15 ottobre 2009

Bilanci di Giustizia

Sabato scorso c'è stato l'incontro mensile del gruppo di Pordenone dei Bilanci di Giustizia. Questi gruppi sono l'espressione locale di una campagna chiamata appunto Bilanci di Giustizia, lanciata nel 1993 da Beati i Costruttori di Pace e rivolta alle famiglie, intese come soggetto micro-economico, che fanno riferimento allo slogan "Quando l'economia uccide bisogna cambiare!". Obiettivo delle famiglie è modificare secondo giustizia la struttura dei propri consumi e l’utilizzo dei propri risparmi, cioè l’economia quotidiana. Parlare di "giustizia" è impegnativo, perché suppone un orizzonte etico condiviso in buona parte ancora da costruire, ma la sfida è proprio quella di combattere l’invadenza e lo strapotere della "razionalità economica" a partire dal carrello del supermercato e dallo sportello di una banca. Da qui l’adesione convinta al consumo critico e alla finanza alternativa (MAG e Banca Etica) a favore di uno sviluppo che risulti sostenibile per i poveri del pianeta, per il pianeta stesso e - perché no - anche per noi. Ciò che però contraddistingue Bilanci di Giustizia è l’idea che questi obiettivi si possano realizzare efficacemente solo insieme, in modo organizzato, mediante una comunicazione costante e un’azione comune. Lo strumento ideato sia per "auto-misurare" il proprio impegno che per socializzarlo nel movimento e all’esterno, in funzione politica, è quello del bilancio familiare; lì si rendono visibili e si quantificano i cambiamenti effettuati nelle scelte economiche. .. Obiettivo principale della campagna è sperimentare, con un consistente numero di nuclei familiari, le possibilità di "spostamento" da consumi dannosi per la salute, per l'ambiente e per le popolazioni del Sud del mondo, a prodotti più sani, che non incidono in modo irreparabile sulle risorse naturali e che riducono i meccanismi di sfruttamento nelle regioni sottosviluppate. Non si tratta quindi di affrontare sacrifici e rinunzie in nome di un'etica e di una giustizia concepite in termini astratti, ma di rifiutare in base ad analisi non superficiali e a scelte coscienti e responsabili i consumi che non rispondono più ai bisogni umani reali o che danneggiano in modo spesso irrecuperabile i meccanismi ecologici e le popolazioni da troppo tempo confinate in una povertà incolpevole.
..
Dal 1996 la campagna ha avviato una forte collaborazione con il Wuppertal Institute (Istituto per il clima, l'ambiente e l'energia della Germania) e le indicazioni fornite dall'Istituto hanno costituito per la campagna una importante conferma della significatività degli obiettivi e delle metodologie adottate e l'hanno spinta a rafforzare la "sperimentazione" di uno stile di vita sobrio.

per saperne di più

Alcune ulteriori considerazioni sulla “casa de piera” e affini, in risposta al commento di Mauro Carnelos al post del 21 Settembre

Caro Mauro,

mi tratti, ma forse è solo una mia impressione, come un giocatore che entra a piedi uniti e da tergo o come quello spettatore, che durante una partita di calcio, qualche giorno fa, è entrato in campo e sotto gli occhi sbigottiti dei calciatori e del pubblico, ha tirato un rigore. Non c’entrava nulla con la partita, ma ha segnato e, cosa strana a dirsi, ha ricevuto anche l’applauso del pubblico.
Non sono falloso, non tiro rigori che non mi competono e non sono neppure un incendiario (come in qualche modo mi dipingi tu).
Sono un cittadino del Comune di Gaiarine e come tale vorrei poter esprimere in modo trasparente (e questo blog è nato proprio per informare in modo trasparente i cittadini nel nostro comune, dal momento che sono quasi sempre all’oscuro di ciò che accade nelle stanze dei bottoni), il mio pensiero su un’area che è pubblica e dove, oltre ai soldi che spenderà la Vostra associazione facendo sacrifici (impegno e denaro), ci saranno anche quelli spesi da tutta la Comunità di Gaiarine, poichè essa si accollerà una spesa presumibile di 135.000 Euro, soldi di tutti i cittadini, quindi anche tuoi ma anche miei.
Non contesto l’acquisto dell’ulteriore area e casa; tutti i comitati festeggiamenti (Albina, Campomolino e Gaiarine), sono stati aiutati dall’Amministrazioni che si sono succedute, chi più chi meno, chi in un modo chi in un altro, ed è quindi giusto che questo avvenga anche per Voi, che poi è come dire per Noi, dato che Voi appartenete ad una Associazione di volontariato e quindi svolgete un ruolo importante all’interno del Comune.
Mi viene solo la voglia di aggiungere che tutte Amministrazioni Comunali, passate e presenti, avrebbero dovuto e dovrebbero aiutare tutte le Associazioni, naturalmente in modo diverso date le loro specificità, ma questo è un altro discorso.

