21 ottobre 2013

La Corrente: cambiamenti climatici, riscaldamento o glaciazione?

Secondo appuntamento del ciclo "Uomo e natura: convivenza e simbiosi" tenuto dal geologo Mirco Poletto e dedicato a "I cambiamenti climatici: riscaldamento o glaciazione?"


In realtà l'esposizione, anche questa volta supportata da slide con dati e numeri derivati da ricerche scientifiche e affiancate da numerosi estratti di articoli dai media di tutto il mondo, non mirava a proporre un interrogativo quanto a fornire una risposta: il global warming è una mistificazione poichè la realtà scientifica evidenzia l'avvicinarsi di una nuova glaciazione.
Suffragata dalla rilevata e significativa riduzione dell'attività solare, indice di una minore attività della nostra stella e di conseguenza dell'energia e del calore che ci raggiunge, sono stati presentati diverse tabelle e diagrammi che rapportavano questa con il succedersi delle ere climatiche sul nostro pianeta, evidenziando una corrispondenza storica significativa: attività solare ridotta = raffreddamento terrestre/glaciazione..
Anche fotografie satellitari sui due poli terrestri mostrano contrastanti estensioni dei ghiacci rispetto agli allarmi di scioglimento e riduzione pressochè quotidiani..
Quindi l'esortazione a diffidare degli appelli sul riscaldamento globale e più attenzione a leggere e accogliere notizie ed informazioni, e l'invito a cercarle, rincorrerle, valutarle moltiplicando il personale interesse e le fonti..
Personalmente devo dire che, pur condividendo l'invito finale a mettersi in gioco (non a caso l'Italia è classificata da Freedom House al 69° posto per la libertà d'informazione ovvero paese semi-libero http://www.freedomhouse.org/report-types/freedom-press) e a prender atto dell'assoluta necessità di modificare il comportamento umano nei confronti delle risorse del pianeta, avevo diverse perplessità su quanto presentato, perplessità che ho tentato di esporre e che ho poi approfondito e cerco ora di elencare..

In sostanza il dottor Poletto ha proposto che «l’allarme “Global Warming” ha motivazioni in buona parte culturali e potrebbe distoglierci dall’eventualità, questa sì scientificamente certa, di una prossima glaciazione» aggiungendo come «sia in corso una macchinazione a livello mondiale, dettata da interessi economici, che coinvolge soggetti politici, economici, scientifici, divulgativi allo scopo di convogliare attenzione e fondi verso la minaccia del riscaldamento globale»..
citato ad esempio l'ultimo documento dell'IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change, organismo delle Nazioni Unite) che personalmente considero poco visto che da altre organizzazioni globali ONU ma non solo, sono arrivate puttanate colossali (vedi influenza aviaria e mucca pazza)..

Per cui:
sull'espansione dei ghiacci artici
Citata una presunta espansione dei ghiacci artici negli ultimi anni, la cui responsabilità sarebbe stata attribuita da qualcuno al riscaldamento globale. Ma negli ultimi 30 anni, la diminuzione dei ghiacci artici è chiarissima e un’espansione occasionale o stagionale può essere spiegata semplicemente con ragioni meteorologiche. Il riscaldamento globale ha avuto e avrà come effetto quello di ridurre l’estensione del ghiaccio marino.

sulle catastrofiche previsioni di imminente calura tropicale
La scienza del clima non fa previsioni a breve termine, e nella letteratura scientifica non ci sono articoli (anche datati) che prevedano una qualche ‘calura’ negli ultimi anni. Ci sono invece scenari che prevedono incrementi di temperatura  su un intervallo di tempo dell’ordine dei decenni e l’intensificazione di eventi estremi, come le ondate di calore.
Pare quindi esserci confusione proiezioni climatiche e previsioni meteorologiche, citate dallo stesso Poletto ma anche dal sottoscritto.

sulla previsione dei prossimi dieci anni come molto freddi e piovosi
affermazione molto generica attribuite alle conseguenze del “dogma del Global Warming”. Non siamo riusciti a capire come e tantomeno nella letteratura scientifica di queste previsioni esiste traccia.

