29 maggio 2009

Altri argomenti per noi, per i nostri anonimi e per i candidati se si vogliono cimentare

L’altra sera finito l’incontro dei ForaxFora alcuni noi, davanti ad un bicchiere di birra fatta in casa, si sono fermati a ciacolar.

Abbiamo parlato di pianificazione territoriale, di reti tecnologiche, di acqua, di fognature, di energia, di fonti rinnovabili,ecc, ecc, e di economia di sussistenza, quell’economia, dove chi produce, produce solamente per il fabbisogno proprio e quello della sua famiglia.
Un tipo di economia scardinata, in occidente e non solo, dall’economia di mercato e che pur tuttavia resiste ancora in molte parti del mondo permettendo a centinaia di milioni persone comunque di vivere.

Così oltre a ritornarmi in mente Vandana Shiva e il suo libro Il bene comune della terra, nel quale tratta proprio di economia e di agricoltura di sussistenza, mi è ritornato in mente l’intervento di Carlo Petrini (fondatore di slow food) all’apertura di Terra Madre 2006 (la rete che riunisce tutti coloro che fanno parte della filiera alimentare per difendere insieme agricoltura, pesca e allevamento sostenibili e per preservare il gusto e la biodiversità del cibo)

L’ho ritrovato, potenza di internet, e lo sottopongo QUI alla vostra lettura nella versione integrale, mi sono solo permesso di evidenziare in grassetto alcuni passaggi secondo me significativi che potrebbero aiutare ad aprire dibattiti su più argomenti riportandoli da scala globale a scala nazionale e comunale.

Buona discussione a tutti
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Francenigo, tessera di una campagna abitata che si fa parco.

ortofoto del presente


Ortofoto. La trama agricola, ancora ordita di siepi, è dominante ed è attraversata dal fiume Livenza in direzione nord est-sud ovest. Il tessuto edificato compatto del centro antico di Francenigo si colloca a ridosso del fiume. Il corso del Aralt lo attraversa da ovest ad est, lambendo la scuola elementare e la piazza a poca distanza dalla Livenza. Due sono le fabbriche lungo la Livenza, la più grande è ampia quasi quanto il centro. Tra le fabbriche si ritaglia il vuoto del progetto Amministrazione-Jesse. Un altra grossa fabbrica emerge a sud ovest. Le dimensioni del lotto industriale sono analoghe a quelle del vuoto che si accompagna, a sud est, villa Piovesana.

mappa del futuro

mappa 1.1

mappa 1

(fonti: Regione Veneto, Consorzio di Bonifica Sinistra Piave, Piano Territoriale di Coordinamento Provicia di Treviso)

Mappa del futuro (1 e 1.1 zoom). La mappa del futuro mette in evidenza elementi presenti o potenziali del paesaggio abitato. I corridoi d'acqua e di vegetazione riparia del Livenza (colore verde scuro), dei corsi d’acqua tributari in sinistra idrografico (colore verde scuro). Il sistema diffuso dell'edificato, l’interazione tra corridoi e il sistema della diffusione insediativa (colore nero). Corsi d'acqua e verde diventano infrastrutture a supporto del territorio legate alla mobilità lenta pedonale e ciclabile.

A scala del Comune, la rete dei corridoi si estende fitta con andamento nord est-sud tra Orsago e Francenigo e più a sud attraverso Gaiarine, Albina, Campomolino e si accompagna alle estese tracce dei paleo alvei (verde chiaro), gli spazi umidi dei “palù” appartengono a questo sistema. La rete di corridoi, come fili, attraversa la campagna diffusamente abitata. Una trama che tiene insieme i luoghi dell'abitare: le case, i giardini, i brani di campagna, le ville antiche, ma anche i centri più compatti, le piazze, le aree industriali, le attrezzature collettive.

A sud di Francenigo il fiume registra ampi spazi di espansione (esondazione) con frequenze temporali che si misurano in decine di anni (scale di blu), e che evidenziano il carattere dinamico del fiume. Lo spazio della esondazione coincide con la la minore densità dell'edificato.

NB. La mappa e’ mancante degli elementi nel territorio friulano.

cosa succederebbe se...

tipo di spazio 1: corridoio di acqua e siepi

Cosa succederebbe se i corsi d'acqua minori come l'Aralt venissero rinaturalizzati?
Nella foto il progetto di un corridoio di vegetazione e acqua con percorsi al suo interno.
L'immagine restituisce uno spazio molto diverso dalla tipica pista ciclabile veneta: fascia di asfalto nero accompagnata da nubi di polveri sottili in assenza di alberi-filtro, gelida di inverno e torrida d'estate.

Una diversa generazione di piste ciclabili si appoggiano ai corsi d'acqua, reintegrano la vegetazione riparia come condizione di comfort climatico.

tipo di spazio 2: bosco attrezzato

Cosa succederebbe se nuovi boschi si combinassero agli spazi della residenza?
Il progetto di un bosco-parco a ridosso di strutture residenziali esistenti.
Frammenti di bosco si moltiplicano: uno, cento, mille boschi di Gaiarine. Spazi per chi abita, luoghi per cittadini oltre che per gli uccelli. Non e' difficile immaginare come tale spazio restituirebbe un valore enorme alle case non solo in termini di comfort, ma anche in termini economici. La sua gestione ai fini energetici renderebbe gli edifici autonomi da fonti esterne per il riscaldamento.

tipo di spazio 3: parco lineare

Cosa succederebbe se ai corsi d'acqua minori si restituisse più spazio e diventassero infrastrutture che combinano mobilità lenta, invaso per contenere le esondazioni e acqua per le irrigazioni, la depurazione delle acque, l'abbattimento di CO2, le coltivazioni legnose e gli spazi per per il tempo libero e l'educazione ambientale?

tipo di spazio 4: ex cava attrezzata

Cosa succederebbe se le ex cave diventassero infrastrutture che combinano spazi per per il tempo libero, la raccolta dell'acqua per l'irrigazione e le esondazioni nei momenti di crisi più frequenti , la depurazione delle acque, l'abbattimento CO2, le coltivazioni legnose?

conclusione

Il sistema composto da questi tipi di spazio e altri ancora rappresenta l'infrastruttura ecologica del Comune di Gaiarine come parco.

Ognuno di questi spazi risponde ad una molteplicità di necessità (sicurezza idraulica, bilancio idrico per l'irrigazione, spazi ricreativi, depurazione dell'acqua e dell'aria, agricoltura e produzione energetica rinnovabile); mobilita una molteplicità di attori (il comune, consorzio di bonifica, l'agenzia per l'acqua potabile e la fognatura, agenzie della pesca della caccia, della formazione), e di risorse (fonti di finanziamento pubblico e privato in ragione dei differenti obiettivi ai quali rispondono). Non tutti sono nuovi tipi di spazio, ma tutti sono di elevata qualità formale, progettati con la cura del dettaglio come si progetterebbe la più bella delle piazze. Sono spazi civili, rappresentazione di "genti nuove".

Gli spazi multifuzionali sono realizzati attraverso progetti che utilizzano le risorse in modo efficiente ed efficace, concentrandole ed integrandole anzichè disperderle in tanti progetti diversi, indifferenti l'uno all'altro che si concretizzano, spesso, in altrettanti spazi tristi e monofunzionali e di scarsa funzionalità.

Le performances che espletano questi spazi hanno una diretta conseguenze sulla qualità, bellezza, attrattività, comfort, abitabilità dello spazio quotidiano tali da renderli elementi di composizione necessaria del territorio diffusamente abitato spesso degradato ed inquinato.

Sono spazi di costruzione di nuove economie, centrate sulle risorse locali, a supporto di filiere brevi ed imprenditoriali locali. Sono spazi a supporto delle pratiche sociali legate al tempo libero e alla mobilità lenta, alle pratiche agricole, attività di fondamentale importanza per la qualità della vita eppure in via di estinzione.

Gli elementi nel territorio, le persone, gli esperti, per iniziare a realizzare questi tipi di spazi ci sono e, forse, anche le risorse economiche.

Naturalmente, come per tutti i progetti di civiltà che guardano lontano, un mecenate è un attore che accelererebbe il processo costruendo le condizioni per un progetto pilota.

Rimaniamo in attesa di un gentile riscontro, siamo certi che non mancherà.

dai che takemo!

