21 dicembre 2010

19 dicembre 2010

Pensieri, riflessioni e.. conclusioni

Fatti questi pensierini, si potrebbe proseguire con altre preghierine, come:
  • L’inferno vissuto da un gruppo di Veneti della “Little Italy” Australiana e la loro drammatica fine.
  • L’inizio del made in Italy.
  • Quelle valigie di cartone dall’acuto odore, avvolte con lo spago.
  • La piccola valigia di cartone dai profumi paradisiaci, ma portatrice di morte.
  • Il sofferto destino dello stagionale.
  • L’esperienza lavorativa di un 18enne trevisano appena diplomato che sapendo abbastanza il fatto suo si è trovato a fronteggiare la vistosa gelosia/concorrenza di due super tecnici, uno Austriaco e l’altro Tedesco. Ambientata in una grande fabbrica di Zurigo, agli inizi degli anni sessanta.
  • La guerra segreta dei prezzi fra i “concrete contrattors ” paesani a Sydney.
  • Dalla lettera bimensile, ai messaggini SMS.
Questi significativi esempi non sono che un’infinitesima parte di una verità che (sinceramente con fatica “di stesura”) abbiamo cercato di documentare: sono energia necessaria per alimentare una grande fiamma, fiamma di luce e calore che costantemente non solo aiuti a illuminare la via di future generazioni, ma, con il suo tepore, allenti questi nostri cuori un po’ incalliti, e aiuti a rimpossessarci di quelle qualità necessarie che attorno a noi più non abbondano.
A
nche se nel Trevigiano già ne esistevano diversi, l’idea di onorare l’emigrazione di tutti i Gaiarinesi tramite la realizzazione di un monumento, è stata veramente gradita (e qui va dato atto e ringraziato il Presidente anche per la volontà avuta di, come si dice, “smuovere le acque”).
Bella è l’idea del “globo e il suo anello”: esso, con i materiali usati, le sue forme e colori, si presta ad interpretare il senso, lo spirito Globale dell’emigrazione.
Indiscutibilmente importante è stata la volontà politica. Niente non si realizza, o meglio ancora; niente si muova se.…la politica non voglia!
Ma determinanti sono stati i mezzi necessari donati perché il tutto si concretizzasse.

È per questo che ora vorrei rivolgermi a Voi cari Sponsor (e qui viene la parte difficile) volendo esprimere il mio giudizio a riguardo. A priori però vorrei ribadire che assolutamente non è mia intenzione o volontà infastidire alcuno! Se nel procedere, questo mio scritto venisse interpretato negativamente, anticipatamente e sinceramente chiedo scusa!
Il vortice forsennato che é questa nostra società dei consumi è composto da diversi elementi. Uno molto importante è la Pubblicità (qualche volta necessaria, ma per il resto solo portatrice di insofferenza e instabilità); a sua volta, essa perché abbia effetto deve essere costantemente stimolata da una comunicazione basata sull’attrazione dell’oggetto: suoni rombanti, visioni effimere, effetti speciali, apparire. Recenti tendenze invogliano pure la volgarità, il denigrare, l’opportunismo, il cinismo , l’indifferenza, l’arroganza, ecc..

La sponsorizzazione finanzia o “può essere” tutto questo.
Per fortuna resiste molto bene un secondo elemento che aiuta a stabilizzare a equilibrare tutto ciò, e che con esso parallelamente si muove. Ha diverse sfaccettature, fra le quali (e per rimanere in tema): la sensibilità, la generosità, l’altruismo, l’aiuto, la collaborazione, il sostegno, l’etica nel riconoscere certi valori, la discrezione. La maggioranza della comunità auspicherebbe che coloro i quali, con le loro donazioni, hanno potuto accendere la fiamma della luce, siano parte del secondo elemento.
Voi non più sponsor ma Donatori: avete acceso la fiamma della luce!
Se ciò si avverasse, sarebbe pronto a partire il primo esempio di metamorfosi mai riscontrata prima a livello mondiale: dove il freddo marmo si trasformerebbe da “piedistallo statico” in una viva piattaforma di conoscenza storica, di scambio e di confronto personale.
Mi spiego: con competenza municipale si dovrebbe estendere a tutti i nuclei famigliari del Comune (perché tutte le famiglie hanno avuto a che fare con l’emigrazione), una campagna di informazione e di sensibilità, per:
  1. Una raccolta di dati riguardanti coloro che hanno emigrato.
    ( ipotesi partendo dagli ultimi cento anni, raccogliere i Loro nomi, l’esito della loro iniziativa e del loro lavoro, discendenze varie, se e quando sono rientrati, ecc..)
  2. Una raccolta di offerte.
  3. Queste offerte servirebbero per finanziare un lavoro (affidato magari a studenti in statistica, interessati della materia o da esperti del ramo) per il riordino delle informazioni, il completamento, la catalogazione, e infine la creazione di un “sito o un blog” realizzando un “cd”, a disposizione di tutti su richiesta.
  4. Sempre con discrezione dei responsabili, modificare l’attuale dicitura-ricordo del monumento pressapoco in:
    L’Asso
    ciazione Trevisani Nel Mondo Sezione di Gaiarine ringrazia per la Collaborazione: La Provincia di Treviso, il Comune e la popolazione di Gaiarine, i grandi Donatori.
Inoltre (molto importante) scolpire nel marmo l’indirizzo del “sito o blog” e il nome del “cd”. Ai Signori donatori, a titolo di riconoscenza si dovrebbe consegnare una targa ricordo dei Trevisani nel Mondo singolarmente intestata.