Quello che non capisco è come mai quella casa e area non siano state acquistate direttamente dal Comune, visti i contatti che, anche passate Amministrazioni, avevano avuto con il precedente proprietario.
Ora siamo in questa situazione: la casa e l’area sono state acquistate nel novembre del 2006 da un privato per 68.500 Euro e se andranno in porto gli accordi ipotizzati al massimo tra 10 anni ne riceverà, nella peggiore delle ipotesi, 135.000,… direi che è un ottimo affare, o no?

E’ evidente che quel “un modo di fare urbanistica che è degli anni sessanta? (abbattiamo e ricostruiamo noi che siamo migliori di quelli del passato)” è un modo forte di esprimere il concetto, ma che rende l’idea di quello che è sotto gli occhi di tutti, di quello che è successo nel nostro comune e nel Veneto.
Una cancellazione sistematica nel territorio dei punti di riferimento, ovvero di alberi, siepi, fossi, case agricole, e per quanto riguarda i centri storici, demolizione continua di case vincolate e non, per far posto a strade più larghe, parcheggi e nuove abitazioni; tutto questo ha di fatto snaturato i nostri luoghi e in particolare i nostri paesi, i nostri centri storici, anche perché “l’urbanistica” è stata fatta in modo dissennato.
Questo è quanto accaduto nel Veneto e soprattutto nella Provincia di Treviso, questo è quanto è accaduto negli anni sessanta, settanta, ottanta, novanta e continua a succedere ancora oggi, questo è accaduto con, al governo dei Comuni, amministrazioni di ogni colore politico, questo è accaduto anche con l’avvallo dei cittadini.

Io ritengo che si possa e si debba cambiare passo e soprattutto, ripeto, se si hanno a cuore le tradizioni, bisognerebbe “difendere” quel poco che ormai ci è rimasto.

Mi dici che “da quello che ci è stato proposto l’edificio in questione dovrebbe venire ristrutturato ed ampliato per venire incontro alle nostre esigenze “: ne prendo atto, ma questo stride totalmente con tutti gli atti pubblici.
Nell’adozione della variante non si parla di ristrutturazione della Casa in questione, (vedi qui la delibera del Consiglio Comunale del 22/04/2009), e neppure se parla in qualsiasi altro atto del Comune; anzi negli atti predisposti per l’approvazione della variante nel Consiglio Comunale del 23 Luglio, il grado di protezione 4 della casa era stato cancellato o sbiancato o grattato, come ha denunciato ai Vigili del Comune il Consigliere Rosada, in data 21 Luglio 2009, tanto è vero che nel Consiglio del 23 Luglio il punto è stato ritirato.
Nel Consiglio comunale del 22 settembre la variante è stata approvata mantenendo il grado di protezione della casa, ma già “nei corridoi” della politica di Gaiarine sembra si parli di un successivo piano attuativo che permetterebbe la demolizione della stessa.
Comunque prendo atto di quello che tu dici e cioè che la casa verrà ristrutturata, d’altro canto, mentre io ho visto e fotografato solamente il progetto esposto nell’area Arcuf, tu il progetto lo hai sicuramente visto dal “vivo”, perché affermi “ Può essere che quello che mi è stato proposto sia diverso da quello che conosci tu” .
A questo punto se la casa non sarà demolita, come pubblicamente affermi, la questione si sposta sulle modalità del restauro.
Verrà ristrutturata mantenendo libere le facciate, ridandole la forma originaria, cioè i tre piani, o verrà conglobata in una struttura più ampia, di fatto snaturandola?
Quali materiali verranno utilizzati?

