di Porto Alegre ha avuto inizio nel 1989. Il fine era quello di permettere ai cittadini di partecipare attivamente allo sviluppo ed alla elaborazione della politica municipale.
La partecipazione si realizza innanzitutto su base territoriale: la città è divisa in circoscrizioni o quartieri. Nel corso di riunioni pubbliche la popolazione di ciascuna circoscrizione è invitata a precisare i suoi bisogni e a stabilire delle priorita' in vari campi o settori (ambiente, educazione, salute...). A questo si aggiunge una partecipazione complementare organizzata su base tematica attraverso il coinvolgimento di categorie professionali o lavorative (sindacati, imprenditori, studenti..). Ciò permette di avere una visione più completa della città, attraverso il coinvolgimento dei c.d. settori produttivi della città. La municipalità o comune è presente a tutte le riunioni circoscrizionali e a quelle tematiche, attraverso un proprio rappresentante, che ha il computo di fornire le informazioni tecniche, legali, finanziarie e per fare delle proposte, attento, però, a non influenzare le decisioni dei partecipanti alle riunioni.
Alla fine ogni gruppo territoriale o tematico presenta le sue priorità all'Ufficio di pianificazione, che stila un progetto di bilancio, che tenga conto delle priorità indicate dai gruppi territoriali o tematici. Il Bilancio viene alla fine approvato dal Consiglio comunale.
Nel corso dell'anno, attraverso apposite riunioni la cittadinanza, valuta la realizzazione dei lavori e dei servizi decisi nel bilancio partecipativo dell'anno precedente.
Di solito le amministrazioni comunali, visti anche i vincoli di bilancio cui sono tenuti per legge, riconoscono alle proposte avanzate dai gruppi di cittadini la possibilità di incidere su una certa percentuale del Bilancio comunale. Nel caso di Porto Alegre si è partiti dal 10% del bilancio comunale, fino ad arrivare, lentamente, al 25%.

http://www.nuovomunicipio.org/
http://www.partecipa.org/bergamo/
http://www.comune.colorno.pr.it/page.asp?IDCategoria=762&IDSezione=12744

Earth Day 2009

Earth Day 2009
Ama la Terra come te stesso, apri gli occhi, le orecchie, il naso, le braccia, il cuore, le viscere e l'anima per entrare in comunione con tutta la vita che ti circonda
-Christoph Baker-

22 APRILE 2009- GIORNATA MONDIALE DELLA TERRA

lI 22 aprile 1970, rispondendo ad un appello lanciato dal senatore democratico Gaylord Nelson, 20 milioni di cittadini americani si mobilitarono per una spettacolare dimostrazione a favore della salvaguardia dell’ambiente.
Da quel giorno il 22 aprile è diventato la Giornata mondiale della Terra (Earth Day), un evento internazionale, oggi celebrato in 174 paesi del mondo, che ha per scopo la sensibilizzazione del pubblico sui temi della conservazione dell’ambiente in cui viviamo.

Gianfranco Bologna (WWF): "La questione centrale per il nostro futuro è come riuscire a sopravvivere su questa Terra affollata in maniera dignitosa ed equa per tutti, senza distruggere i sistemi naturali che sono le basi stesse della vita".

Theodore Roosvelt (1900 - Presidente USA): "Riconosco il diritto e il dovere di questa generazione a sviluppare ed usare le risorse naturali, ma non riconosco il diritto di sprecarle o di sottrarle alla generazione che verrà dopo di noi con un uso dispersivo".

Francesco Gesualdi (Centro Nuovo Modello di Sviluppo): "Apparentemente la sobrietà è una questione di stile di vita. In realtà è una rivoluzione economica e sociale che manda in frantumi il principio su cui è costruito l’intero edificio capitalista. È il principio della crescita invocato non solo dalle imprese, ma anche da chi si batte per i diritti, in base al credo che senza crescita non possa esistere sicurezza sociale né piena occupazione”.

http://www.earthday.net/
http://www.sarasperlascuola.it/improntaecologica/improntaecologica/calcoloimpronta.htm
http://www.footprint.ch/