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28 maggio 2009

La nuova Legge Urbanistica Regionale e il PATI

All’inizio del 2005 è entrata in vigore la legge della regione Veneto n. 11 del 23 aprile 2004 che porta il titolo “Norme per il governo del territorio”.
E’ la nuova legge urbanistica regionale (LUR). Il riferimento costituzionale al territorio dà la misura degli interessi coinvolti da questo intervento legislativo. La legge urbanistica regionale, infatti, investe gli interessi di una vastissima gamma di soggetti: dai comuni cittadini, ai proprietari delle aree, agli operatori professionali, agli amministratori e funzionari delle amministrazioni locali.
La legge regionale si pone come obiettivo la difesa delle identità storico-culturali, la tutela dell’ambiente, uno sviluppo ordinato e sostenibile, cioè uno sviluppo che “consenta alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i loro” (Commissione mondiale dell’ambiente e dello sviluppo o Commissione Brundtland, 1987).
La nuova legge mantiene i meccanismi della pianificazione a cascata, dal livello regionale (Piano territoriale di coordinamento regionale o PTRC) a quello provinciale (Piano territoriale di coordinamento provinciale o PTCP), mentre innova profondamente a livello comunale.
Sparisce il tradizionale Piano regolatore generale (PRG) che viene sostituito dal Piano regolatore comunale (PRC).
Questo, però, è profondamente diverso dal PRG, essendo costituito a sua volta dal Piano di assetto del territorio (PAT), di durata decennale, e dal Piano degli interventi (PI), che ha validità quinquennale.
Inoltre due o più comuni possono unirsi per realizzare assieme il Piano di assetto territoriale intercomunale (PATI) che va a sostituire il PAT.
Il PATI può anche essere tematico, cioè può trattare solo alcuni dei temi della pianificazione stabiliti dalla legge. Questo PATI tematico dovrà di conseguenza essere integrato a livello comunale da un PAT che elaborerà i temi non trattati dal PATI tematico.
Il PAT è lo strumento della pianificazione che determina le scelte di natura strategica dello sviluppo che si sottolinea ancora una volta deve essere “sostenibile” e quindi individua le zone che devono essere considerate non modificabili (invarianti) per motivi geologici o idrogeologici, ambientali, paesaggistici, storici, architettonici, ecc., le zone già definite dalla pianificazione dei piani regionali e provinciali (o dai PATI tematici), le cosiddette vocazioni alla trasformabilità in funzione delle varie esigenze dello sviluppo (case, attività produttive, servizi, mobilità, ecc.).
Il PAT, a differenza dal PRG, non ha valore operativo immediato, vale dire che in base ad esso non sarà possibile modificare il territorio se non in alcuni casi limitati e ben definiti.
Il Piano degli Interventi (PI) è lo strumento più vicino all’attuale PRG e dà operatività alle scelte strategiche (PAT) e assorbe anche l’attuale programma poliennale di attuazione (PPA) e il piano triennale delle opere pubbliche. Si attua sia con i normali permessi di costruzione, sia attraverso preventivi Piani urbanistici attuativi (PUA) che vanno a sostituire la congerie dei precedenti strumenti attuativi.
Una grande e, si spera, positiva novità introdotta dalla nuova legge è l’obbligo della VAS o Valutazione strategica ambientale che deve accompagnare ogni strumento pianificatorio e le sue varianti.
Oggi conosciamo solo la VIA o Valutazione di impatto ambientale che si applica solo a certe grandi opere che coinvolgono pesantemente l’ambiente (aeroporti, ferrovie, ponti autostrade, grandi industrie, ecc.). La VIA opera solo a posteriori, in pratica solo dopo che il luogo e il tipo di insediamento è stato deciso e svolge sostanzialmente solo un’azione di limitazione o attenuazione del danno ambientale. La VAS, invece, opera a livello preventivo - in rispetto del principio di precauzione - su tutti gli strumenti urbanistici: essa, infatti, deve evidenziare la congruità delle scelte rispetto agli obiettivi di sostenibilità della pianificazione, le possibili alternative, le misure di mitigazione anche in relazione agli altri strumenti di pianificazione con cui vanno ad interagire.
Fin qui la parte veramente apprezzabile della legge.
Va, infatti, ricordato che tutta la strumentazione urbanistica deve veder coinvolte preventivamente tutte le forme organizzate operanti sul territorio: enti istituzionali, organizzazioni sindacali, associazioni, ecc. In buona sostanza i “poteri forti”. Questa è la cosiddetta “concertazione e partecipazione” dalle quali però sono esclusi i cittadini.
Facciamo un esempio. Un Comune avvia le procedure per la stesura del PAT: la Giunta Municipale, prima di adottare il documento programmatico voluto dalla legge deve concertare con enti e associazioni gli obiettivi del documento e, quindi, del PAT.
Questo documento viene solo trasmesso al Consiglio Comunale, l’unico organo di governo democraticamente eletto, per mera informazione e che neppure lo può discutere. Solo al momento dell’adozione del PAT il Consiglio Comunale potrà esprimersi, ma solo attenendosi alle scelte del documento programmatico così come dovranno fare i tecnici.
E i cittadini: come ora potranno, a posteriori e a giochi fatti, fare le loro osservazioni.
I Comuni di Codognè (Capofila), Cordignano, Gaiarine, Orsago e San Fior si sono uniti ed hanno adottato nel maggio 2009 il PATI, strumento che è al vaglio della Regione (il 10/03/2009 la regione ne ha rinviato l'approvazione per supplemento di istruttoria).
Quanti cittadini di Gaiarine sanno tutto ciò?
Molto pochi, le decisioni sono state prese “in alto” e solo gli amministratori e i tecnici che sono stati informati.
Ora appare evidente che se un'Amministrazione vuole essere democratica deve attivare tutti i possibili canali per coinvolgere non solo gli organismi costituiti ma anche per dar voce al singolo cittadino già nella fase preliminare per consentire così una maggior partecipazione magari creando un apposito forum sul sito istituzionale del Comune con l’obiettivo di consentire e promuovere la maggior partecipazione possibile: Si potrebbe anche chiedere di aprire un vero e proprio sportello in comune dove ogni cittadino può andare per chiedere informazioni.
Urge che i successivi atti (PAT – Piano regolatore Comunale – Piani di intervento) vengano fatti alla luce del sole e non solo nell'ufficio del Sindaco.
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potete trovare qui un interessante documento sulle nuove modifiche della Legge Urbanistica Regionale

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Is this strumentalizzazione?! *

L'avvocato Mills (sapete tutte/i chi è, no?), nel 2006 in un servizio della BBC si difese dalle domande dei giornalisti inglesi dicendo "Do you know what is this?! This is strumentalizzazione!!" **.
In quell'occasione rimasi molto sorpreso che un concetto così sottile non appartenesse alla lingua inglese, quando invece i popoli della penisola baciata dal sole ne sono più che mai padroni...

Un nostro Caro Anonimo ci dice oggi:
"Amici di foraxfora: vi consiglio di chiedere ai candidati in lista per le attuali elezioni di astenersi dallo scrivere su questo blog. E' infatti palese la strumentalizzazione del sito con propaganda più o meno spicciola. In questo modo rischiate di perdere anche la vostra credibilità."

Chi dice di essere d'accordo con noi sta facendo chiaramente campagna elettorale, non ci piove. Ma non crediamo che il blog possa essere strumentalizzato impunemente dai candidati. Proprio perché le lettrici e i lettori (ai quali basta aggiungere una e per trasformarle/i in elettori ed elettrici) italiani sono vaccinati.
Chi dice di essere d'accordo con Giambattista, che sta mettendo nero su bianco gli elementi che dovranno rimanere al centro della pianificazione territoriale del nostro Comune per prossimi 15-20 anni, si impegna a seguire quelle indicazioni.
E si impegna pubblicamente! E allora veramente potremo giudicare la coerenza tra il dire e il fare. Non sei d'accordo Caro Anonimo? I commenti pubblicati sono atti verbali che restano e che ci consentono di esprimere giudizi nel tempo.

Ci chiediamo ragione piuttosto dell'assenza dei rappresentanti della lista Rinnovamento che sostiene Loris Sonego. Certo, alcuni post da noi pubblicati non sono stati leggeri nel confronto dell'attuale sindaco. Non può che essere così, visto che non abbiamo a che fare con un semplice candidato sindaco ma con chi ha effettivamente governato e sta governando il Comune.
Foraxfora è e resta un gruppo di cittadinanza attiva che mentre "monitora" la campagna elettorale, non smette di parlare della vita di tutti i giorni, specie se essa è segnata da atti istituzionali che impegnano un'intera comunità, come le deliberazioni del Consiglio comunale.

Ma a differenza di un volantino il nostro blog consente la replica immediata.
È la vera novità di questo mezzo di comunicazione: anche chi non è d'accordo fa informazione cooperativa. Il lettore è più vicino alla fonte. E spesso lettore e fonte coincidono. Questo è il caso di alcuni anonimi tanto informati da farci venire l'acquolina in bocca.

Possiamo davvero perdere la nostra giovanissima credibilità (eppure già così forte) permettendo a tutti di esprimersi? Anche in questo caso direi di no. Sul blog ognuno è direttamente responsabile di quello che scrive. Mettere il proprio nome e cognome è un'affermazione di responsabilità. Resta ovviamente meno credibile chi non si firma. E così la sincera preoccupazione espressa anonimamente risulta contraddittoria.
Ma il malcostume politico italiano ha per anni tappato la bocca a chi è isolato e non riesce a far sentire la propria voce. Per questo, anche in campagna elettorale, tolleriamo gli anonimi, come abbiamo già detto. Perché un contributo bene informato e sensato, anche se anonimo, contribuisce a rendere produttivo il dibattito pubblico, a fare un passo in più. La credibilità risiede principalmente nel dire e fare cose sensate e condivisibili, credibili appunto.

Se non fosse abbastanza chiaro, dopo aver invitato ieri le/i cittadine/i a dire la loro sulla campagna elettorale, invitiamo esplicitamente le/i candidate/i a partecipare al dibattito. O meglio, appunto, a renderlo produttivo, andando al di là del ripetitivo mantra elettorale "votantonio votantonio votantonio", evitando per primi le strumentalizzazioni, facendo proposte credibili.

Sapranno raccogliere la sfida? Sapranno essere credibili?
Noi speriamo, con forza, di sì!



* questa strumentalizzazione?"
** "Lo sapete cos'è questa? Questa è strumentalizzazione!!"

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27 maggio 2009

Campagna elettorale: dite la vostra!

Care lettrici, cari lettori,

mancano solo dieci giorni alle elezioni e la campagna elettorale è entrata nel vivo! Candidati e cittadini si incontrano tutti i giorni (più volte al giorno) per discutere, capire, condividere, protestare, proporre, contestare.
Siamo nel bel mezzo di uno dei momenti di maggior contatto sociale della nostra vita democratica. Anche sul blog la discussione si fa più densa e i temi si delineano con maggiore precisione. Come avete notato (fin dal primo post) i temi della trasparenza e della pianificazione del territorio sono quelli che riscuotono il maggiore interesse.

Ma questo blog può crescere ancora se c'è sempre maggiore partecipazione da parte di tutte/i voi.

Per questo vorremmo conoscere le vostre opinioni:

Come sta andando, secondo voi, la campagna elettorale? Ci sono elementi di novità rispetto al passato?

Come giudicate i programmi delle due liste in competizione?

Come giudicate le liste rispetto alla loro composizione? Le/i candidate/i sono rappresentative/i?

Quali sono gli impegni che le/i candidate/i, al di fuori dei programmi elettorali ufficiali, stanno prendendo con i propri elettori? Le promesse fatte in campagna elettorale sono realistiche e veramente realizzabili?

Cosa vorreste dire, fora par fora, alle/ai candidate/i?

Sentitevi liberi di esprimervi liberamente. Come avete visto tolleriamo i commenti anonimi, anche perché spesso si sono dimostrati densi di informazioni. Riteniamo però che non si possa veramente chiedere a chi fa politica nel nostro Comune di rispondere responsabilmente delle loro affermazioni e dei loro atti continuando a nascondere la propria identità.
Nessun politico può sottrarsi a contestazioni o richieste fatte a viso aperto.