Fiducioso in una Vostra eventuale positiva collaborazione, sentitamente ringrazio e buon lavoro a tutti.
Silvano Zaccariotto

Parte di coloro che hanno vissuto queste esperienze,
alla fine verranno sepolti in luoghi mai stati veramente “Loro”.
Saranno Terre anche ospitali, o Terre dei loro figli;
ma per loro rimarranno sempre “Terre Straniere”.

12 dicembre 2010

Domenica 2: Un altro indimenticabile capitolo dell’emigrazione anche locale è quella verso il Belgio.

Se vuoi venir ricco vai in Belgio a lavorare!” (Così proclamava la propaganda di Stato, ma non specificava a far cosa.)
Fateli andare a far carbone all’estero”.(Fanfani 1946)
Il governo De Gasperi (sempre nel ‘46) sottoscrive una convenzione con quello Belga per spedire lassù 50.000 italiani senza lavoro,
per lavorare specialmente nelle miniere.
Purtroppo queste erano le necessità di un’Europa uscita distrutta anche dal II° conflitto mondiale: ch
i (purtroppo) aveva braccia ma non lavoro, e chi aveva la materia prima come energia a buon prezzo, necessaria per far partire l’industria, appunto il carbone, ma non braccia!
Ma che rovescio della medaglia: dal 1946 al 1956 i lavoratori, provenienti dall'Italia, morti nelle miniere belghe e in altri incidenti sul lavoro, sono stati oltre seicento, inclusa l’ecatombe di Marcinelle dove nell’agosto del 1956 in una galleria a più di mille metri di profondità, dei 262 minatori morti ben 136 erano Italiani. Strazio,smarrimento fra i parenti delle vittime e tutto il più: dei riconoscimenti onorifici da parte delle autorità civili.
Anni dopo, con termine quasi “glaciale” viene spiegata la condizione in cui si trovava la nostra emigrazione:
L'emigrazione era una componente strutturale dell'economia italiana e in quanto tale dov
eva continuare ed essere incoraggiata. Il che non significava, pur dopo la catastrofe di Marcinelle, che fu meglio assistita, che i contratti bilaterali furono effettivamente rispettati, che i sindacati dei paesi d'immigrazione seppero elevarsi al di sopra della difesa degli interessi ristretti della classe operaia dei paesi indigeni. Pasquino CRUPI - La tonnellata umana, l'emigrazione calabrese 1870-1980 - Nuove Edizioni Barbaro, Bologna 1994
Ma chi ha lavorato in galleria e specialmente con il carbone le conseguenze sulla salute se le porta appresso per tutto il resto della vita. Per molti il destino é la “silicosi” o altro ancora.
Anche dai nostri paesi molti sono partiti per il Belgio e francamente per il momento non sono al corrente se qualcuno si trovava a Marcinelle (ma se tutto va come spero, e si av
via il dialogo, in futuro lo sapremo), ma sappiamo che diversi hanno lavorato in galleria, perché conosciamo concittadini che sono ritornati con la silicosi.
Anche per questo meritano più rispetto.
Dobbiamo dar atto che la sezione dei “Trevisani” di Gaiarine è stata voluta e tutt’ora diretta da Gaiarinesi colà emigrati.

08 dicembre 2010

Omaggio a John Lennon, nel trentesimo della scomparsa

Di Mao Valpiana
Direttore di Azione nonviolenta


La storia non si fa con i se. Lo sanno tutti. Ma io oggi un se ce lo voglio mettere.
Cosa sarebbe accaduto se quella maledetta sera davanti al Dakota Building l'assassino non avesse sparato i suoi cinque colpi mortali.
Se l'eroe di Piazza Tien An Men avesse avuto una canzone dedicata, se il muro di Berlino fosse stato abbattuto con un concerto, se le bare dei soldati americani di ritorno dall'Afghanistan fossero accolte da una nuova colonna sonora. Possiamo anche immaginare un evento straordinario con in Fab4 riuniti per la causa tibetana, o una performance artistica a Bagdad.
Forse oggi la pace avrebbe una possibilità in più se lo spirito di Nutopia non fosse stato soffocato.