Io sto al progetto che ho fotografato e che riporto qui sotto.
La struttura indicata dalla freccia è in parte sul sedime attuale della casa.


E sto a quanto espresso nel Consiglio Comunale del 22/04/2009 dalla Consigliera Modanese “Si tratta di un fabbricato su due piani composto da uno spazio adibito a cucine, da una sala che potrà ospitare circa 400 persone e da una o due sale riunioni al piano superiore”
Quindi non tre piani, quindi non più con la forma originaria.

Apprendo con piacere che il parcheggio non è stato richiesto da Voi, ma allora, dato che anche Voi in qualche modo siete protagonisti della sistemazione di quest’area, perché non proponete, per il montaggio del Vostro capannone mobile, una qualche alternativa al parcheggio?
Mi vengono in mente, ma ce ne potrebbero essere delle altre, tre possibili alternative per la zona da utilizzare per il montaggio del capannone:
1) un prato naturale, ma questa soluzione, secondo me in modo opinabile, tu la scarti a priori per un problema legato alla manutenzione. Sappi però che esistono oggi in commercio sementi per prati che ben resistono alle siccità e al calpestio.
2) un prato sintetico. Facile da installare e da gestire.
3) se proprio si deve fare, ma davvero non ne capisco il motivo ..o forse si, una spianata di cemento; questa potrebbe, rendendola versatile, essere utilizzata per qualche altra attività sportiva, tipo pattinaggio, basket . In questo modo si amplierebbe la funzione sportiva dell’area.
Mi dirai “ma è l’Amministrazione che vuol fare il parcheggio”, ebbene vi chiedo di farVi portatori di una istanza che ha l’obiettivo di salvaguardare il più possibile un’area che ha intrinsecamente una vocazione a “parco urbano” e non a parcheggio.
Come ho già detto, nel precedente Post, a meno di 100 metri dall’area “Arcuf” esiste, nei pressi del comparto del Maglio Tonet, un nuovo amplio parcheggio.

E qui prendo spunto per parlare nel dettaglio dell’area Maglio.
So di toccare qualche altro tasto delicato.
Tu dici “Ritengo però che a Francenigo serva una struttura polivalente dove più di un centinaio di persone possano ritrovarsi, e dove si possano organizzare e accogliere iniziative ricreative e culturali durante tutto l’anno”.
Sono d’accordo, ma l’Amministrazione e soprattutto Voi, che siete in qualche modo i “gestori” del Maglio il quale rappresenta un continuum indissolubile con il messaggio principale di cui siete portatori attraverso “il Palio dei vecchi mestieri”, avete mai pensato a un’ipotesi di valorizzazione dell’intero comparto del Maglio, donato dalla famiglia Moro al Comune di Gaiarine?.
Avete mai pensato che quel comparto ristrutturato in modo acconcio, potrebbe essere il vero fulcro culturale di Francenigo e potrebbe essere un valido supporto proprio alla Vostra Associazione?

Quel comparto dovrebbe essere ristrutturato prevedendo:

. oltre al museo di archeologia industriale già presente e da valorizzare, un museo etnografico oppure un centro didattico per le scolaresche del nostro comune (e non solo), prendendo a modello l’Immaginario Scientifico o l’Immaginario Geografico creati rispettivamente all’interno di una centrale elettrica e di una latteria, vecchi stabili in disuso in quel di Malnisio, (Comune di Montereale Valcellina a qualche decina non migliaia di chilometri da noi)
. una sala mostra/riunione (quindi polivalente)
. un alloggio per la persona che attualmente vi risiede e che un domani potrebbe diventare l’alloggio del custode del Maglio e degli adiacenti musei

Un comparto così ristrutturato e così vicino all’area “Arcuf” potrebbe diventare, se ben pubblicizzato, un percorso culturale di grande attrattiva per “grandi e piccini” della nostra Provincia, che darebbe “vero” lustro a Francenigo e alla Vostra Associazione.