sull'immissione di vapore acqueo in atmosfera
Le emissioni antropogeniche di vapore acqueo in atmosfera sono ascrivibili principalmente ai cicli di raffreddamento delle centrali nucleari e termoelettriche, ai cambiamenti nell’uso del suolo e all’irrigazione (Boucher et al., 2004). Rappresentano  rispettivamente circa un millesimo e un centesimo dell’evapotraspirazione naturale – che fornisce annualmente all’atmosfera oltre 500 mila km3 d’acqua sotto forma di vapore – e sono pertanto trascurabili. Inoltre, la presenza di vapore in atmosfera dipende dalla temperatura ed è quindi un feed-back del riscaldamento globale, non la causa.

sul caso “Climate Change e Global Warming” collocato alla fine degli anni Ottanta
Se a livello socio-politico questo può essere vero, in quanto il processo negoziale che portò nel 1992 alla Convenzione delle Nazioni Unite sul clima iniziò con le conferenze di Toronto (1988), Noordwijk (1989) e Ginevra (1989), le ricerche scientifiche sono molto precedenti, tanto che l’espressione “Global Warming” è usata sin dal 1975 (Broecker, 1975). Ancora prima, nel 1938, Guy Callendar descriveva e quantificava il riscaldamento globale in atto (Callendar, 1938), mentre alla fine del secolo precedente risalgono i primi calcoli di Svante Arrhenius sulla teoria dell’effetto serra.

sulle e-mail rubate da pirati telematici.. contenenti le prove che autorevoli ricercatori e scienziati inglesi sono soliti alterare i dati in loro possesso, sulle notizie omesse, sulle costrizioni di nascondere o modificare dati scientifici
Sulla vicenda sono state svolte numerose inchieste, nessuna delle quali ha scoperto dati alterati. La principale di queste (HC-STT, 2010) ha stabilito che le azioni del principale indagato, il Prof. Phil Jones dell’Università dell’East-Anglia e Met-Office, sono state in linea con le pratiche adottate comunemente dalla comunità scientifica sul clima. Inoltre, la realtà del Global Warming è mostrata da tre serie di dati, non solo della  HadCRUT3 ottenuta da alcuni dei ricercatori derubati, ma anche da quelle statunitensi del GISS-NASA e NCDC-NOAA; la prima, fra l’altro, è quella che mostra il più basso trend di crescita delle temperature negli ultimi trenta anni. In tutto comunque ci sono state una due tre quattro cinque sei sette otto nove smentite alla tesi dell’alterazione dei dati della scienza del clima.

sul'ipotesi prospettata, ancora nel 1966, dal prof. Emiliani (geologo, micropaleontologo e considerato fondatore della paleoceanografia, che aveva predetto che entro poche migliaia di anni saremmo ripiombati in una nuova glaciazione
Cesare Emiliani, studiando la presenza degli isotopi dell’ossigeno nei fossili sul fondo del mare, riuscì a dimostrare il verificarsi di dozzine di ere glaciali nella storia del pianeta e il loro susseguirsi ciclico. Calcolando come l’andamento sarebbe continuato nel futuro, nel 1966 predisse l’avvento di una nuova era glaciale tra alcune migliaia di anni. Tuttavia, nel 1972 affermò che “l’effetto dei gas serra causato dalle emissioni umane potrebbe superare gli effetti dei cambiamenti orbitali, in tal caso affronteremo invece una de-glaciazione” (Weart, 2011).

sull'avvio di una nuova glaciazione
in assenza di variazioni, il futuro sarà segnato da una nuova glaciazione, in quanto le modificazioni legate all’impatto antropico, dovute all’immissione nell’atmosfera di particolato, saranno di segno opposto a quelle previste dal Global Warming. In realtà l’effetto raffreddante delle polveri e dei solfati ha avuto un ruolo nel dopoguerra. Oggi è nettamente superato dall’effetto surriscaldante dei gas climalteranti. Tenendo conto dei brevi tempi di residenza in atmosfera di polveri e solfati, il loro contributo principale è quello di “nascondere” parte del riscaldamento in atto. Secondo la letteratura scientifica (Mysak, 2008; Hansen, 2010), la possibilità di una nuova glaciazione è di fatto fortemente improbabile, se non impossibile, nei prossimi millenni proprio a causa della presenza dei gas serra.