John Lennon dopo l'unione con Yoko Ono e la separazione dai Beatles si trasferisce a New York, città che ama moltissimo, nella quale si trova a proprio agio "per il modo di vivere e di pensare". Negli Stati Uniti John ha molti amici, e viene subito introdotto negli ambienti intellettuali e radicali americani. Partecipa anche alla vita politica del paese, coinvolgendosi in manifestazioni, concerti, iniziative pubbliche. Il governo non gradisce quella presenza, troppo visibile, troppo chiassosa, troppo scomoda.
La CIA inizia a raccogliere un dossier su Lennon, per raccogliere le prove e documentare un presunto antiamericanismo dell'ex beatle. Lennon fa dichiarazioni contro la guerra del Viet Nam, contro l'industria bellica, le spese militari, la politica imperialista, partecipa attivamente al movimento per la pace, anche con sostanziosi finanziamenti. Compone Power to the people che
diventa patrimonio del movimento. Per fare gli auguri di Natale fa riempire le città americane e le principali capitali del mondo con giganteschi manifesti con la scritta “War is over” (“la guerra è finita - se tu lo vuoi”, firmati “con amore, John e Yoko, da NY”).

A tutti i capi di Stato invia una ghianda, dicendo loro di sotterrarla e guardare la crescita della quercia, così l'idea della pace gli sarebbe entrata in testa e non avrebbero avuto il tempo per dichiarare una guerra. Insieme a Yoko compra intere pagine dei giornali americani per pubblicare i loro pensieri pacifisti.
Quando le autorità gli negano il visto per il permesso di soggiorno, fra Mister Lennon e il governo USA, inizia una lunga battaglia legale. Nixon stesso dà l'ordine di allontanarlo: è un "indesiderato". Durante la campagna elettorale, in ogni angolo d’America dove c’è un'iniziativa
elettorale con Nixon, lì John organizza un concerto rock di protesta contro la guerra che attira migliaia di giovani invitati a disertare la manifestazione del partito repubblicano.

Lennon è l’unico baronetto del regno britannico a restituire il titolo alla Regina per protestare contro il coinvolgimento dell'Inghilterra nel commercio mondiale delle armi. Il viaggio di nozze con Yoko diventa un'occasione per promuovere la pace nel mondo, inventando il “bed in”: una settimana in un letto d'albergo, la numero 702 dell'Hilton di Amsterdam, lui e Yoko, a rilasciare interviste a giornali di tutto il mondo sul tema della pace e contro le guerre. L'evento ha successo, e viene ripetuto nella suite 1742 del Fairmont Queen Elizabeth Hotel di Montréal, dove viene composta la canzone Give Peace a Chance.

Un giorno John Lennon convoca una conferenza stampa e si dichiara ufficialmente ambasciatore di Nutopia, un “paese concettuale” senza confini, senza passaporti, senza religioni. La bandiera di Nutopia è un fazzoletto bianco, e l'inno internazionale è inciso nell'album Mind Games: una traccia muta con 5 secondi di silenzio. John prende molto sul serio l'impegno per Nutopia. Per diventare cittadini di Nutopia bisogna aderire alla sua Costituzione, che è il testo della canzone Imagine (Immagina che non esistano frontiere, niente per cui uccidere o morire).
Tutti i cittadini di Nutopia sono suoi ambasciatori nel mondo.
L'ambasciata di Nutopia è al numero 1 di White Street a New York, e John chiede all'Assemblea generale delle Nazioni Unite di riconoscere il paese di Nutopia. C'è anche la data di fondazione per Nutopia, il primo aprile del 1973.

È morto l’ 8 dicembre di trent'anni fa, ammazzato con cinque colpi di pistola. Un fan squilibrato, si è detto. L’inchiesta venne chiusa troppo in fretta, ma molti di noi pensano che dietro all'assassinio ci sia stato un complotto dei servizi segreti per eliminare un leader troppo
scomodo. Al suo funerale c'era una folla incontenibile, avvolta nella sensazione che il sogno era davvero finito. Lo sparo di un “folle” e un funerale imponente: proprio com’era accaduto per il mahatma Gandhi e per Martin Luther King.