Quindi, please, dite la vostra!

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25 maggio 2009

Nuovo dittatore? Risposta all'anonimo che ha posto il quesito

Ovvio, ovvio, troppo ovvio, talmente ovvio che il commento sembra quasi scritto da un gran Capponegiulivo, sempre per dirla alla Orwell/Roberto, o da un suo consanguineo, che forse ha capito poco o niente di che cosa noi vogliamo dire.

Mi vien quasi voglia di spiegare di nuovo l’oggetto della nostra discussione.

Le prerogative del Sindaco sono quelle citate? Si è proprio così.
E’ vero: il potere del Sindaco è enorme, è un dittatore?. Sì lo può essere.
Il Segretario Comunale, succede in molti i comuni, non è più il garante dello Stato, della Comunità e della legittimità degli atti, è invece diventato l’amministratore delegato nominato dal "Presidente dell’Azienda" cioè dal Sindaco .
Il Consiglio Comunale è depauperato delle sue funzioni. A tal proposito il nostro Anonimo potrà leggere QUI (pag. 10, capoverso che inizia per “ TOCCO PER ULTIMO UN TEMA”….) l’intervento di Italo Bocchino (ora Vice Capogruppo alla Camera del Popolo Della Libertà) del 18 Luglio 2006 in Prima Commissione Affari Costituzionali Della Camera dei Deputati (allora era al governo Prodi e lui era all’opposizione).
Questo per rammentare, al nostro anonimo, che il dibattito sui problemi che le attuali norme causano in molti Comuni italiani è un dibattito attuale e non inventato da noi, dato che perfino il legislatore si è posto e si pone il problema di come risolvere queste disfunzioni democratiche.

Ma aldilà delle leggi, il succo del nostro dibattito è questo:
L’Amministrazione attuale è ed è stata trasparente? Ha ed ha avuto una gestione democratica del potere? Ha ed ha avuto una gestione democratica del Consiglio Comunale? Ha o ha dato la possibilità alle minoranze di espletare la loro funzione istituzionale di controllo? Ha o ha voluto incentivare la partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa ? Ha o ha cercato di condividere con i propri cittadini le scelte urbanistiche di cui sono pieni i volantini di questi giorni?
La risposta ovvia, ovvia, troppo ovvia, talmente ovvia che è stata scritta in questi cinque anni nella storia del Comune di Gaiarine è: no

Le cronache, i commenti presenti su questo blog, stanno a dimostrare che la risposta ovvia è proprio no e che, d'altra parte, sta nascendo una nuova necessaria esigenza che mette al centro della vita della Comunità: la trasparenza, l’informazione la partecipazione.

Di questo noi discutiamo.

L’attuale Amministrazione non sarà mai in grado di soddisfare questa esigenza, anche se sta tentando trasformismi dell’ultima ora.

Questa Amministrazione, fatta da queste persone, rappresenta se stessa, cioè una casta avulsa dai problemi e dalle esigenze reali dei propri cittadini.

Tanto è vero che si sente parlare in questi giorni di sottoscrizione di patti voluti dalla Lega ed accettati dagli altri due partiti di coalizione, patti che dovrebbero garantire, non la partecipazione decisionale dei cittadini, ma (sentite, sentite) la partecipazione dei loro futuri eletti alle decisioni, perché nei cinque anni trascorsi, non hanno contato nulla o quasi nulla, chi ha sempre deciso, così si dice, è stato il Sindaco.

NUOVO DITTATORE? Lo dicono loro.

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Abitare all' Ikea. Il progetto Ammnistrazione - Jesse per Francenigo.

(collage dell'autore)
Premessa
Cosa succederebbe se una area commerciale tipo Ikea fosse uno spazio da abitare?



L’Amministrazione uscente sta promuovendo un progetto che rappresenta non solo una minaccia per la qualità del centro di Francenigo ma è emblematico del livello di inciviltà politica e di governo del territorio raggiunto. Ci sono ragioni per sostenere che il programma elettorale, le azioni e progetti in esso descritti saranno affrontati con la stessa logica.
L’Amministrazione ha recentemente pubblicato e divulgato uno sgrammaticato volantino dal titolo “riqualificazione del centro di Francenigo”. In esso si legge: “ [..] Dopo circa un anno di trattative questa Amministrazione ha sottoscritto e approvato in consiglio comunale un accordo molto importante con la famiglia Jesse che cambierà radicalmente in centro di Francenigo”. Il progetto investe due aree contigue a ridosso del centro della Livenza, entrambe del gruppo Jesse: l’area della fabbrica esistente e un area non costruita, la cui dimensione è più estesa del centro stesso. Spazi strategici per l’azienda ma anche per i cittadini di Francenigo.
Il volantino prosegue ostentando cifre e programma. Il volantino restringe la vista ad una sola area, oscurando la vista dell’ampia espansione industriale proposta. Perchè? le due aree sono contigue entrambe contribuiscono all’immagine complessiva del paese. Se si allarga il quadro del fotomontaggio presentato nel volantino per includendere anche il lotto della fabbrica esistente, è possibile comprendere il progetto nella sua interezza. Ciò che emerge è l’immagine di un ampia espansione industriale contigua ad un grande centro commerciale, direzionale con alcuni condomini, un parchetto e una sala pubblica tenuti insieme da una immensa piastra di parcheggi. L’idea di fondo del progetto risponde ad una chiara ipotesi. Cosa succederebbe se andassimo tutti a vivere in una delle aree commerciali Ikea? Un progetto sperimentale ed imbarazzante.
Se a tutti appare evidente che un area industriale collocata a ridosso di uno spazio vulnerabile come quello del centro storico è una minaccia alla sua qualità, forse, non tutti sanno che nei migliori progetti di recupero dei piccoli centri in Italia e in Europa, il centro commerciale collocato a ridosso del centro antico è riconosciuto come minaccia del tessuto socio ecomomico del centro stesso e quindi rifiutato categoricamente come strumento di riqualificazione.
Il volantino conclude affermando “un progetto portato avanti da questa amministrazione e atteso da tutta la comunità”. Una tale affermazione presuppone che i cittadini siano stati ascoltati, considerata l’importanza dell’area e la sfida di “cambiare radicalmente il centro di Francenigo”. Forse l’Amministrazione avrà organizzato incontri pubblici, illustrato il progetto, raccolto commenti. Forse ci sarà stata un ampia partecipazione dei cittadini. Forse i concetti “riqualificazione” ,”opere pubbliche gratuite”, ”sviluppo”, “assenza di spreco o utilizzo di ulteriore terreno” sono stati spiegati bene con abbondanza di esempi e informazioni chiare. Forse al termine di questo processo di partecipazione, tutta la comunità si è convinta che questo fosse il migliore dei progetti possibili.

Domande
Tuttavia alcune domande sono ancora in attesa di risposta.
E’ vero che tutti nella “comunità”, come recita il volantino erano in attesa di tale progetto e sono pronti ad accettare l’esperimento di vivere in uno spazio che riflette i caratteri di un’ area commerciale Ikea o meglio Jesse?



Perchè l’Amministrazione propone una espansione industriale ed un grande centro commerciale in un area di rilevanza strategica per la qualità sociale, economica, ambientale del centro?

Perchè l’Amministrazione non ha preso le mosse da una riflessione su caratteri del territorio fragile che il progetto investe?

Perchè l’Amministrazione non ha preso le mosse da una riflessione sui costi ambientali, sociali, economici futuri di questo progetto che investiranno non solo chi oggi vive, abita, lavora nel centro ma anche coloro che si vorrebbe attrarre?

Perchè l’Amministrazione propone un progetto che produrrà, forse, negli anni a venire, non solo altri e più intensi problemi del traffico, dell’acqua, dell’aria, del suolo ma anche la scomparsa del centro storico esistente come luogo del commercio e del contatto sociale?

Perchè l’Amministrazione supporta la logica speculativa di proprietari che chiedono regole urbanistiche “ad personam” per costruire fuori dalle aree previste dai piani, nelle loro proprietà ovunque si collochi (in piena campagna o a ridosso dei centri storici etc) e prive delle infrastrutture necessarie?

Perchè l’Amministrazione non chiede a Jesse di costruire il suo capannone in uno delle numerose lottizzazioni industriali a ridosso dei confini comunali dove sono migliaia i metri quadrati di lotti con la scritta “affittasi- vendesi”?

Perchè l’Amministrazione non esplicita le cifre relative anche i costi che la società ha già pagato con le tasse, per realizzare questi vasti spazi industriali inutilizzati e forniti di tutte le infrastrutture: fognatura, acquedotto,strade, parcheggi, aree verdi, illuminazione. Sono spazi vuoti, in attesa di essere utilizzati.



Perchè l’Amministrazione propone un progetto frutto di un calcolo ristretto di convenienza di scala famigliare e non comunale, come un calcolo allargato chiarirebbe?

L’Articolo 9 della Costituzione Italiana recita “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”.

Perchè l’Amministrazione non ha avviato un dibattito e un progetto serio relativo al recupero dei centri storici, con l’obiettivo di coniugare benessere economico, sociale e la qualità dello spazio?

Perchè l’Amministrazione non ha preso le mosse dai migliori e aggiornati progetti di recupero europei e italiani per i piccoli centri e propone invece un progetto che è l’immagine della peggiore speculazione edilizia degli ultimi decenni?

Perchè l’Amministrazione non dice che in questi progetti il centro commerciale collocato a ridosso del centro storico è riconosciuto come minaccia del tessuto socio ecomomico del centro storico e quindi rifiutato categoricamente come strumento di riqualificazione?

Perchè l’Amministrazione, che ha il compito istituzionale di tutelare e promuovere lo sviluppo civile e culturale utilizza con tale cinismo concetti quali “riqualificare”, ”opere pubbliche gratuite”, ”sviluppo”, “assenza di spreco o utilizzo di ulteriore terreno” contribuendo svuotarne l’autentico significato?

Il progetto proposto è una stupefacente ed imbarazzante azione di speculazione edilizia e politica che avrà gravi conseguenze sul sistema ambientale, economico, sociale del centro di Francenigo.
Altri piccoli comuni europei e italiani esibiscono azioni e progetti differenti e segnano una distanza impareggiabile di livello civile e politico.

