06 maggio 2009

Comune di Gaiarine come parco sostenibile: uno scenario possibile.


Negli ultimi anni il concretizzarsi di tante singole azioni sul territorio del Comune di Gaiarine e dei comuni limitrofi, ha prodotto lo spazio contemporaneo nel quale viviamo e lavoriamo. Amministratori, singoli cittadini, imprenditori si sono fatti costruttori del paesaggio, aggiungendo, sostituendo, cancellando un frammento per volta con una operosità straordinaria. Tutto a norma di legge o quasi. Progetti e azioni piccoli come la costruzione di una recinzione, l’interramento di un fosso, la ristrutturazione di una casa colonica, l’ampliamento di un capannone, la estensione di una pista ciclabile, l’inserimento di una rotonda; altri medi come la realizzazione di una lottizzazione, l’inserimento dei dreni in un campo agricolo, la risezione di un canale di bonifica, la ristrutturazione di una scuola, la pavimentazione di una piazza; altri grandi come il tracciato di una circonvallazione o di una autostrada o l’inserimento della rete fognatura. La tendenza attuale è che progetti e azioni, espressione di mille irriducibili voci, non sono collocati all'interno di una visione condivisa, nonostante l’esistenza di un progetto urbanistico. Progetti e azioni si concretizzano in una pluralità di ordini spaziali che non si integrano in modo coerente all’interno degli ordinamenti spaziali della campagna e della città storica, rimangono frammenti che contribuiscono a costruire l'immagine di un paesaggio caotico e instabile, dove i problemi ambientali si intensificano a danno dell' ecomomia e della società futuri.

L’immagine che sta emergendo è quella di una banale periferia, essa è l’esito delle modalità delle trasformazioni in corso dove la responsabilità è ripartita tra i cittadini e in modi assai più ampi le amministrazioni comunali. Un esempio forse renderà più esplicito questo passaggio. Il carattere della strada tra Gaiarine a Codognè è cambiato in modo definitivo nell'ultimo decennio. Tutti ricordano lo spazio rurale con folte siepi che si alternava alla sobria eleganza di case isolate, ville antiche, e i centri compatti. Nel corso del tempo una enorme quantità di nuovi oggetti di dimensioni diverse si sono depositati sul territorio appoggiandosi ad esili infrastrutture preesistenti delle strade e delle acque. Nuove abitazioni, nuove industrie, nuovi spazi di consumo e divertimento si sono aggiunti, e dilatati sin dentro gli spazi della campagna e dei centri prospicienti la strada, cancellando fossi, fasce di bosco, edifici antichi e viste piacevoli. Ultima pausa rimasta lungo questa disordinata sequenza era rappresentata dallo spazio tra i corsi d'acqua Resteggia e Cigana, un fine mosaico di acque e siepi inquadrato dal Monte Cavallo, un luogo di notevole valore ecologico e di qualità spaziale ma anche vulnerabile. Oggi, su quest'area, una enorme lottizzazione industriale grande quanto la somma dei centri di Gaiarine e Roverbasso è in corso di realizzazione.

Le trasformazioni sono l’esito di differenti azioni e progetti puntuali e circoscritti non solo nello spazio ma anche negli attori e nelle risorse che mobilitano ed nei tempi loro necessari sempre più compressi e frettolosi quanto più rapido è stato in questi anni il cambiamento dell’economia.
A livello comunale, le trasformazioni sono state spesso accompagnate dalla riscrittura continua delle regole del progetto urbanistico che indicavano dove, che cosa, quanto e come si può aggiungere, sostituire, cancellare per raccattare un po’ di oneri di urbanizzazione e incrementare l’ICI, costruendo nuovi beni posizionali a vantaggio di pochi.
La ricerca di visibilità, consenso, immediatezza e mancanza di trasparenza di chi governa, la retorica del mercato, hanno spesso ridotto l'area di una ricerca paziente dell’interesse collettivo e generale (Vallerani, Secchi).