Lennon è stato un buon amico della nonviolenza: “Per me vale ancora quello che ho scritto in Revolution, quelle parole esprimono bene ciò che provo tutt’ora nei confronti della politica. Non contate su di me se di mezzo c’è la violenza. Non aspettatevi che salga sulle barricate se
non con un fiore. Se vuoi la pace non la otterrai mai con la violenza. L’unico sistema per assicurare una pace durevole è cambiare la nostra mentalità: non c’è altro metodo. I fini non giustificano i mezzi. La gente ha già il potere; tutto quello che noi dobbiamo fare è prenderne
coscienza. Alla fine accadrà, deve accadere. Potrebbe essere adesso o fra cento anni, ma accadrà.

Quello che resta oggi è soprattutto nella sua immagine, nel suo volto con lo sguardo ironico e malinconico, dal quale scaturiscono musica, parole ed energia dispensate a tante generazioni.

05 dicembre 2010

Domenica 1: Il tormentato orgoglio dell’emigrante che scrive a casa: “Qui va tutto bene”

L’uomo, lo sappiamo, è il più portato fra le “creature” ad integrarsi in nuove realtà, il migliore è senz’altro l’emigrante, o meglio è il migrante, se quest’ultimo già parte con l’idea di stabilirsi nella nuova e per di più sconosciuta realtà! Le possibilità di trovar lavoro vicino casa erano scarse, dunque per far campare la famiglia qualcuno doveva decidere di partire a cercare fortuna lontano.
In coscienza eravamo preparati al “sacrificio della lontananza” perché questo era l’amaro dovere che il destino ci serbava ai quei tempi. Dunque ogni famiglia aveva uno o più membri dedicato a questa nobile causa, pertanto sotto certi aspetti “a partire” appariva normale.
Ora pensiamo a questa gente che, essendo lontana da casa, vuole e qualche volta “deve dar notizie” ai propri famigliari di come “vanno le cose”.

Abbiamo evidenziato dei casi in cui molti di noi hanno battagliato con un destino avaro di soddisfazioni e pieno di incognite. Ti aggrappi all’esperienza di qualche paesano ma senti che non é sufficiente.
Per “riuscirci” prima o poi ci si deve arrangiare: ma come si fa? Si spera che con il tempo tutto si risolva.
Prima viene l’handicap della lingua da superare, la maledetta lingua che non ti dà tregua, non la parli e non la capisci. All’inizio quando tutto è un “buco nero”, tu non parli e i tuoi interlocutori capiscono che se anche ti bestemmiassero addosso sarebbe fiato sprecato, quello ironicamente risulta di essere il miglior periodo. Il problema stressante viene più tardi, quando passi la notte insonne per cercare di comporre delle frasi che il giorno dopo ti potrebbero aiutare a comunicare qualcosa che ti sta a cuore.
Purtroppo l’interlocutore ti risponde incomprensibilmente, e allora non ti resta che chiudere con il solito imbarazzante: ja o yes o oui di turno, sperando che la tua risposta sia positiva.
Poi c’è il cibo: l’alimentazione è un fattore determinante sulla qualità della vita quotidiana dell’emigrante. Un piatto che si possa cucinare con degli ingredienti che assomigliano a quelli abituali può veramente fare da collante con usi e costumi lasciati al paese, farti sentire un po’ a casa. Una spaghettata condita con un sugo veramente al ragù con sopra un formaggio veramente parmigiano, un buon bicchiere di vino rosso, il profumo del caffè fatto con la moka, tutto ciò alla fine è il massimo che ci si possa aspettare.
Se poi c’è la possibilità di consumare sì un pasto frugale, ma di così alto valore simbolico, in compagnia di amici o paesani o di qualche parente, allora davvero il tutto non solo mette di buon umore ma trasmette messaggi di benessere molto positivi e durevoli al corpo, ma più importante ancora, rafforza psicologicamente lo spirito e lo stato d’animo.
Fattori importantissimi che aiutano ad affrontare le avversità che specialmente nei primi anni abbondano. Purtroppo non era così facile trovare quel minimo di prodotti desiderati. Chi rimaneva in Europa, specialmente in Svizzera, non se la passava poi così male, anche negli anni '50–'60 si potevano trovare dei negozi forniti di derrate abbastanza compiacenti ai nostri usi. Per il resto d’Europa non ne parliamo, il rifornimento si faceva solamente quando si tornava al Paese.
Per chi invece sceglieva l’Oceania, o prima ancora le “Americhe”, era un vero e proprio disastro. No pasta, no pelati, no olio d’oliva, il burro era solo salato, no macinato che non sia quello dell’hamburger, no carne di maiale, no coniglio, no carne bovina venduta con taglio conosciuto, no vino, no grappa, no acqua minerale, no insalate nostrane, figuriamoci il radicchio, ecc. ecc.
In più c’era il fattore “lavoro” con i suoi alti e bassi che sappiamo. E poi c’era l’abituarsi ad usi, costumi e ambiente” così differenti da come eravamo abituati: no caffè espresso, pochissimi ristoranti (anche se le condizioni finanziarie non ci permettevano di frequentarli), no bar, no accoglienti osterie, sì ai “pub” dai grandi saloni con le pareti spoglie rivestite solo da lucide piastrelle di smalto giallo, dove tracannavi birra appoggiato al bancone centrale, facendo sempre ben attenzione al tuo comportamento di circostanza verso gli altri acquirenti, specialmente se fra loro c’erano delle ragazze.
Poche le Chiese da frequentare, e quelle esistenti erano di un’architettura che non attirava. Ecc. Tutto ciò era abbastanza frustrante, ma questo non doveva apparire sulle lettere indirizzate a casa! Loro ricevevano le rimesse che si spediva e dovevano stare tranquilli! Pensierosi per il loro caro lontano da casa sì, ma tranquilli.
Solo le cose positive venivano loro accennate, ma non cosa c'era dietro quel traguardo momentaneamente raggiunto. Sentimenti, sacrifici, esperienze, stati d’animo, nostalgia, solitudine: tutto veniva sacrificato sull’altare della continuità, “del tirar avanti” ma specialmente dell’insensato orgoglio.
Pertanto quelle benedette lettere iniziavano sempre con: “Miei cari qui stiamo tutti bene……
.
Anche per questo meritano più rispetto.