sulla teoria dei cicli di Milankovic
I cicli di Milankovic sono gli effetti collettivi delle variazioni dei movimenti della Terra sul suo clima, per cui l'eccentricità orbitale, l'inclinazione assiale e la precessione dell'orbita terrestre variano periodicamente, dando luogo a glaciazioni che si ripetono ciclicamente. Questa teoria non è tuttavia ancora perfezionata; in particolare la risposta climatica più grande è relativa ad una scala temporale di 400 000 anni, ma gli effetti su questi periodi, per quanto riguarda le glaciazioni, sono apparentemente lievi e non concordano con le previsioni. Per giustificare questa discrepanza, sono chiamati in causa vari fenomeni, correlati all'anidride carbonica presente nell'aria o alla dinamica degli inlandis (massa di acqua ghiacciata che ricopre la terraferma e la cui estensione è superiore ai 50.000 kmq; gli unici ghiacciai continentali attuali sono in Antartide e in Groenlandia; durante l'ultima era glaciale nel periodo di massima estensione dei ghiacciai).

sull'unico sistema efficace che permetterebbe di verificare il contributo delle emissioni, ovvero riducendo drasticamente la popolazione umana
Si tratta di una tesi singolare quanto inconsistente, i quanto numerosi lavori (ad esempio: Solomon et al., 2009) hanno mostrato come il riscaldamento provocato dai gas climalteranti persista per una scala di tempo nettamente maggiore rispetto a quella legata ai cambiamenti antropogenici nelle concentrazioni di questi gas, e può essere considerato in sostanza irreversibile per più di un millennio. La permanenza del riscaldamento è principalmente dovuta al fatto che la riduzione delle forzanti radiative conseguente alla rimozione della CO2 atmosferica è compensata dal lento trasferimento di calore dall’oceano. In alte parole, una riduzione anche drastica della popolazione non darebbe informazioni maggiori di quelle oggi disponibili dal continuo aumento delle emissioni degli ultimi 200 anni, derivante anche dall’aumento della popolazione.

sull'epidemia di peste che diminuì le temperature del pianeta durante la piccola età del ghiaccio
Fra i ricercatori è stato oggetto di discussione in che misura il rimboschimento seguito all’epidemia di “peste nera” che ha colpito l’Europa nel 1347 può aver modificato i livelli di CO2 in atmosfera (Van Hoff et al., 2006). Si tratta comunque di variazioni limitate a pochi ppm, non in grado di provocare variazioni significative del clima globale. Questa ipotesi , invece, non è presente nella letteratura scientifica, che spiega la riduzione delle temperature della “piccola era glaciale” in modo più complesso, prevalentemente con variazioni della radiazione solare. D’altronde, se così non fosse, sarebbe ancora più evidente la pericolosità dell’incremento di oltre 110 ppm di CO2 avvenuto negli ultimi 250 anni. Dal punto di vista storico, con “Piccola Età del Ghiaccio” si intende un periodo che va dal XV al XIX secolo, non quello della pandemia durante la quale la popolazione europea è diminuita in modo consistente. È davvero difficile pensare che una crisi temporanea e limitata nello spazio possa aver condizionato il clima globale e per un periodo così lungo, solo attraverso un rimboschimento localizzato.

sui cambiamenti climatici osservati nello scorso secolo e considerati trascurabili rispetto ad almeno 10 cambiamenti climatici avvenuti negli ultimi 15000 anni
Non ci sono studi scientifici che evidenziano in quel periodo 10 cambiamenti climatici superiori a quello attuale.

sulle motivazioni scientifiche dell’impatto antropico sul clima determinato dal peso delle lobby
Sarebbe l’attribuzione delle responsabilità umane sul riscaldamento globale, tesi accettata dalla quasi totalità della comunità scientifica, al potere delle lobby “che hanno tutto da guadagnare nell’interpretazione dei dati in questa ottica”. Oltre ad essere offensiva per tutta la comunità scientifica, è una spiegazione molto debole, che non considera l’esistenza di altre lobby interessate allo status quo, il cui potere si può valutare dall’ammontare dei sussidi che ricevono. Secondo l’International Energy Agency (IEA, 2010), nel 2008 i sussidi mondiali  per i combustibili fossili sono stati di 557 miliardi di dollari e di circa 45 miliardi per le energie rinnovabili.

sui dubbi all’interno dell’IPCC
Citata anche “qualche voce all’interno dell’IPCC” che ha avanzato dei dubbi sul Global Warming, sulla base dell’analisi dei dati satellitari. Invece, persino nella sintesi del Quarto Rapporto sul Clima del 2007 l’IPCC si spiegava con chiarezza come fossero state superate le precedenti discrepanze fra dati di superficie e satellitari.