L’area agricola, tra i corsi d'acqua Resteggia e Cigana, che la nuova lottizzazione industriale investirà, era stata acquistata da un imprenditore locale. Il carattere umido dell’area -dichiarato dai toponimi locali Rover-basso e via Moie- lo rende piu’ compatibile con un progetto di un bosco da caccia che di zona industriale, le esili infrastrutture esistenti di strade e acque sono sono più adatte ad un un gruppo podistico che ad un flusso di veicoli pesanti, le infrastrutture per l’acqua potabile e la fognatura sono assenti. L’amministrazione e l’imprenditore proseguirono. Una variante urbanistica cambiò le regole d’uso offrendo all’imprenditore la possibilità di espandere la sua azienda in quell’area e la riorganizzazione di alcuni piccoli spazi della produzione dispersi concentrandoli in quello spazio agricolo. A ridosso dei confini comunali a poche centinaia di metri dalla zona di Roverbasso sono migliaia i metri quadrati di superfici industriali inutilizzate all'interno di recenti zone industriali dove campeggiano cartelli con la scritta “affittasi / vendesi”. Il processo di trasformazione in corso lungo la strada tra Gaiarine e Codognè, è insensato e paradossale se osservato dal punto di vista dell’interesse collettivo e generale di tutela e cura dell’ambiente e delle diverse, più sostenibili, opportunità che il territorio offre; inoltre, forse, intensificherà i rischi ambientali i cui costi saranno ripartiti all’interno dell’intera società ben oltre i confini comunali.

Percorrere la strada tra Gaiarine e Codognè oggi è più disagevole con qualsiasi mezzo a causa del traffico vischioso. Con maggiore frequenza alcune parti del territorio vengono sommerse dall’acqua dopo un breve acquazzone. E’ aumentato anche l’inquinamento delle acque e dell’aria. La pista ciclabile sarà stretta e priva di alberi. Oggi la strada tra Gaiarine e Roverbasso restituisce uno spazio degradato, l’immagine dell’indesiderabile, di ciò che non vorremo per il futuro del Comune di Gaiarine. Sismografo del degrado estetico e ambientale di molti piccoli comuni del Veneto, non sono solo i dati che rivelano il peggioramento della qualità dell’aria, dell’acqua, del suolo ma anche quelli relativi alle malattie e la sicurezza stradale, le riflessioni critiche di ricercatori, le sempre più frequenti mobilitazioni di gruppi di cittadini, l’ intensificarsi dei contributi delle associazioni impegnate nella tutela del patrimonio ambientale, le recenti politiche regionali dove si scrive che le trasformazioni, come quella descritta, si accompagnano al rischio di “un abbassamento rilevante della qualità della vita” (Vallerani).

Se il modo di costruire lo spazio che abitiamo ha prodotto queste conseguenze, come mettere a punto una politica di ristrutturazione urbana che acquisti senso e coerenza e che non rappresenti i soli interessi degli attori che mobilitano risorse, azioni, progetti? Come uscire da un progetto urbanistico asservito ad un processo di mercificazione del territorio perpetrato da chi detiene il potere a vantaggio di pochi?

L'amministrazione di Gaiarine uscente, prima ancora che il nuovo strumento urbanistico sia adottato (PAT), nell’ombra di accordi di accordi presi con alcuni attori locali, ha già messo a punto una mappa dei prossimi interventi, ha già definito il ruolo di alcune azioni e progetti nella costruzione del paesaggio, essi investono parti importanti del territorio. Queste scelte, elaborate con immediatezza e mancanza di trasparenza, sono iscritte entro orizzonti limitati, escludendo un confronto serio con chi in modi approfonditi e civili si occupa di progetto della città e del territorio. Cosa succederebbe se venissero realizzati? Il rischio è che producano paesaggi banali, accellerando il processo in corso di costruzione dell'immagine di una caotica, rumorosa, inquinata periferia che sta emergendo anche nel territorio del Comune di Gaiarine.

In una precedente riflessione si è proposta l’immagine del parco sostenibile come visione per il Comune di Gaiarine, scenario possibile che potrebbe emergere nei prossimi anni come risposta alle domande emergenti di “genti nuove”.
Sullo sfondo di questa visione c’è il principio di responsabilità nei confronti dell’ambiente e di un diverso ruolo del progetto urbanistico . La responsabilità è ricerca delle condizioni che garantiscono la qualità delle acque, dell’aria, dei suoli, di un nuovo più compiuto paesaggio del quotidiano si tratti della strada dove abitiamo, della fabbrica dove lavoriamo, del campo agricolo che coltiviamo. Un progetto urbanistico innovativo è uno strumento valido per esplorare questo scenario.