04 dicembre 2010

Consiglio comunale del 30 novembre 2010

Cosa c’è di nuovo sotto il sole, anzi dentro la notte dei Consigli Comunali in quel di Gaiarine?
Inutile ripetersi, vi rimandiamo alla premessa fatta nella Cronaca del Consiglio Comunale del 25/5/2010 che potete leggere qui e alla nostra rubrica "Chi parla ai Consigli Comunali".

Aggiungiamo solo che un cittadino presente per
la prima volta ad un Consiglio Comunale all’uscita ci ha chiesto «Ma è sempre così.. così.. così despota?».

Punto 1 – Interrogazione presentata dal Gruppo “Fare Futuro Federale” in merito alla “viabilità di adduzione all’A28 – primo stralcio denominato anche circonvallazione di Gaiarine
All’interrogazione il sindaco risponde con spiccato senso dell’humor (meritevole di ben altri palcoscenici ma del tutto affini ormai ai bassi politici) se non fosse dovuta indirizzarsi a Veneto Strade Via C.Baseggio, 5 30174 Mestre Venezia. Poi
con magnanima condiscendenza risponde ai punti presentati ricordando come alcuni cittadini di Gaiarine abbiano presentato una lettera ben oltre la scadenza prevista per la presentazione di osservazioni al progetto quindi inconsistente e alla quale la responsabile del procedimento aveva provveduto a rispondere, e nel merito della quale l’amministrazione comunale nulla rileva.
Alla successiva replica del consigliere Rosada sull’opportunità di portare in consiglio comunale un’istanza di cittadini, ancorchè fuori da termini e scadenze, che rivolga quesiti e richieste riguardanti la conformità progettuale per la sicurezza di una strada e l’incolumità degli utenti più deboli di quella stessa strada (ciclisti e pedoni), arrivando anche a proporre alternative e migliorie realizzabili con il semplice ricorso al sostanzioso risparmio verificato con il ribasso d’asta, il sindaco con la sensibilità e la capacità di ascolto ormai risapute esclama: «Passiamo al secondo punto all’ordine del giorno!»
Il consigliere Antoniolli tenta di prendere la parola per una propria considerazione ma il sindaco con gesto imperioso della mano e voce stentorea e potente intima «NO» e aggiunge «non c’è più tempo, sono esauriti i minuti a disposizione per la replica»..
Segue puntigliosa lettura delle voci del regolamento che disciplinano gli interventi in consiglio comunale (chi, come, quanto può parlare).
Noi facciamo presente che un’istanza dei cittadini (la potete rilegge
re qui) non ha mai scadenza, soprattutto se mette in evidenza carenze progettuali riconosciute persino dal progettista dell’opera e che una amministrazione seria dovrebbe riconoscere i propri errori e porvi rimedio..
Ma si sa che quando non si hanno risposte o quando si sa di essere nel torto, codesti figuri, che a parole si dichiarano contro la burocrazia, proprio la burocrazia usano, oh se la usano: osservazione presentata fuori termine per cui … amen!