Microstoria
La prima fabbrica Jesse, appena abbattuta, era stata costruita sulla Aralt, all’interno del tessuto edilizio del centro, connotò l’immagine del paese per decenni. Un grosso edificio sconsolato e sconsolante, erano gli anni ‘30 del secolo scorso, l’esordio della “prima rivoluzione industriale veneta”.
Oggi e’ stata sostituita da un nuovo edificio ma con lo stesso carattere sconsolato e sconsolante.
La seconda fabbrica è collocata a ridosso del centro e si integra ad un edificio-mostra, una grossa scatola trasparente in uno stile modernista goffo e ingombrante, incastrata nel tessuto minuto del centro antico. Affacciato sulla strada, urla la conquista di un raggiunto benessere. Un grosso edificio sconsolato e sconsolante. Erano gli anni ‘60 del secolo scorso, all’inizio dell’irresistibile ascesa della piccola impresa veneta all’ombra dei campanili, all’insegna dello sviluppo economico e della coesione sociale. “Lasciar fare” era diventato il principio delle politiche economiche. Le conseguenze sulla trasformazione fisica del territorio sono più evidenti e diffuse. Pertinenti politiche, e progetti urbanistici di governo delle trasformazioni al livello comunale sono assenti.
Una successiva fabbrica viene costruita dal gruppo Jesse fuori dal centro, a ridosso della Livenza. Un edificio molto più grande del primo, un vagone di silos e pannelli in cemento rivolti verso la copiosità delle acque trasparenti, e la rigogliosa vegetazione riparia di uno dei più bei fiumi della regione. Un altro grosso edificio sconsolato e sconsolante. Erano gli anni ‘70 del secolo scorso, sta prendendo forma un modello socio economico che non ha precedenti e che sta cambiando molto rapidamente la forma del territorio. L’ombra dei capannoni si allarga su spazi sempre più numerosi e ampi; in aperta campagna o a ridosso dei centri tra le case, all’interno di aree di proprietà della famiglia dell’imprenditore o acquistate al modesto prezzo di un terreno agricolo. Le trasformazioni sono l’esito di differenti azioni e progetti puntuali e dispersi, circoscritti nelle risorse che mobilitano, nei tempi loro necessari, sempre più compressi e frettolosi quanto più rapido è il cambiamento dell’economia. I capannoni contribuiranno ad aumentare il PIL ma anche a costruire l'immagine di un paesaggio caotico e instabile, dove i problemi ambientali si stanno intensificando.
Il ritardo di politiche azioni e progetti urbanistici capaci di organizzare il sedimento sempre più vasto dei capannoni è evidente. La vischiosità del traffico pesante, l’inquinamento e il relativi problemi sociali e sanitari stanno diventando un danno per l’economia e la società.
Solo negli anni ’80 verrà introdotto nel Comune il Piano Regolatore Comunale con il tentativo in parte riuscito di guidare le trasformazioni introducendo nuove regole e un nuovo tipo di spazio: la zona industriale. Uno spazio specializzato dove costruire i capannoni. Il trend dello sviluppo economico, negli anni successivi continua e diventa “mitico”. Tutti i comuni realizzano le zone industriali, spesso una per frazione per accontentare tutti. Oggi nella provincia di Treviso sono circa 1050 le zone industriali distribuite in modo diffuso sul territorio, pari a 78 milioni di m2 di spazi ad uso industriale e terziario. Complessivamente occuperebbero una ipotetica area quadrata di circa 9 km di lato ( PTC provincia di Treviso).
La progettazione del territorio è stata spesso accompagnate dalla riscrittura continua delle regole che indicavano dove, che cosa, quanto e come si può costruire o ampliare, opponendo una forte inerzia a una forma coerente rispetto alle ipotesi del piano.
La riscrittura delle regole è stata spesso connotata da una mancanza di trasparenza di chi governa e mossa, quasi sempre dalla urgenza di raccattare un po’ di oneri di urbanizzazione e, incrementare l’ICI.
Il risultato di questo processo è un immenso stock di zone industriali finanziato dalla collettivita; nella provincia di Treviso solo 60 milioni sono utilizzati, dunque sono 18 i milioni i m2 di capannoni disponibili. Complessivamente occuperebbero una ipotetica area quadrata di circa 4 km di lato. ( PTC provincia di Treviso).
La riscrittura delle regole è stata spesso connotata da accordi volti a produrre nuovi beni posizionali a vantaggio di pochi.
Un caso recente è quello che vede come protagonisti Pianca di Gaiarine e l’Amministrazione del sindaco Andreetta di Codogne’. Pianca proprietario di un area agricola tra la Cigana e il Resteggia a Roverbasso chiese di poter modificare le regole urbanistiche per potervi inserire una immensa piattaforma industriale. Un progetto molto controverso, fortemente osteggiato dalla Regione Veneto per la vulnerabilità dei suoli e la bellezza del paesaggio tra piccoli fiumi di risorgiva e poco distante dalla villa nel centro di Roverbasso. La caparbietà dei due vinse su una visione che superasse l’interesse di pochi. Oggi questo nuovo spazio industriale e’ in fase di realizzazione.
I PRG (Piano Regolatore Generale) non si sono rivelati uno strumento sufficientemente efficace rispetto all’ intensità e vastità delle spinte di trasformazione. Gli ultimi decenni sono stati attraversati da un dibattito che a messo al centro i danni ambientali, sociali, economici prodotti da mancate politiche, azioni e progetti pertinenti al territorio e alla società veneta che erano profondamente cambiati rispetto ai decenni precedenti.



Di recente la Regione Veneto, ha introdotto un radicale cambiamento delle regole di governo del territorio con l’obiettivo di coniugare benessere economico e sociale e la qualità dello spazio.
E’ in questo contesto che si inseriscono i nuovi strumenti di pianificazione a livello comunale come il PAT (Piano di Assetto Territoriale), oggi in corso di definizione nel Comune di Gaiarine. In esso si introducono nuovi principi mettendo al centro il concetto di partecipazione e di valutazione ambientale strategica (VAS).
Il progetto Amministrazione-Jesse di “riqualificazione del centro di Francenigo” si colloca in questa fase, è il 2009, ma assume tutti i contorni dell’antico approccio di occupazione territoriale a basso costo. “Riqualificazione” ,”opere pubbliche gratuite”, ”sviluppo”, assenza di spreco o utilizzo di ulteriore terreno” sono termini, sbandierati nel volantino, il cui senso si dissolve man mano che ci si inoltra in una lettura attenta del progetto pubblicato dall’ Amministrazione.

Interessi, azioni imprenditoriali e il progetto.
Jesse chiede spazio per costruire un nuovo capannone per una superficie complessiva di 10.000 m2 e un vasto capannone-centro commerciale, (terziario), del quale si evita di esplicitare la dimensione, insieme a spazi direzionali e condomini.



Lo spazio del progetto investe un area a ridosso di uno spazio vulnerabile: il centro antico di Francenigo. L’offerta all’interno di lottizzazioni per attività industriali e terziarie nei comuni limitrofi non manca. Lotti vuoti, dove campeggiano cartelli “affittasi vendesi” abbondano. Nella sola provincia di Treviso sono 18 i milioni di m2 disponibili. ( PTC provincia di Treviso).
La scelta razionale di collocare la fabbrica in una delle tante lottizzazioni esistenti viene scartata da Jesse, che vorrebbe realizzare il programma nei lotti già di sua proprieta’, come negli anni ‘70 a ridosso del Livenza. Jesse bussa alla porta dell’assessore per chiedere di modificare le regole del piano urbanistico e poter espandere la fabbrica, e costruire un centro commerciale e condomini.


Interessi, azioni dell'Amministrazione e il progetto

La ricerca dell’interesse collettivo e la nuova legge urbanistica imporrebbe all’Amministrazione di avviare una riflessione sui costi ambientali, sociali, economici futuri della richiesta non solo per chi oggi vive, abita, lavora nel centro ma anche coloro che si vorrebbe attrarre. L’Amministrazione avrebbe potuto e dovuto organizzare un tavolo di lavoro con i migliori soggetti che a vari livelli si occupano del territorio, non solo imprenditori ma anche associazioni di categoria, esperti delle acque, dell’energia del traffico del paesaggio.
L’area e il programma sono una ghiotta occasione per uno spot elettorale. L’Amministrazione ha fretta, non c’e’ tempo per riflettere, per fortuna il PAT (nuova legge urbanistica) non e’ ancora approvato, la ricerca dell’interesse collettivo non è una priorità.
E’ il 2009, ma l’approccio e lo stile è quello degli anni ’70.
Tuttavia tra gli anni 70 ed oggi c’e’ lo spazio di una generazione, l’ambiente e la società sono cambiati, inoltre il gruppo Jesse non gode di una grande popolarità in fatto di sensibilita’ urbanistica, il rischio di un sollevamento popolare è alto.
Il gruppo Jesse deve accettare un cambio di strategia e allargare l’offerta: accanto al centro commerciale, i condomini si inseriscono, con operazioni “copia e incolla”, la palestra e la sala pubblica. Il parchetto è’ ottenuto con la somma delle aree obbligatorie per legge che si accompagnano al programma edilizio. Un frettoloso processo progettuale aggiorna il progetto cercando di contenere i costi e inserendo più volumetria possibile . L’Amministrazione puo’ uscire con l’offerta 3x2 in campagna elettorale dichiarando che palestra e la sala pubblica sarranno ceduti “gratuitamente”.