Quello che noto è la mancanza di una visione globale e strategica per l’utilizzo in termini “culturali” dell’intero patrimonio Comunale, delle potenzialità che questo custodisce, (non mi riferisco solo agli edifici, ma anche al patrimonio naturalistico) e così Amministrazione, associazioni e cittadini, attraverso una miopia consolidata, guardando solo nel proprio orticello, soddisfano soltanto le proprie esigenze immediate.

D’altra parte esiste nel nostro Comune, a mio avviso, persino l’incapacità di mettere in rete le Associazioni presenti, e questo dipende anche dall’Amministrazione, ma soprattutto dalle Associazioni stesse, non in grado di creare relazioni tra loro e di costruire eventi condivisi.

Tu dici: “Quando non esistevano ancora i blog certe questioni si chiarivano a “quatro oci” anche per non alimentare ulteriormente inutili e ingiustificati mormorii di paese”: beh, su questo punto, sono già apparsi alcuni commenti su questo blog.

Vorrei aggiungere solo una riflessione.

Ogni Associazione, ogni gruppo strutturato o meno, di potere o meno, parla a “quatro oci” al suo interno, decide, magari pensando di essere nel giusto, di portare le sue istanze all’Amministrazione Comunale e questo vuol dire quasi sempre parlare a “quatro oci” col Sindaco.
Da questo intimo incontro a “quatro oci” può nascere o una cosa meravigliosa oppure una bruttura, ma non è questo il punto.

Il punto fondamentale è che da questo percorso decisionale sono esclusi i cittadini, a meno che nel Vostro caso non riteniate che i cittadini di Francenigo siano i 72 Vostri iscritti.

Vedi, quando quella casa sarà abbattuta, non si ricostruirà più;
quando l’area Arcuf o qualsiasi altra area del nostro territorio sarà trasformata (leggi Area Jesse, ecc.), questa trasformazione rimarrà per un lunghissimo periodo di tempo (100/200 anni o ancor di più) e i cittadini la dovranno “subire” bella o brutta, utile o non utile che sia, senza aver potuto partecipare
democraticamente alle decisioni.

La partecipazione dei cittadini è necessaria “non per non fare”, ma per “fare” sentendo e tenendo conto della loro volontà e delle vere esigenze della Comunità, dell’intera Comunità.

Sinceramente e senza polemica, aggiungo, che noi, in ogni caso, a “quatro oci”, non avremmo potuto risolvere proprio nulla, dal momento che io non ho nessun potere per condizionare le Vostre scelte e quella dell’Amministrazione;
a me rimane la sola possibilità di rendere pubblico il mio pensiero attraverso il “blog”, sinonimo proprio di dibattito pubblico e di trasparenza, per far nascere dal basso un minimo di discussione e quindi un minimo di partecipazione alla vita, ai problemi e alle necessità della Comunità.

C’è, comunque qualcosa che mi fa ben sperare: il fatto che in qualche modo tu ti sia “messo in gioco”, partecipando al dibattito su questo blog, e per questo ti ringrazio.

Per concludere ritengo che il progetto attuale dell’area “Arcuf” vada rivisto, risolvendo si le Vostre necessità ma con soluzioni diverse da quelle prospettate; ritengo inoltre che l’Arcuf, se “vuole”, può essere il motore di un positivo cambiamento e di una visione strategica a tutt’oggi mancante nel nostro Comune e rispondere finalmente e forse per primi all’inserzione apparsa su questo blog “Gaiarine territorio di qualità cercasi”

Renzo Rizzon