Punto 2 – Interrogazione presentata dal Gruppo “Fare Futuro Federale” in merito alla “attuale esistenza e mancata bonifica di discarica abusiva di rifiuti tossici in frazione Campomolino
Sul tema della discarica abusiva di Campomolino il sindaco riporta la scansione cronologica della pratica che la riguarda, iniziata nel 2000 quando viene inserita in un elenco regionale di siti da bonificare, proseguita nel 2006 quando è l’Arpav (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) a prevedere dei sopralluoghi, fino a oggi con la pratica tuttora in carico all’Arpav.
Sulla possibilità di prelievi ed analisi che verifichino la salubrità delle falde adiacenti scongiurando la possibilità di sversamenti o infiltrazioni inquinanti è netta e coraggiosa la risposta del sindaco: «il nostro territorio comunale è per fortuna ricco di numerose falde per questo è impensabile ipotizzare l’esame di tutte, non risultando ad oggi alcuna segnalazioni di inquinamento»
.
Ci chiediamo: ma dove l’abbiamo trovato uno così?
Qualsiasi persona dotata di comune buon senso, e non s
olo geologi, professionisti, tecnici, avrebbe potuto spiegargli che per verificare il possibile inquinamento di una discarica basta fare dei pozzi di monitoraggio della falda acquifera nelle vicinanze della discarica stessa, senza crivellare l’intero territorio comunale come un gruviera, ma quando non si hanno argomentazioni o interessi, si parla per dar aria alla lingua.

Punto 3 – Interrogazione presentata dai consiglieri di minoranza in merito “alle prospettive di attivazione e funzionamento del depuratore di Campomolino”
Leggetevi questi due articoli dalla Tribuna di domenica 28/11/2010 e di martedì 30/11/2010, così potete farvi la vostra idea.
Per il sindaco attuale la colpa è sempre degli altri, dimenticando naturalmente le sue responsabilità derivate dai 6 anni come sindaco e dai quasi 5 anni come revisore dei conti del Consorzio Intercomunale. Ma pare che alle problematiche fogniarie preferisca quelle urbanistiche, meno disgustose, olezzanti e tanto più remunerative.
Alla fine della discussione chicca del sindaco, evidentemente ispirato dalla
sodale ministraGelmini, che rivolge al consigliere Scandolo l’invito a documentarsi meglio esclamando: «la scuola va fatta a casa!».
Dimostrando così la sua fiduciosa lungimiranza, aggiungiamo noi, poiché di questo passo la scuola pubblica non esisterà più e ciascuno potrà coltivarsi cultura, istruzione, educazione direttamente a casa propria: più “scuola privata” di così!

Punto 4 – Interrogazione presentata dai consiglieri di minoranza in merito “alla sicurezza stradale in particolare nei centri abitati”
In merito alle numerose puntualizzazioni fatte sulla precaria e degenerata viabilità dei centri che ha portato alla raccolta di 560 firme nel comune, il sindaco non risponde direttamente ma si dice sorpreso e meravigliato e sbalordito dalla mancata osservazione delle tante cose fatte dall’amministrazione, semafori, lampeggianti, rotatorie, piste ciclabili, sensi unici, non ultima l’avvio dello stralcio di circonvallazione che unitamente all’apertura dell’A28 hanno reso più sicure le strade.
Nessun accenno alla qualità dell’aria che si respira, ai numerosi incidenti - anche letali - avvenuti, all’evidente aumento del traffico, al moltiplicarsi dei comportamenti scorretti e a rischio.
Solo autocelebrazioni anche sulla realizzazione di piste ciclabili (in effetti si sta realizzando la pista ciclabile che porta a Campomolino) ma tacendo clamorosamente (ed è evidente la contraddizione) che con la circonvallazione si vanno a chiudere due strade campestri (strada del Bosco e via Ravanei) che collegano Gaiarine rispettivamente a Campomolino ed Albina (vedi primo punto di questo Consiglio Comunale).
Anche qui le istanze di 560 cittadini messe in un cassetto (vedi qui le ipotesi), mai portate nè discusse in Consiglio Comunale.
Viene da chiedersi: ma per questa amministrazione i “cittadini” quelli con “C” maiuscola, quelli che si fanno carico dei problemi della comunità, quelli che si impegnano civilmente.. esistono? …. o esistono solo quelli del punto 9 di questo Consiglio Comunale?

Punto 4 bis – (non presente nell’ordine del giorno) in me
rito all’alluvione nel veneto e alla sicurezza idraulica.
Ancora una volta il sindaco ripropone una versione dei fatti, avvallata anche a livello di regione, che bolla come eccezionali gli eventi atmosferici di inizio novembre, ignorando le valutazioni di tecnici e studiosi che parlano sì di eventi di forte intensità ma le cui conseguenze sono state eccezionalmente disastrose per il criminale scempio umano del territorio.