“Due” calcoli.
Di seguito un calcolo ipotetico, un recente e prezioso contributo raccolto sul Blog:
“Una ditta che chiameremo A deve costruire 10.000 mq. di capannoni. Se non si può espandere perché il suo lotto è già saturo correttamente deve andare in una zona industriale attrezzata (vedi es. Camolli di Brugnera). Per costruire 10.000 mq. di superficie coperta dovrà, essendo l’indice di copertura al 50% della superficie del lotto, acquistare 20.000 mq. di superficie fondiaria.
Costo: mq. 20.000 x 100 €/mq. = € 2.000.000 (duemilioni di euro).
Una ditta che chiamiamo B acquista 20.000 mq. in zona agricola, a ridosso del centro abitato: mq. 20.000 x 10€/mq.= € 200.000 ( duecentomila euro). Regala una palestrina al Comune di circa 600 mq. costo mq. 600 x 500/mq = € 300.000. Il Comune gli dà la possibilità di costruire 10.000 mq. Costo per la ditta “B”: € 200.000 + 300.000 = € 500.000 contro i 2.000.000 della ditta “A” che si e’ collocata correttamente in zona industriale. Un piccolo guadagno per la ditta “B” che può essere valutato in 1.500.000 euro.
E’ finita così? Proprio no. Una volta sfruttati industrialmente, i capannoni dimessi, siccome sono delle brutture per il centro abitato che li ha sopportati per 20-30 anni, necessariamente vengono trasformati in aree di recupero residenziale-commerciale.mq. 10.000 x 7 mt. di altezza = mc. 70.000. Valore al mc. 100 €, valore per la ditta “B” 7.000.000 di Euro.
Chi ha fatto l’affare?
E’ finita qui? Proprio no. L’estensione dei capannoni in mezzo alle case oltre a provocare un disagio ambientale crea un grave disagio alle famiglie che devono subire la violenza di una fabbrica nelle immediate vicinanze. Oltre a questo ci sarà una netta svalutazione di dette case costruite con enormi sacrifici da operai o emigranti, che hanno sudato un’intera vita. Qual è il danno stimabile? 20 case valore € 300.000 cadauna = val. € 6.000.000 svalutazione 50% pari a € 3.000.000 che queste persone perdono. Senza contare il disagio di dover vivere nelle immediate vicinanze di un complesso produttivo. Disagio che difficilmente può essere valutato in termini economici.”

Area e potenzialità : tessera di un grande parco
L’area di progetto del centro commerciale e residenziale è un quadrilatero irregolare a ridosso del centro, limitato dalla Livenza a est, da una serie di giardini a ovest, dalla la via per sacile e dalla ex fabbrica e mostra di Jesse a sud. E’ attraversata dalla via Memi Celanti. L’uso del suolo è in parte agricolo ed è bordata da fitte fasce alberate lungo il Fiume e lungo i giardini. Essa si estende all’interno del corridoio ecologico del fiume Livenza.
I fiumi Livenza e Aralt sono parte del codice genetico di Francenigo, essi attraversano e definiscono il senso dei luoghi. Il rapporto con il fiume delle strutture edilizie antiche sulla Aralt si riflette in alcuni scorci prospettici di grande suggestione che ricolloca il carattere dello spazio del centro in una famiglia di “luoghi di valore" poco distanti come Polcenigo e Cordignano, dove una antologia di tipi edilizi e schemi formali urbani, esito di uno specifico processo di interazione con i caratteri dello spazio fluviale, costituiscono l’identità e il senso dei luoghi. Ambienti inimitabili, diversi, unici nel mondo.
La “giusta” distanza della Livenza, dalla quale il centro si mantiene non troppo vicino e non troppo lontano, riflette un rapporto nel quale il fiume è stato risorsa (navigazione, pesca..) ma anche possibile minaccia. Esondazioni più frequenti si sono registrate poco più a sud in territorio di Albina e Campomolino .
Le acque della Livenza e le fasce boscate che accompagnano il suo corso sono un grande giacimento di naturalità e un potente filtro contro l’inquinamento dell’aria e dell’acqua. La ricchezza del verde, la copiosità delle acque restituiscono spazi per ricreare il corpo e la mente. Questo è il senso di ciò che si indica con la locuzione “ corridoio ecologico”. Un tipo di spazio per il quale la regione e provincia ha definito politiche innovative per la loro salvaguardia, conoscenza, espansione.
Diversamente da quanto l’accordo Amministazione-Jesse prevede, l’area di progetto dovrebbero diventare parte di un parco fluviale che si espande, lungo l'Aralt fino a toccare la chiesa, le scuole, la villa attraverso il centro. Segnare una distanze tra il centro e la grande fabbrica Jesse degli anni '70 costruita lungo il suo corso e che diventerà, probabilmente, molto piu’ grande nelle intenzioni della Amministrazione.
Il vasto parco diventerebbe il simbolo di una differente cultura del territorio, prevarrebbero gli spazi di acqua, di bosco e i prati per giocare. Nel caso di Francenigo l’ampliamento di una fascia boscata attrezzata a parco pubblico nella area Jesse restituirebbe al centro una straordinaria abitabilità. Recuperare gli spazi dell’acqua e le aree verdi limitrofe porrebbe un freno alla cementificazione del territorio dando l’opportunità a chi ci vive di conoscere zone del proprio territorio molte volte sconosciute; permetterebbe di riscoprire la naturale funzione di fitodepurazione delle acque, riconsiderare, in tempi di riscaldamento planetario, l’effetto benefico che la presenza di corsi d’acqua porterebbe a livello microclimatico durante i periodi più caldi dell’anno. Percorsi tra natura e cultura, permetterebbero di riconnetterci con la nostra millenaria civiltà. (Muro Varotto 2002).
Nuovi paesaggi oggi sono necessari per dare risposta ad una cittadinanza che con forza crescente chiede di poter svolgere attività all’aria aperta, respirare aria pulita, camminare e giocare con i propri figli su un suolo incontaminato godendo di ampi spazi di comfort. Nuovi tipi di spazio sono oggi tanto più necessari quanto più la campagna negli ultimi decenni si è strasformata da spazio aperto al gioco e al passeggio a spazio sempre meno accessibile e più inquinato per le logiche della produzione agricola che a ridotto prati, capezzagne fasce boscate e con essa la facilità di accesso e uso ricreativo.
“Ridare opportunità abitative ai giovani e alle famiglie” ed evitare spreco od utilizzo di ulteriore terreno” come si scrive nel volantino, significa innanzitutto realizzare un ambiente attrattivo.
Iniziare con il presupposto di una nuova zona industriale e un grande centro commerciale è una mossa pessima.
Un progetto coerente con le intenzioni presuppone una politica di recupero del patrimonio edilizio, esistente nella campagna e nei centri storici attraverso forme di supporto agli attori della trasformazione. Le aree rurali a ridosso dei centri sono una valida alternativa ad una diversa concezione della residenzialità. Si pensi a campagne urbane, integrate nella città, capaci di coniugare fisionomie residenziali di qualità, sostenibilità e minor costo, attenzione ecologica, considerazione estetica del paesaggio.
Considerata l'ampiezza, nell'area potrebbero trovare localizzazione forse alcuni, pochi edifici in una assetto calibrato che integrano funzioni abitative e spazi pubblici compatibili, mantenendo determinate dimensioni, proporzioni e alta qualità dell’architettura (attributi delle antiche ville), affacciati sul fiume e accessibili da vie d’acqua connessi ad una rete territoriale ciclabile e pedonale, navigabile con le altre attrezzature collettive e parchi nel comune e nei comuni limitrofi.
La piazza di Francenigo resa più accessibile e connessa al parco fluviale ritroverebbe il carattere e una dimensione di luogo civico, la antica funzione di area mercantile naturale, contrapposta all’artificiosità e omologante standardizzazione dei centri commerciali, luogo di ritrovo e di aggregazione del paese, in grado di costruire identità e vincere la coltura del sospetto, della diffidenza, della paura che nasce, in fondo, più che da una reale pericolosità del diverso, dal rinchiudersi egoistico e solipsistico di chi ha rinunciato a dialogare con l’alterità. (Mauro Varotto 2002)

Progetti di questo tipo si incominciano intravedere non solo in Europa ma anche nel Veneto e forse già nel Comune di Gaiarine.

Area e progetto Jesse-Amministrazione: abitare all'Ikea
L’area del progetto proposto ha una dimensione notevole ed una posizione strategica e grandi potenzialità, tuttavia l’ Ammnistrazione con il progetto pubblicato svende un giacimento per le generazioni presenti e future.
Nel progetto Jesse-Amministrazione, come si evince dai disegni, un nuovo centro commerciale lungo la Livenza occuperebbe quasi la metà del macro lotto, si protenderebbe fino alla riva del fiume, in mezzo vasti spazi a parcheggi, il nuovo centro commerciale rimarrebbe come un grosso edificio visibile da ogni parte per chi si trova all’interno dell’area, un immagine della “Mcdonaldizzazione” tipica delle aree commerciali. Uno spazio sconsolato e sconsolante.
Il tracciato stradale esibisce un assetto e dimensione coerente a supporto del traffico pesante a servizio della nuova area commerciale e che attraverserebbe l’area.
Il parchetto rimarrebbe un frammento isolato tra fabbriche e case di scarsa accessibilità. Uno spazio pubblico sconsolato e sconsolante.
La sala ad uso pubblico sostituisce la fabbrica con edificio-mostra, lungo via, rompendo la cortina continua di edifici che sono parte del codice genetico dei centri antichi. Questa operazione sbagliata, già eseguita troppe volte all’interno dei centri antichi del Comune, restituirebbe un edificio isolato dal tessuto urbano, sconsolato e sconsolante.
L’ipertrofico ambito del centro commerciale, lascerebbe poco spazio alle “opportunità abitative di giovani e famiglie”: le abitazioni non si affaccerebbero verso le masse alberate a le acque del fiume, esse si stringono,come evidenziano i disegni e si affacciano l’una sull’altra a poca distanza per mancanza di spazio. Rimarrebbero frammenti sconsolati e sconsolanti.