sulle temperature satellitari
Come prova dell’inesistenza del riscaldamento globale, sono stati citati “dati satellitari” che “mostrano che dal 1998… la temperatura è rimasta costante e dal 2002 e addirittura in diminuzione”. Pur se un decennio non è significativo per mostrare una tendenza climatica, nei dati satellitari della bassa troposfera non esiste alcun trend di raffreddamento, presente invece nella stratosfera proprio in congruenza dell’aumentato effetto serra. I dati alla superficie mostrano che l’aumento delle temperature è statisticamente significativo se si considera un numero adeguato di anni, per evitare l’interferenze delle oscillazioni di breve periodo.

sulle nevicate che hanno imperversato in Alaska, nel sudamerica, in Europa, nell'Asia, e che hanno di nuovo imbiancato il Kilimanjaro
Di nuovo si confonde il “tempo meteorologico” con il “clima”. La diminuzione di volume dei ghiacciai, anche del Kilimanjaro, è un altro segnale chiaro del riscaldamento in atto; a tale proposito in un articolo scientifico (Thompson et al, 2009) si leggeva: “Glacier loss on Kilimanjaro continue unabated”. E l'evidente arretramento dei ghiacciai alpini vengono giustificati come episodi locali di microclima.

sui ghiacci tra Canada e Groenlandia che hanno toccato livelli di espansione che non si vedevano dallo scorso millennioNon è chiaro a quali livelli faccia riferimento l’autore visto che le rilevazioni satellitari sono disponibili solo dal 1979 e mostrano un calo vistoso e inequivocabile dei ghiacci marini artici.

sulla CO2, che costituisce solo l’1 % dei gas serra presenti nell’atmosfera terrestre, per cui il contributo antropico è una frazione di questo scarso valore
Non viene però specificato come questa percentuale vada intesa, se in termini di massa o di effetto radiativo. Essendo così bassa può essere spiegata solo considerando fra i gas serra la presenza del vapore d’acqua; ma come detto in precedenza si tratta di un gas serra che non ha un effetto climalterante: la sua presenza è legata alla temperatura e quindi all’effetto serra determinato dalle altre sostanze, le cui variazioni influenzano direttamente il clima del nostro pianeta.

Per queste risposte sono questi i riferimenti bibliografici:
Boucher O. et al. (2004) Direct human influence of irrigation on atmospheric water vapour and climate. Climate Dynamics. 22, 597­603
Broecker  W.S. (2010) Climate Change: Are We on the Brink of a Pronounced Global Warming? Science, 189, 4201, 460-463.
Callendar, G. S. (1938) The Artificial Production of Carbon Dioxide and Its Influence on Temperature. Quarterly Journal Royal Meteorological Society vol. 64, pgs. 223–240.
Hansen J. (2010) Tempeste. Edizioni Ambiente
HC-STC (2010) The disclosure of climate data from the Climatic Research Unit at the University of East Anglia, Eighth Report of Session 2009–10. House of Commons, Science and Technology Committee
Mysak L.A. (2008) Glacial Inceptions: Past and Future.  Atmosphere-Ocean, 46, 3, 317–341.
Solomon S. et al. (2009) Irreversible Climate Change due to Carbon Dioxide Emissions, 106, 6, 1704-1709.
Thompson L.G. et al (2009) Glacier loss on Kilimanjaro continues unabated. PNAS November 2.
Van Hoff T.B. et al. (2006) Forest re-growth on medieval farmland after the Black Death pandemic—Implications for atmospheric CO2 levels. Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology 237, 396– 411.
Weart S. (2011) The Discovery of Global Warming.


Questo quanto mi sento di poter riportare come contributo, certo condividendo in toto l'appello finale del dottor Poletto a informarsi senza accontentarsi di una sola verità ufficiale, mentre l'unico appunto che mi sento di muovere deriva dal commento raccolto da uno dei presenti: "eh, non possiamo farci niente..", quasi che le teorie esposte nella serata possano diventare pretesto e giustificazione per tirarsi indietro e non far nulla.


La fatalità è la scusa che l'ignavia della non azione accampa a sua improbabile discolpa.

Marino Tarizzo, 2008