Alla proposta del consigliere Poles di devolvere il gettone di presenza dei consiglieri comunali a favore degli alluvionati del veneto, in primis il sindaco e a ruota la maggioranza dice no, etichettando come marginale, esigua e di sola immagine la proposta e invitando invece privatamente all’adesione.
Poteva invece rappresentare un gesto istituzionale d’esempio, certo simbolico ma del tutto positivo: ma guarda caso quando si tratta “de schei”….

Solo la minoranza devolverà il gettone.

Punto 5 – Mozione per la moratoria sui procedimenti attuativi previsti dalle norme vigenti in materia di affidamento della gestione dei servizi idrici ed, in particolare ….
in poche parole in merito al referendum sull’acqua pubblica.
Prima di iniziare la discussione di questo punto, vi è una presa di posizione con presentazione di un’interrogazione del consigliere Antoniolli, che dichiara il suo disagio in un consiglio comunale dove non c’è dialogo, dove non si lavora tutti assieme per risolvere i problemi della comunità, dove tutto viene regolato dal sindaco con atteggiamenti non condivisibili.
Fatto il discorso, apprezzabile sotto molti punti di vista, il consigliere lascia il consiglio, dichiarando inutile la sua presenza.
Tutto bene. Presa di posizione ferrea e coerente, visto l’andazzo dei consigli in quel di Gaiarine ……. ma sorge un dubbio…. non è che per caso non voglia togliersi dalla mischia? …. evitando furbescamente presenza e voto sul punto 9 ? ….
Nel merito dell’acqua bene pubblico: completamente disatteso e ignorato l’impegno assunto dal sindaco e dal consiglio comunale intero a promuovere azioni di tutela e salvaguardia dell’acqua potabile pubblica.
Sulla mozione il sindaco libera i suoi e permette loro di votare secondo coscienza (parola grossa…), per cui tutti votano a favore, mentre il sindaco, Giorgio Fantuz e Alvaro Poles si astengono (nell’imperturbabile coerenza del voto di maggio).

Punto 6 – Approvazione verbali seduta del 25 maggio 2010
il consigliere Rosada fa mettere a verbale una sua dichiarazione nella quale fa presente che è dal consiglio del 25 maggio scorso che aspetta una risposta dal revisore dei conti in merito ad una delibera che era priva del parere contabile e pertanto illegittima (il revisore dei conti allora interpellato direttamente si riservò di rispondere appropriatamente in seguito).
Alla fine Rosada si dichiara fiduciosa che sicuramente non passeranno altri 6 mesi prima di avere la risposta che le è dovuta.

Ci viene un dubbio: e se fosse una affermazione ironica?

si vota


Punto 7 – Verifica dello stato di attuazione dei programmi e verifica della salvaguardia degli equilibri di bilancio esercizio 2010
Siamo al surreale. Aggettivo usato durante la discussione di questo punto.
Entro il 30 settembre tutte le amministrazioni comunali hanno l’obbligo, per legge, di presentarsi in consiglio comunale per la verifica dello stato di attuazione dei programmi e la verifica della salvaguardia di bilancio, ma nel nostro comune no …
si presenta dopo 60 giorni (il 30 novembre) con i dati al 30 settembre.

Si scopre che tutti gli atti, preparati dagli uffici, erano pronti il 17 settembre, … quindi non è colpa degli uffici e allora…

il consigliere Rosada chiede perché il consiglio comunale non sia stato convocato entro il 30 settembre, il sindaco dà la parola al segretario, il qua
le è in evidente imbarazzo, borbotta qualche frase dal senso oscuro poi sotto voce bofonchia «non è il segretario che convoca il consiglio comunale».
Segue qualche scaramuccia, il cui unico risultato è quello di scuotere dal torpore pre-sonno alcuni consiglieri della maggioranza, gente che fa e lavora, altro che balle..

Ma il consigliere Rosada richiede “perché il consiglio non è stato convocato entro il 30 settembre?”, il sindaco con geniale e brillante intuizione risponde “perché è stato convocato il 30 novembre”, il che dimostra che, fin lì, ci arriva pure lui!

L’aggettivo surreale ci sta un po’ stretto, non vi pare?

Vengono poste un po’ di domande, ma non c’è molto da chiarire.

Emerge invece una good news (buona notizia): i mega impianti fotovoltaici, previsti su terreni agricoli in via Belcorvo e via Mazzul non si faranno più …. meno male!!!!!!!!!

si vota.

Rosada non partecipa al voto («non si può votare sull’equilibrio di bilancio il 30 novembre con i dati del 17 settembre»), Poles e Scandolo si astengono, l’intera maggioranza è favorevole.