La fine del centro: una minaccia concreta
La trasformazione proposta avrà ricadute negative ben oltre i limiti dell’area di progetto.
Il centro antico di Francenigo è uno spazio urbano di inclusione, del contatto sociale, ricco di qualità architettonica e di relazioni tra generazioni differenti. Frequentato da anziani e giovani anche per la presenza di una rete di piccole attivita commerciali che resistono alla minaccia dei centri commerciali.
L’area commerciale Jesse sarà uno spazio di esclusione difficilmente raggiungibile a piedi da anziani e bambini. Uno spazio dove domina l’automobile.
A causa della competizione la piccola rete di negozi nel centro antico probabilmente si dissolverà e con essa un tessuto di relazioni sociali uno spazio di identità, sociale e urbana, fondamentale alla coesione sociale. Sarà la fine del centro storico che diventerà non il punto di riferimento dell’agregazione sociale libera ma un appendice di Jesse-McDonald.
Perchè l’Amministrazione non dice che i migliori e aggiornati progetti di recupero dei piccoli centri europei e italiani rifiutavano categoricamente il centri commerciali come quello proposto nel programma di riqualificazione, considerato una vera minaccia del tessuto socio ecomomico del centro storico?
L’Amministrazione non lo dice perchè non lo sa, agisce in modo frettoloso, non c’e’ tempo per riflettere. In questo momento la ricerca dell’interesse collettivo non e’ una priorità. La ricerca del potere è la priorità.
L’Amministrazione si permette di imporre dall’alto ai sui cittadini un progetto che sembra il frutto di un frettoloso accordo al bar, tra un caffè e una pacca sulla spalla tra imprenditore e assessore come negli anni ’70 piuttosto che esito di una seria riflessione.
L’originalità e bellezza del centro di Francenigo, dove non ancora compromessa (dall’altro intervento promosso da Jesse in corso di realizzazione) necessita di un progetto differente.
Un progetto di riqualificazione, deve prendere le mosse da una seria riflessione attorno ad un tavolo di lavoro dove siedono i migliori soggetti che a vari livelli si occupano del territorio, non solo imprenditori ma anche associazioni di categoria, esperti delle acque, dell’energia del traffico e del paesaggio. Una seria riflessione dibattute intorno a differenti ipotesi con l’obiettivo di individuare criticità, opportunità e ruoli, in una logica di cooperazione ed integrazione.
Una seria riflessione presuppone che i cittadini siano stati ascoltati, considerata l’importanza dell’area e la sfida di “cambiare radicalmente il centro di Francenigo”.
Una seria riflessione presuppone l’organizzazione di incontri pubblici, dove i concetti “riqualificazione”,”opere pubbliche gratuite”,”sviluppo”, “assenza di spreco o utilizzo di ulteriore terreno”, se il progetto è coerente con questi principi, emergeranno dalla abbondanza di esempi e informazioni chiare.
Il tipo di descrizione e informazione resa pubblica, invece, nasconde e adatta usa termini e illustrazioni capziose.

Ambizione: una visione nuova

Oggi la crisi economica dopo quella ambientale hanno avviato anche nel Comune di Gaiarine un mutamento della sensibilità collettiva soprattutto nella giovane generazione.
Essa si concretizza in una maggiore capacità critica verso le conseguenze delle trasformazioni che investono e modificano l’ambiente nel quale viviamo. Ciò rende i cittadini più attenti.
Le giovani generazioni chiedono, soprattutto a coloro che sono stati e sono in misura maggiore i protagonisti della crescita economica nel territorio del Comune di partecipare alla costruzione di una società e ambiente differente.
Le giovani generazioni chiedono, soprattutto a coloro che sono stati e sono in misura maggiore i protagonisti della crescita economica nel territorio del Comune di partecipare alla costruzione di un modello di sviluppo differente impostato su altri valori di quelli che hanno dominato i decenni precedenti.
Non è una questione di moda. E’ una questione di soppravvivenza.
Le giovani generazioni sono consapevoli che su coloro i quali sono stati e sono in misura maggiore i protagonisti della crescita economica nel territorio del Comune oltre al merito della diffusione di un maggiore benessere grava la responsabilità dei danni ambientali spesso non previsti e tuttavia presenti.
Le giovani generazioni chiedono a coloro i quali sono stati e sono in misura maggiore i protagonisti della crescita economica nel territorio del Comune, di fronte alle criticità relative alla qualità delle acque, dell’aria, del suolo del traffico, il degrado del paesaggio della campagna e dei centri come conseguenze non previste della “rivoluzione industriale”, di non sottrarsi e di lavorare insieme per mettere a punto progetti differenti.
Tuttavia, una risposta convincente da parte di chi occupa ruoli importanti nella classe dirigente imprenditoriale e politica locale tarda ad arrivare, dissimula vecchie logiche facendo ampio uso di parole “sensibili”: “riqualificazione”, ”opere pubbliche gratuite”, ”sviluppo”, “assenza di spreco o utilizzo di ulteriore terreno”, “comunità ”.
Nell’esercizio di una lettura più attenta il senso di queste parole anzichè rafforzarsi evapora. Ciò che rimane come sul fondo del bicchiere sono le tracce dei reali interessi che muovono gli attori. Una attività intesa a conseguire un profitto economico personale, o un vantaggio a fini politici, condotta senza scrupoli e senza rispetto del bene collettivo.

Conquistare una visione nuova: immaginazione e concretezza
E’ dovere civile soprattutto delle generazioni più giovani, più istruite ed informate, battersi per un progetto di società e di territorio differente nel quale vengano messe al centro i valori di equità e sostenibilità.
Come potrebbe essere il mio Comune, il mio centro, la mia via, la mia scuola se chi governa cominciasse davvero ad attivare azioni e progetti coerenti? E’ necessario essere informati, curiosi, chiedersi e chiedere instancabilmente”perchè?” come quando eravamo piccoli, essere ottimisti, preparati, fare esercizio di immaginazione.
La sfida dell’oggi per il Comune di Gaiarine è di costruire una visione nuova per i prossimi anni che segni un distanza netta dalle derive del passato, essa impegna i cittadini, in particolare la giovane generazione, e in modi assai più vasti e civilmente responsabili, l’Amministrazione Comunale
Una visione che sia, aperta e flessibile, ma dotata di potere discriminante: non ogni azione o progetto è compatibile. Essa accoglie, modifica o rifiuta non su di una base giuridica, ma su di una base logica, di coerenza sostanziale e formale (Secchi 2002) riconducibile a principi di sostenibilità.
Investire sulla sostenibilità è, secondo l'ONU e molti esperti, la chiave per lo sviluppo economico futuro, e lo strumento per uscire dalla crisi.
Perchè l’Amministrazione non pubblica il volantino all’interno un autorevole sito internet di progettazione urbanistica e all’interno del blog per raccoglie i commenti locali ? Considerando che questo è propagandato come il migliore progetto, chiesto da anni da “tutta la comunità’” dovrebbe avere la più larga visibilita’ possibile.
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22 maggio 2009

AUNG SAN SUU KYI

Da www.rainews24.rai.it
"Mi dichiaro innocente perché non ho commesso alcun reato". Sono state queste le parole proferite dalla leader dell'opposizione in Myanmar, e premio Nobel per la pace 1991, Aung San Suu Kyi al tribunale che la processa da lunedì a porte chiuse nella prigione di Insein, a nord di Yangoon. Lo ha fatto sapere uno degli avvocati dell'imputata, nonché portavoce del partito d'opposizione della lega nazionale per la democrazia, Nyan Win.
Aung San Suu Kyi è accusata di aver violato gli arresti domiciliari - che terminano il 27 maggio prossimo - per aver ospitato per due giorni un attivista mormone americano, John William Yettaw, arrivato nella casa del premio Nobel nottetempo e attraversando il lago a nuoto. L'uomo ha dichiarato ai giudici di aver sognato che Aung San Suu Kyi sarebbe stata uccisa e ha così deciso di raggiungerla nella sua dimora con l'intenzione di avvisarla. Il giudice del tribunale della prigione di Insein, Thaung Nyunt, ha accettato oggi la richiesta di incriminazione per San Suu Kyi. La sentenza potrebbe arrivare anche prima della scadenza dei termini dei domiciliari. Se giudicato colpevole, il premio Nobel rischia fino a cinque anni di carcere che, a detta di uno dei suoi avvocati, l'americano Jared Genser, potrebbero essere fatali per Suu Kyi. Le condizioni di salute della donna, infatti, sono da tempo precarie. Secondo alcuni osservatori internazionali, la giunta militare birmana mira a sfruttare questa situazione così da mantenere Suu Kyi sotto regime detentivo in vista delle elezioni del prossimo anno.

Questa donna è il simbolo della lotta per la democrazia.
Per maggiori informazioni su di lei potete visitare il link
http://it.wikipedia.org/wiki/Aung_San_Suu_Kyi
Oppure basta digitare anche solo il suo nome in qualsiasi motore di ricerca e vi si aprirà una lista infinita circa la sua incredibile vita.
DOBBIAMO fare qualcosa.

Ho appena firmato una petizione che chiede al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon di dare priorità al loro rilascio. Più siamo a firmare, più sarà chiaro che il rilascio di tutti i prigionieri è importante per i cittadini di tutto il mondo. Puoi firmare in basso e dirlo ai tuoi amici!
http://www.avaaz.org/it/free_burma_political_prisoners/98.php/?CLICK_TF_TRACK
Grazie infinite per il vostro aiuto!
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Autosufficienza energetica: fora par fora prima dell'europa

Immobili a “energia zero”, per quelli pubblici si anticipa al 2015

27 aprile 2009 – Prosegue l’iter di revisione della direttiva europea sul rendimento energetico degli immobili EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), la cui ultima versione risale al 2002. Il Parlamento europeo ha detto sì alla risoluzione approvata dalla Commissione Industria, Ricerca, Energia (ITRE), che prevede per gli immobili l’obbligo a partire dall’1 gennaio 2019 di essere a “energia zero”, di autoprodursi cioè tutta l’energia che consumano attraverso impianti a fonti rinnovabili. Con 549 voti a favore il testo è passato alla plenaria di Strasburgo senza cambiamenti radicali, ma con un’interessante novità: l’obbligo per gli immobili pubblici di fare da esempio anticipando solo per questi ultimi la data verso l’obiettivo “energia zero” di tre anni.
Insomma, gli edifici pubblici, vecchi o nuovi che siano, dovranno applicare i requisiti richiesti dalla direttiva per realizzare immobili autosufficienti dal punto di vista energetico e 100 per cento “energia verde” entro il 2015. L’altra modifica del testo elaborato dalla Commissione Itre prevede l’eliminazione dello studio di fattibilità, prima obbligatorio, sull’uso delle rinnovabili negli immobili. Modifica che però non è piaciuta all’Erec (European Renewable Energy Council). Quest’ultima si è mostrata soddisfatta, invece, per l’aspetto che riguarda i meccanismi di finanziamento previsti nel testo. Nell’accordo raggiunto al Parlamento europeo è passata l’indicazione della Commissione Itre che prevede la Commissione europea avanzi proposte legislative entro il 2010 che stabiliscano tassi Iva agevolati per i prodotti e i servizi legati alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica. Le proposte dovranno anche considerare un aumento dell’ammontare massimo dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale a sostegno di energia rinnovabile ed efficienza energetica. Infine dovrà essere creato un fondo per gli investimenti fatti negli edifici in efficienza energetica e energia rinnovabile grazie ai contributi del bilancio comunitario, della Banca europea degli investimenti e degli Stati membri. Ora, per il via libera definitivo, si attende l'ultima tappa dell'iter di approvazione, ovvero il parere del Consiglio Europeo.
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21 maggio 2009

Dedicato a Serena e ad altre/i come Lei.

