02 febbraio 2011

Zanardo: “O sante o puttane, è la concezione delle donne che emerge dal caso Ruby”

di Eleonora Bianchini

Secondo l'autrice del documentario "Il corpo delle donne", i festini di Arcore restituiscono l'immagine di ragazze che usano il loro corpo come merce di scambio per l'ascesa sociale. Colpa della tv commerciale. Ma anche la sinistra ha le sue responsabilità

L’Italia deve abbandonare la dicotomia cattolica della ‘femmina santa o puttana’ e la sinistra, complice del modello culturale diffuso dalla tv commerciale, deve proporre un’alternativa al corpo come merce di scambio per l’ascesa sociale. Per Lorella Zanardo, autrice del documentario “Il corpo delle donne”, lo scandalo dei festini di Arcore delinea un’immagine del ‘sesso debole’ profondamente radicata nel nostro paese e, purtroppo, non c’è niente di inaspettato: “Dalle intercettazioni constatiamo ciò che abbiamo lasciato sviluppare noi adulti negli ultimi 30 anni”.

Nulla di nuovo quindi?
Esatto. Sono arrabbiata con la mia generazione over 40 con la sinistra che ha permesso tutto questo. Non è vero che le ragazze vogliono fare solo le veline e chi lo desidera è perché ritiene che la tv permetta di esistere, e se non appari non esisti. Lo vediamo con il nostro progetto di
media education (“Nuovi occhi per la tv”, corso di mediaeducation, ndr) che portiamo nelle scuole di tutta Italia.

La sinistra quindi è complice.
Sì, non ha fatto la legge sul conflitto di interessi e ha sottovalutato il potere della tv. E’ stata colpa di un liberismo pernicioso, quel desiderio di benessere che ha fatto proseliti bipartisan. Il risultato? Che mentre Bossi si fa fotografare in canottiera vicino agli alpini, i leader dell’opposizione preferiscono il cachemire, Capalbio, le barche, i pranzi con De Benedetti. Ma se sono un poveraccio una foto di George Clooney non serve a niente. Bisogna tornare nelle fabbriche per reale interesse, non perché fa figo. I giovani chiedono modelli di riferimento e bisogna che noi diamo risposte.

Quali sono gli elementi che convincono le ragazze a vendersi a Berlusconi?
La proposta di ascesa sociale, che determina l’esistenza dell’individuo secondo la cultura televisiva, e il guadagno facile. Ogni giorno mi arrivano mail di ragazze che prendono 800 euro al mese quando riescono a trovare un lavoro. Portarne a casa qualche migliaio a serata fa una bella differenza. La sinistra deve proporre un discorso sulla morale, non sul moralismo, e sul valore di rispetto, dignità. Pare che oggi ce ne vergogniamo.

Nelle intercettazioni le ragazze parlano di Berlusconi come un ‘vecchio’ che ‘deve sganciare’ e allo stesso tempo sentiamo dichiarazioni di amore e devozione, come ha fatto ad esempio Evelina Manna. Perché?
Credo che temano la verità e le sue conseguenze. Del resto alcune del ‘giro’ sono poco più che maggiorenni, inesperte. Mettere nei pasticci il presidente del Consiglio fornisce una dose di euforia tanto forte quanto la paura per il rischio che si corre.

C’è chi crede di finire come Brenda, la trans del caso Marrazzo ritrovata carbonizzata nel suo appartamento.
Tutti avremmo paura. Queste ragazze sono entrate in contatto con le massime cariche istituzionali, da piccole e indifese sono state ammesse al cospetto del potere.

Le serate sono gestite da ‘dirigenti’ al femminile, da Licia Ronzulli a Nicole Minetti. Che immagine ha una donna che si presta a coordinarne altre come oggetti ad uso e consumo degli uomini paganti?
Bisogna distinguere se l’organizzazione è portata avanti da giovani coetanee o donne adulte. Nel primo caso procacciano situazioni e serate per le loro simili per essere ‘manager del proprio corpo’, come aveva dichiarato Sara Tommasi dopo una laurea in Bocconi e un reality. Se invece ci sono donne adulte è più doloroso: si tratta di un’interruzione dei rapporti intergenerazionali in cui la tv ha molta responsabilità. Oggi si mette in dubbio che tra una donna adulta e una giovane sia possibile una relazione profonda perché conta solo il corpo oggetto e le over 40 si sentono sconfitte o assediate nella competizione fisica. Così si è persa la capacità di fare rete.

Siamo sicuri che sia un elemento introdotto dalla tv? La tv l’ha amplificato molto. Certo, anche negli anni 50 le mamme mandavano le figlie a Miss Italia e in tempi antichi le cortigiane erano donate da madri compiacenti. Ma si trattava di eccezioni. Oggi l’analogo di questi eventi rimbomba attraverso il piccolo schermo. Per l’80% della popolazione che si informa, le notizie arrivano dalla tv. E ‘se l’hanno detto in tv’ è vero e indiscutibile.

Abbiamo visto le interviste a Sabina Began su SkyTg24 e a Ruby da Alfonso Signorini che ribadiscono la loro gratitudine al premier e prendono le distanze da orge e festini a sfondo sessuale. Perché recitano la parte delle ragazze caste?
Perché siamo in Italia. Da una parte abbiamo la tv, dall’altra la nostra cultura ancora profondamente cattolica, secondo cui esistono due tipi di donne: la santa e la puttana. Nel nostro paese non si è fatta strada la proposta di donna emancipata: o va a letto coi potenti o è poverina e sfruttata. Ci manca quel che hanno in Germania e Francia, ovvero la femmina con lo sguardo alto e fiero, soggetto e non oggetto che non è bacchettona e motiva le sue ragioni. Queste sceneggiate adoranti per Berlusconi fanno presa sul pubblico perché si è convinti che la donna non sia indipendente.

In tutto questo anche le donne avranno le loro responsabilità.
Sì, quelle adulte. Per me Ruby e Noemi Letizia sono bambine, è mostruosa una società che le giudica creature in grado di circuire politici adulti e smaliziati. E’ come ai tempi delle streghe al rogo. Che cosa manca a noi donne per farci rispettare? Siamo il 60% del pubblico tv, il 55% del welfare, determiniamo il mercato.

Ecco, cosa manca alle donne?
Dobbiamo smettere di cercare l’approvazione dell’uomo, lavorare su autostima e indipendenza, ricominciare a fare rete intergenerazionale.