Punto 8 – Affidamento servizio di tesoreria approvazione schema di convenzione.

si vota

tutti favorevoli


Punto 9 – Approvazione accordo della ditta Giuditta SPA di Conegliano ai sensi art. 37 della L.R. 11/2004
Siamo al punto clou della serata, quello sul quale sarebbe stato interessante conoscere la posizione del il consigliere antoniolli, ahimè, prematuramente e sdegnosamente eclissatosi un’ora prima.
Si tratta di questo: la ditta Giuditta spa, acquista a fine 2006 un’immobile in centro a Francenigo, per il prezzo di euro 68.500, qualche giorno dopo propone la cessione al comune, visto l’interesse dell’Arcuf per quell’immobile, chiedendo in cambio un area, sempre in centro a Francenigo, che abbia la stessa capacità edificatoria.

Oggi il comune valuta quel bene 129.500,00 euro.

Un bell’affare: per il comune (ovvero tutti noi) o per il privato?

Inutile raccontare le acrobazie dialettiche del sindaco pressato dalle domande del consigliere Rosada.

Una per tutte.

Alla domanda del perché viene concessa una compensazione di uguale (si fa per dire) capacità edificatoria, quando la legge dice "adeguata", il sindaco risponde perché è “residenziale su residenziale”, dimenticandosi (si fa sempre per dire) che l’area in questione è stata trasformata, con la variante del settembre 2009 (fatta da lui), da zona B (residenziale) a zona F 26 (festeggiamenti paesani).

Per chi abbia voglia di conoscere nei minimi dettagli questo “affare privato” cliccando qui troverà integralmente la dichiarazione di voto del consigliere Rosada che ci pare, sia cronologicamente che tecnicamente, esaustiva.

Le giuste necessità dell’Arcuf, non possono essere soddisfatte sperperando i denari dell’intera comunità a tutto vantaggio di un privato e se i dirigenti dell’Arcuf non prenderanno le distanze da questa operazione, così come è stata congegnata, se ne assumeranno una parte di responsabilità.

Che dire infine delle perizie presentate?
Carta straccia … si scrivono … si rifanno … persino due diverse all’interno dello stesso ufficio. Viene da chiedersi: esiste un senso etico per cui il funzionario pubblico, che vive con lo stipendio che gli pagano i cittadini, si senta in dovere di procedere sempre secondo la legge e non di seguire pedissequamente, e anche al di fuori della legge, questo o quell’amministratore?

A voi l'ardua (o scontata) risposta.

si vota e naturalmente tutta la maggioranza è compatta a favore.


Punto 10 – Approvazione di trasferimento della proprietà di un fabbricato rurale adibito ad attività agrituristica ai sensi della L.R. 9 del 18/04/1997.

Tutti favorevoli


Punto 11 – Concessione esterna del servizio di accertamento e di riscossione dell’imposta comunale sulla pubblicità e dei diritti sulle pubbliche affissioni periodo 01/01/2011 – 31/12/2015. Linee guida.

Tutti favorevoli


Punto 12 – Approvazione regolamento per l’alienazione dei beni immobili di proprietà comunale

Qualche richiesta di chiarimento, qualche contrarietà da parte del consigliere Poles sulle alienazioni a trattativa privata, ma alla fine tutto rimane immutato.

si vota, Poles e Scandolo sono contrari, la maggioranza è tutta favorevole


P.S. tra il punto 5 e il punto 6 il consigliere Poles scopre che nella sala consigliare appeso al muro c'è il crocifisso, ma nota però la mancanza della foto del Presidente Napolitano, provocando un’improvvisa e collettiva ricerca...
finalmente la si trova: è finita sotto lo schermo per le proiezioni, da dove solerte il messo comunale la recupera tentando quindi di appenderla in qualche posto ... di qua ... di là...

ma non ci riesce e così finisce su di un tavolo (chissà se con la faccia in su o in giù?);

qualche sorrisino di compiaciuta soddisfazione di alcuni componenti della maggioranza per la mancata esposizione dimostra una volta di più quanto sia considerato il presidente di tutti gli italiani.


Questa la seduta e tutto questo è gran parte di quanto è successo.

Ai concittadini del nostro comune ricordiamo che Luigi Einaudi, economista, pubblicista, uomo politico e 2° Presidente della Repubblica Italiana disse:

«Conoscere per deliberare»
e questa modestissima cronaca a questo vuol servire.

03 dicembre 2010

Semo a.. post! (32)

Castigat ridendo mores
che non significa il castigo per chi ride è la morte
come vorrebbero i tristi che si prendono troppo sul serio,
ma correggere i (mal)costumi deridendoli !