I tuoi commenti mi meravigliano (nel senso della meraviglia che si può leggere negli occhi spalancati e felici di un bambino di fronte ad un regalo inatteso), ed essi sono proprio un meraviglioso inatteso regalo.

Hai dipinto in modo perfetto un quadro vuoto di democrazia, pieno di onnipotenza, dove i Consiglieri di maggioranza sono ridotti a comparse insignificanti.
Il Consiglio Comunale, come dici tu, ed è vero, dovrebbe essere il luogo dove con il dialogo si costruisce e si tutela l’interesse collettivo, ma sempre più spesso non è così.
Per costruire e tutelare l’interesse collettivo è necessario credere nei valori fondamentali della convivenza civile, avere rispetto delle opinioni altrui, osservare le regole e le leggi, che se valgono per i cittadini comuni e a maggior ragione debbono valere per gli amministratori, avere rispetto dei ruoli istituzionali, soprattutto della minoranza.
Non può esserci dialogo quando di fronte ad osservazioni, argomentazioni, richiami alle regole e alle leggi, qualcuno fa finta di non sentire, perché o ha interessi non collettivi da difendere, o vuol dimostrare di rappresentare il potere fine a se stesso.
Ripubblico, a questo punto delle nostre discussioni, il mio post pubblicato domenica 29 Marzo 2009, per sollecitare ancor di più il dibattito su questi temi che sono uno dei due pilastri su cui abbiamo costruito la nostra azione, non nostra in quanto tale ma nostra in quanto noi ci poniamo l’obbiettivo necessario ed urgente di cambiare il modo di fare gli amministratori e di risvegliare qualche cittadino dormiente.
Lo ripubblico anche per dimostrare che la nostra azione ha già dato qualche frutto se non altro per il fatto che nei programmi elettorali delle due liste in competizione si parli trasparenza, di informazione e di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, in uno, addirittura in modo prioritario, la Trasparenza è diventata addirittura una delle “2T”.

Se da un lato questo mi e ci gratifica dall’altro penso che per ottenere il cambiamento che ci prefissiamo è necessario avere oggi e soprattutto domani tante persone come te.

Per dirla alla Orwell/Roberto sostituite Sindaco con Grantacchino e Segretario con Capponegiulivo


Post del 29 Marzo Titolo: Sindaco nuovo despota?
La legge elettorale che ha portato alla elezione diretta del Sindaco, all’abolizione del Coreco e di fatto anche all’abolizione del Segretario Comunale, non più dipendente dello Stato ma di una Agenzia autonoma preposta alla gestione del relativo albo, ha prodotto un grave deficit di Democrazia nella gestione della Cosa Pubblica.
L’elezione diretta del Sindaco ha sostanzialmente tolto potere al Consiglio Comunale, rendendo i Consiglieri di maggioranza normalmente subalterni ai voleri del Sindaco.Se quest’ultimo non è un paradigma di Democrazia potrà imporre sempre e comunque le sue decisioni tramite il ricatto “se non ho la vostra fiducia andiamo tutti a casa”.
Ho partecipato a quasi tutti i Consigli Comunali dell’attuale Amministrazione ed in quasi cinque anni ho assistito ad un solo voto di astensione da parte di un Consigliere di Maggioranza.

L’abolizione del Coreco ha spostato ancor di più il potere dal Consiglio Comunale al Sindaco, in quanto di fronte ad un atto illegittimo del Sindaco, il Consigliere Comunale non può far nulla, a meno che quell’atto illegittimo non lo danneggi personalmente, mentre prima poteva ricorrere al Coreco.
Con le leggi vigenti il Consigliere Comunale non può neppure ricorrere al Tar .
In questo modo viene a decadere quasi interamente la funzione stessa del Consiglio Comunale, soprattutto nei piccoli comuni come il nostro, e ancor di più viene a mancare la funzione di controllo che per legge dovrebbero svolgere i Consiglieri di Minoranza.
Il segretario Comunale fino al 1997 era un funzionario/dirigente del Ministero dell’interno, successivamente la legge ha dato al Sindaco la possibilità di scegliere il Segretario Comunale in modo assolutamente fiduciario.
Questo incarico fiduciario fa sì che il Segretario Comunale, prima garante dello Stato, del Consiglio Comunale, dei cittadini e di conseguenza dell’intera Comunità, sia diventato sostanzialmente il garante del sindaco e dell’Amministrazione politica, anche a fronte di decisioni temerarie, pena la revoca dell’incarico fiduciario e quindi il “licenziamento”.

Le modifiche legislative di cui abbiamo parlato hanno riposto nelle mani del Sindaco un potere enorme, che può tradursi in una gestione autoritaria e non democratica, se il Sindaco non si attiene al ruolo istituzionale che gli è proprio e cioè quello di amministratore della Comunità non per interessi personali o di qualcuno in particolare ma per garantire a tutti i cittadini i medesimi diritti, e governare con efficienza, efficacia e trasparenza.

Nel nostro Comune, dopo cinque di questa Amministrazione e di questo Sindaco, c’è una forte necessità di ricostruire un minimo di partecipazione democratica e di rendere l’azione Amministrativa trasparente.
Mai nella storia del Comune di Gaiarine si è assistito ad un periodo più buio di questo in termini di autoreferenzialità del Sindaco, di esproprio del potere del Consiglio Comunale, di fastidio nei confronti dei Consiglieri di Minoranza, di intralcio al loro ruolo istituzionale di controllo, di non rispetto delle regole democratiche, di gestione oscurantista degli atti e delle informazioni, di assoluta mancanza di trasparenza.

L’aumento della partecipazione democratica alla vita della Comunità può avvenire solamente rendendo la casa Comunale veramente “aperta a tutti e trasparente”, metaforicamente “una casa di vetro”.
Per costruire questa Casa non è solo necessario rispettare il programma elettorale, dare le informazioni ai cittadini sulle decisioni prese, ma in qualche modo, anche se il cittadino tramite il voto ha trasferito il governo da se a qualcun altro, è necessario che l’amministrazione intraprenda tutta una serie di iniziative in grado di mantenere un proficuo confronto con i cittadini medesimi e dare ai questi la possibilità di controllare l’operato dell’Amministrazione.

E’ altrettanto importante che le opposizioni siano messe nelle condizioni di esercitare fino in fondo la loro funzione istituzionale che è quella del “controllo amministrativo”, in questo senso vanno delineati all’interno dell’Amministrazione percorsi agevolati aldilà della legge 142 per consiglieri di opposizione in modo da rendere più semplice il loro compito.

Le cose che possono essere messe in atto per conseguire i punti sopra indicati sono:

Question time
Consiglio comunale dei “Ragazzi”
“Consiglio comunale nelle frazioni” quando vi sono argomenti che riguardano la vita della frazione.
Giudice di Pace con sede a Gaiarine
Istituzioni delle Commissioni Comunali
Aggiornamento costante del sito internet
Bacheche elettroniche nelle frazioni.

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20 maggio 2009

Consiglio Comunale a Gaiarine

Riceviamo e volentieri pubblichiamo dal nostro inviato Galletto Polletto al Grangiurì Avicolo di Gaiarine del 19 maggio 2009:

Gran riunione alla Fattoria di Gaiarine ieri.
Si doveva decidere se permettere al Grancinghiale la costruzione nel Pollaio di un suo personale truogolo nel quale trasformare a proprio uso e consumo quintali e quintali di sbobba alimentare.
Questa mangiatoia doveva sorgere in un angolino dimenticato dove un tempo si svolgevano sanguinosi combattimenti tra galli mentre ora la pax avicola lo aveva restituito alla natura, certo selvaggia e abbandonata ma viva!

Ovviamente gli abitanti della Fattoria reagivano ciascuno a modo proprio: chi aveva il proprio giaciglio lì vicino era preoccupato di dover vivere nelle vicinanze subendo rumori, odori, viavai di gente e mezzi, insomma.. un inferno!
Chi viveva dall'altra parte del pollaio o non si interessava affatto o pensava che un truogolo così (progettato da un truogo-designer di fama internazionale) avrebbe dato onori e prestigio al pollaio;
il Grangiurì Avicolo e soprattutto il Grantacchino pensava che la somma versata dal Grancinghiale avrebbe fatto bene a tutto il pollaio (figuriamoci a lui che ne era il capo), e perchè ciò accadesse si poteva ben accomodare e aggirare le severe regole che nella Fattoria vigevano a garanzia di tutti; infine un manipolo di polli, riuniti nel gruppo AmicaSerra, pensava che quel truogolo doveva essere costruito se e dove il pollaio poteva accettarlo con le conseguenze meno pesanti per il suo recinto e per chi ci abitava, accontentando così sia Granchinghiale sia il Pollaio, e che se le regole esistevano dovevano essere rispettate anche dal Grancinghiale in persona!
Com'è, come non è, ogni obiezione e tentativo di migliorare il progetto truogolesco fu negata e respinta, finanche rivolgendosi alla Corte dei Tonti e al Consiglio di Prato non si ebbero risultati in tal senso.
In questo modo si è arrivati alla riunione del Grangiurì Avicolo di ieri dove si son visti battibecchi ripetuti tra galli, anatre, oche e galline, con Capponegiulivo che invocava le legittime aspettative di Grancinghiale e dove addirittura si è scoperto tra lo stupore (quasi) generale che le uova date dal Grantacchino al manipolo di polli di Amica Serra necessarie alla verifica della regolarità del truogolo erano.. scadute!!!
Alla fine il truogolo è stato approvato e rimane solo l'insperata bocciatura del F.A.R. (Fattoria Amministrativa Regionale).