La prima mossa è una lettura paziente attraverso la quale far emergere e nominare gli elementi costitutivi del paesaggio. La rete delle acque, le siepi e i boschi, le loro qualità ecologiche ed estetiche, non ancora cancellate; i centri antichi, le ville, la rete delle strade, le scuole, i campi sportivi e le altre attrezzature collettive, le piste ciclopedonali, ma anche gli edifici e spazi per produzione industriale e agricola e di pregio. Questa prima mossa si accompagna alla esplorazione dei i codici genetici di una serie di sistemazioni del suolo e dell'edificato, alla individuazione di possibili iniziative imprenditoriali, di potenziali protagonisti di un diverso modello di sviluppo (Lanzani).
Questi elementi sono un capitale sociale da gestire bene, non ne abbiamo un altro, essi costituiscono un bene pubblico di grande valore e potenzialità. La seconda mossa è la elaborazione di una mappa strategica che collochi differenti attori, azioni e progetti senza forzature entro una visione condivisa e di lungo periodo, rendendo evidente l’utilita’ sociale delle stesse azioni (Secchi).


L’idea di un territorio come parco sostenibile rimanda ad una visione aperta e flessibile, ma dotata di potere discriminante: non ogni azione o progetto è compatibile. Essa accoglie, modifica o rifiuta non su di una base giuridica, ma su di una base logica, di coerenza sostanziale e formale (Secchi).
In questo modo i progetti e le azioni che investiranno il territorio potranno essere come tessere che entrano nella costruzione del mosaico complessivo: il parco sostenibile a supporto dell'economia e della società. Investire sulla sostenibilità è, secondo l'ONU e molti esperti, la chiave per lo sviluppo economico futuro, e lo strumento per uscire dalla crisi. Far emergere concretamente l’immagine del parco sostenibile e' una sfida per i prossimi anni, essa impegna i cittadini e in modi assai più vasti e civilmente responsabili l’amministrazione comunale.


bibliografia essenziale
Lanzani A., 2003, Paesaggi Italiani, Meltemi editore, Roma.
Secchi B., 2002 (?), Progetti, visions, scenari, in diario di un urbanista in www.planum.net
Vallerani F., 2005, La perdita della bellezza,Paesaggio veneto e i racconti dell’angoscia, in Il grigio oltre la siepe, Nuova Dimensione, Portogruaro

Giambattista Zaccariotto IUAV Venezia, TU Delft Olanda




Spazio in corso di cancellazione tra Resteggia e Cigana.

Contadini? Coltivatori? Agricoltori? Agricoltorindustriali? Imprenditoriagricoli?

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Cos’è, in parole povere, il bioregionalismo?
Il bioregionalismo è la possibilità di rinnovare la nostra cittadinanza nella Terra attraverso uno stile di vita che tenga conto della necessità e del diritto per tutti, umani e non-umani, di vivere una vita dignitosa e significativa.
Che cosa significa ri-abitare un territorio e perché qualcuno oggi dovrebbe farlo? Ri-abitare significa vedere se stessi e il proprio luogo con occhi nuovi, significa percepire l’importanza di vivere in un ambiente sano e diversificato, significa finalmente comprendere che dalla salute delle acque, dei boschi e del mondo animale dipende la nostra stessa salute, significa capire che dal diritto di libertà e giustizia sociale dei popoli dipende la nostra stessa libertà e giustizia … significa quindi prendersi le proprie responsabilità, qui e ora, di fronte ai problemi che sono oramai su scala globale; ecco perché oggi è importante ri-abitare la terra in senso bioregionale.
Appartenere alla rete bioregionalista significa rifiutare la modernità? Il mondo moderno è il mondo in cui viviamo e quindi, che lo si voglia o no, non lo si più rifiutare, ma possiamo scegliere. Possiamo scegliere di scaldare l’acqua con la legna o con i pannelli solari, piuttosto che l’energia fossile; possiamo scegliere di coltivarci parte del nostro cibo o acquistarlo da produttori ecologicamente consapevoli e liberi dagli ingranaggi speculativi globali, piuttosto che dalla grande distribuzione; possiamo scegliere di ignorare le mode e comprare solo le cose di cui abbiamo effettivamente bisogno, piuttosto che essere succubi di un sistema che fa del consumismo la propria ragione di essere. Insomma, quello che dobbiamo fare è andare oltre la modernità e recuperare il buon senso, che peraltro la natura selvatica ci insegna in ogni momento, e cioè: consumare senza sprecare, produrre senza distruggere, vivere e lasciar vivere.
http://www.retebioregionale.ilcannocchiale.it/?r=28856
http://www.agricolturacontadina.org/
http://www.terranauta.it/a974/bioregionalismo/giuseppe_moretti_e_il_bioregionalismo_come_rinnovare_la_cittadinanza_nella_terra.html

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