Ebbene, quale senso, quale morale ricavare da siffatta favoletta?


Che se Grancinghiale fa il suo lavoro in nome di Se Stesso, Grantacchino deve fare il proprio lavoro in nome della Fattoria!

O no?

« Se i fatti invece dicono il contrario, allora bisogna alterare i fatti. Così la storia si riscrive di continuo. Questa quotidiana falsificazione del passato, intrapresa e condotta dal Ministero della Verità, è necessaria alla stabilità del regime. [...] La mutabilità del passato è il dogma centrale. »
p.s. un grato pensiero a George Orwell
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17 maggio 2009

Facciamo servizio pubblico !!!!

Un Anonimo ha scritto:
Vorrei sapere quale cittadino normale mi sa dire di cosa e di dove si discute quanto il primo punto all'ordine del giorno del Consiglio Comunale è: "Piano urbanistico attuativo di iniziativa privata “C2/1” – approvazione".

Caro Anonimo, neppure noi in quanto “Cittadini normali” avevamo capito di cosa tratterà il 1° punto all’ordine del giorno del Consiglio Comunale del 19/05/2009.
Evidentemente la comunicazione esaustiva e la trasparenza, aldilà delle affermazioni preelettorali, latita.

Per capire e poterti rispondere abbiamo dovuto informarci.

Ecco di che cosa si tratta:

E’ l’attuazione di una nuova lottizzazione ( prevista nel .P.R.G. vigente e identificata come C2/1) che si colloca tra il Vicolo dei Sarcinelli e Via Enrico Fermi a Gaiarine, in altre parole si tratta dell’area che sta dietro il Municipio.
In tale area, che ha una superficie di circa 19.000 mq, sono previsti otto lotti a destinazione residenziale per una cubatura totale di circa 19.000 mc.

Per quanto riguarda il dove si discuterà, questo avverrà nell’apposita sala della Casa Comunale di Villa Altan a Campomolino come indicato nel manifesto di convocazione del Consiglio Comunale che puoi trovare sul nostro Blog.

Grazie per il tuo commento e non demordere, fatti vivo ancora.

Ex polveriera: un nuovo stile di governo?

Noi pensiamo che un Sindaco, a qualsiasi parte politica appartenga, qualsiasi sia il numero dei cittadini che lo abbiano votato, proprio perché Sindaco debba garantire i diritti di tutti.
Quello che sta succedendo nel caso del Piano di recupero di iniziativa privata denominato “Ex polveriera", che sarà discusso nel Consiglio Comunale del 19 Maggio ore 19.00, (sulla intera vicenda dell’ex polveriera ci sarebbe molto da raccontare ai cittadini del nostro Comune, ma magari lo facciamo un’altra volta) ha dell’ incredibile in quanto a tutela dei diritti di tutti.

Sulla ex polveriera è pendente un ricorso al Tar di 26 cittadini del nostro Comune e della Associazione Ambientalista Amica Terra Onlus, che si oppongono alla costruzione in quel luogo di una distilleria, nonostante questo la Giunta in data 19/03/2009 ha adottato in Piano di recupero di iniziativa privata “Ex Polveriera” presentato dall’attuale proprietario dell’area
Naturalmente questo piano è stato approvato dalla Commissione Edilizia dopo l’istruttoria del Dirigente dell’Area Tecnica.

In data 17/04/2009 l’Associazione Amica Terra, nei termini previsti (entro trenta giorni dall’adozione ) ha presentato le Osservazioni al Piano, che potete leggere QUI.
Il 20/04/2009 l’ufficio tecnico di Gaiarine trasmette un fax indirizzato ai progettisti del piano, cioè a quelli incaricati e pagati dal privato proprietario dell’area, il cui contenuto integrale è questo: "Si trasmette in allegato osservazione del Gruppo Ambientale AMICA TERRA al Piano di Recupero di iniziativa privata denominato “EX POLVERIERA” adottato con Delibera Giunta Comunale n. 44 del 19.03.2009. L’approvazione del suddetto Piano dal Consiglio Comunale è fissata per il giorno 24.04.2009, il Sindaco chiede la motivazione per il non accoglimento della stessa”.

Non so se si capisce ma il Sindaco ha stabilito a priori che il Piano è perfetto, che le osservazioni sono da respingere e basta; non solo fa questo ma le motivazioni di non accoglimento se le fa scrivere dai progettisti pagati dal privato, i quali cosa dovrebbero dire, dato che sono gli estensori del piano? Che se il piano non è conforme per omissione, sviste e quant’altro alle norme nazionali, regionali o comunali, non è da approvare?
Sono diventati per volere del sindaco i controllori di loro stessi.

E’ il Comune, con i tecnici comunali o con un tecnico esterno pagato dal Comune stesso, che ha l’obbligo di tutelare il diritto di tutti e verificare se le osservazioni presentate da un qualsiasi cittadino o da Associazioni di qualsiasi tipo o natura, siano pertinenti o non lo siano.

Il sindaco dovrebbe essere il garante dei diritti di tutti i suoi concittadini e non il difensore di uno solo.

Siamo di fronte a un gravissimo vuoto di tutela democratica.

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16 maggio 2009

Old Style Communication

A pagina 1 del proprio programma elettorale, il movimento politico Continua il Rinnovamento per Gaiarine (che ricandida Loris Sonego alla carica di Sindaco) “si propone di amministrare per la seconda volta il Comune di Gaiarine in continuità con il precedente mandato". E a proposito della comunicazione istituzionale i suoi candidati affermano di essere “consapevoli che nel rapporto con i cittadini si debbano migliorare le forme di comunicazione ed informazione”. E ancora: “la comunicazione e l’informazione verranno incentivate mediante assemblee pubbliche nelle frazioni, uscite di Gaiarine Notizie e aggiornamento puntuale del sito Internet del Comune”. Bene, se intendono amministrare nel segno della continuità significa che dovrebbero già fare oggi quello che dicono di fare in futuro, giusto?
Per esempio: abbiamo sentito dire che per la prossima settimana è stato convocato un Consiglio comunale. E allora via a vedere il sito del Comune, se non ricordiamo male c’è il collegamento diretto alle convocazioni del Consiglio. Ecco sì, provate a collegarvi oggi alla pagina http://www.comune.gaiarine.tv.it/cms/pagina.php?id=114 e… troverete la convocazione del Consiglio comunale dello scorso 9 ottobre 2008! Parliamo di 6 mesi fa!! E come sapete ci sono stati altri Consigli comunali nel frattempo.
Allora intanto interveniamo noi a fare servizio pubblico, mettendovi a disposizione la copia della convocazione, che potete scaricare ciccando QUI.

Poi però… su questo Consiglio comunale, che si terrà martedì 19 maggio a Villa Altan alle 19, c’è qualcosa da dire.
Cominciamo dagli argomenti trattati, ecco l’ordine del giorno:
1. Piano urbanistico attuativo di iniziativa privata “C2/1” – approvazione;
2. Piano urbanistico attuativo “Busco 2” – approvazione;
3. Piano di recupero di iniziativa privata denominato “ex –polveriera” – approvazione.

Si tratta dell’approvazione di 3 atti di pianificazione urbanistica! E in piena campagna elettorale!
Non ci serve citare articoli di legge e sentenze (che pure esistono) per ricordare che in campagna elettorale l’Amministrazione cittadina deve limitarsi all’approvazione di atti aventi carattere di urgenza.
Al di là degli aspetti normativi, ci preoccupa un simile stile amministrativo. Nel corso della campagna elettorale ci si deve astenere dalla programmazione futura innanzitutto perché essa diventa strumento scorretto di propaganda. Poi perché spesso si “blindano”, si cerca cioè di rendere immodificabili, decisioni e provvedimenti che hanno suscitato la decisa opposizione dei/delle cittatidni/e, come nel caso dell’ex-polveriera (di cui daremo conto in un prossimo post).
E poi ancora perché convocare un Consiglio comunale alle 19, le sette della sera, di un giorno lavorativo? Come fa la gente che lavora a partecipare? Non deve essere un caso se questo Consiglio comunale era stato convocato una prima volta venerdì 24 aprile alle 13!! Come si può affermare di voler amministrare il nostro Comune (in continuità con quanto si sta facendo oggi) incentivando comunicazione e informazione attraverso assemblee pubbliche, se nello stesso tempo si ostacola (quando non si rende impossibile) la partecipazione delle/dei cittadine/i alla più importante di queste: il Consiglio comunale?! È in questo modo che “Sindaco, Assessori e Consiglieri si impegnano a dare maggiore spazio nella loro attività istituzionale per favorire la partecipazione ed il confronto con i cittadini, singoli o gruppi organizzati”?

A noi non sembra un modo rinnovato di governare questo. Per non dire della
sgradevole abitudine di dar luogo a inaugurazioni e festeggiamenti a ridosso della campagna elettorale, vero esempio di continuità con uno stile amministrativo vecchio e scorretto. Anzi, nel caso del nostro Comune, addirittura nel corso della campagna elettorale!
Invece di essere un momento di festosa condivisione essi diventano meri comizi elettorali di parte che, nella maggior parte dei casi, generano nelle/i cittadine/i sentimenti di derisione e sdegno.

Per terminare in stile propositivo, formuliamo 3 proposte che possono realmente migliorare il rapporto tra ente e cittadine/i, favorendo la comunicazione e la partecipazione democratica:
  • il sito istituzionale del Comune sia reso interattivo e aggiornato quotidianamente rendendo disponibili tutti le informazioni e gli atti amministrativi (e, se opportuno, le istruttorie) che riguardano la vita delle cittadine/i;
  • i Consigli comunali siano convocati in giorni e orari che consentono veramente la partecipazione del più grande numero di persone;
  • si rimandino al dopo elezioni inaugurazioni e festeggiamenti.

(Tutti i virgolettati sono tratti dal programma elettorale della lista Continua il Rinnovamento per Gaiarine, che potete scaricare dal link del precedente post)

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