29 marzo 2009

Sindaco: nuovo despota?

La legge elettorale che ha portato alla elezione diretta del Sindaco, all’abolizione del Coreco e di fatto anche all’abolizione del Segretario Comunale, non più dipendente dello Stato ma di una Agenzia autonoma preposta alla gestione del relativo albo, ha prodotto un grave deficit di Democrazia nella gestione della Cosa Pubblica.
L’elezione diretta del Sindaco ha sostanzialmente tolto potere al Consiglio Comunale, rendendo i Consiglieri di maggioranza normalmente subalterni ai voleri del Sindaco.Se quest’ultimo non è un paradigma di Democrazia potrà imporre sempre e comunque le sue decisioni tramite il ricatto “se non ho la vostra fiducia andiamo tutti a casa”.
Ho partecipato a quasi tutti i Consigli Comunali dell’attuale Amministrazione ed in quasi cinque anni ho assistito ad un solo voto di astensione da parte di un Consigliere di Maggioranza.

L’abolizione del Coreco ha spostato ancor di più il potere dal Consiglio Comunale al Sindaco, in quanto di fronte ad un atto illegittimo del Sindaco, il Consigliere Comunale non può far nulla, a meno che quell’atto illegittimo non lo danneggi personalmente, mentre prima poteva ricorrere al Coreco.
Con le leggi vigenti il Consigliere Comunale non può neppure ricorrere al Tar .
In questo modo viene a decadere quasi interamente la funzione stessa del Consiglio Comunale, soprattutto nei piccoli comuni come il nostro, e ancor di più viene a mancare la funzione di controllo che per legge dovrebbero svolgere i Consiglieri di Minoranza.
Il segretario Comunale fino al 1997 era un funzionario/dirigente del Ministero dell’interno, successivamente la legge ha dato al Sindaco la possibilità di scegliere il segretario comunale in modo assolutamente fiduciario.
Questo incarico fiduciario fa sì che il Segretario Comunale, prima garante dello Stato, del Consiglio Comunale, dei cittadini e di conseguenza dell’intera Comunità, sia diventato sostanzialmente il garante del sindaco e dell’Amministrazione politica, anche a fronte di decisioni temerarie, pena la revoca dell’incarico fiduciario e quindi il “licenziamento”.

Le modifiche legislative di cui abbiamo parlato hanno riposto nelle mani del Sindaco un potere enorme, che può tradursi in una gestione autoritaria e non democratica, se il Sindaco non si attiene al ruolo istituzionale che gli è proprio e cioè quello di amministratore della Comunità non per interessi personali o di qualcuno in particolare ma per garantire a tutti i cittadini i medesimi diritti, e governare con efficienza, efficacia e trasparenza.

Nel nostro Comune, dopo cinque di questa Amministrazione e di questo Sindaco, c’è una forte necessità di ricostruire un minimo di partecipazione democratica e di rendere l’azione Amministrativa trasparente.
Mai nella storia del Comune di Gaiarine si è assistito ad un periodo più buio di questo in termini di autoreferenzialità del Sindaco, di esproprio del potere del Consiglio Comunale, di fastidio nei confronti dei Consiglieri di Minoranza, di intralcio al loro ruolo istituzionale di controllo, di non rispetto delle regole democratiche, di gestione oscurantista degli atti e delle informazioni, di assoluta mancanza di trasparenza.

L’aumento della partecipazione democratica alla vita della Comunità può avvenire solamente rendendo la casa Comunale veramente “aperta a tutti e trasparente”, metaforicamente “una casa di vetro”.
Per costruire questa Casa non è solo necessario rispettare il programma elettorale, dare le informazioni ai cittadini sulle decisioni prese, ma in qualche modo, anche se il cittadino tramite il voto ha trasferito il governo da se a qualcun altro, è necessario che l’amministrazione intraprenda tutta una serie di iniziative in grado di mantenere un proficuo confronto con i cittadini medesimi e dare ai questi la possibilità di controllare l’operato dell’Amministrazione.

E’ altrettanto importante che le opposizioni siano messe nelle condizioni di esercitare fino in fondo la loro funzione istituzionale che è quella del “controllo amministrativo”, in questo senso vanno delineati all’interno dell’Amministrazione percorsi agevolati aldilà della legge 142 per consiglieri di opposizione in modo da rendere più semplice il loro compito.

Le cose che possono essere messe in atto per conseguire i punti sopra indicati sono:
  • Question time
  • Consiglio comunale dei “Ragazzi”
  • Consiglio comunale nelle frazioni quando vi sono argomenti che riguardano la vita della frazione
  • Giudice di Pace con sede a Gaiarine
  • Istituzioni delle Commissioni Comunali
  • Aggiornamento costante del sito internet
  • Bacheche elettroniche nelle frazioni

27 marzo 2009

Carta di Firenze.. programma ideale?

CARTA DI FIRENZE
Comuni a Cinque Stelle

I Comuni decidono della vita quotidiana di ognuno di noi. Possono avvelenarci con un inceneritore o avviare la raccolta differenziata. Fare parchi per i bambini o porti per gli speculatori. Costruire parcheggi o asili. Privatizzare l’acqua o mantenerla sotto il loro controllo. Dai Comuni a Cinque Stelle si deve ripartire a fare politica con le liste civiche per Acqua, Ambiente, Trasporti, Sviluppo e Energia.
  1. Acqua pubblica
  2. Impianti di depurazione obbligatori per ogni abitazione non collegabile a un impianto fognario, contributi/finanziamenti comunali per impianti di depurazione privati
  3. Espansione del verde urbano
  4. Concessioni di licenze edilizie solo per demolizioni e ricostruzioni di edifici civili o per cambi di destinazioni d’uso di aree industriali dismesse
  5. Piano di trasporti pubblici non inquinanti e rete di piste ciclabili cittadine
  6. Piano di mobilità per i disabili
  7. Connettività gratuita per i residenti nel Comune
  8. Creazione di punti pubblici di telelavoro
  9. Rifiuti zero
  10. Sviluppo delle fonti rinnovabili come il fotovoltaico e l'eolico con contributi/finanziamenti comunali
  11. Efficienza energetica
  12. Favorire le produzioni locali
http://www.beppegrillo.it/listeciviche/la-carta-di-firenze.html

28 marzo 2009 : Earth Hour

A proposito di risparmio energetico il 28 Marzo alle 20:30 sarà l'Ora della Terra.
Spegnerò le luci per un'ora insieme a milioni di persone dalle Isole Fiji all'Alaska, dal Sud Africa alla Cina.
Tutti assieme accenderemo un messaggio che risuonerà in ogni angolo del Pianeta.
Info: http://www.wwf.it/oradellaterra/registrati.aspx

23 marzo 2009

Efficienza e risparmio energetico: le E.S.CO.

Quanto costa illuminare le strade e le piazze del notro comune di Gaiarine? E quanto costa riscaldare e raffrescare gli edifici pubblici del Comune? E quanta CO2 producono? E quanto costerebbe rendere più efficienti e più puliti questi impianti?
Un'opportunità per Comuni e condomini privati - Cara bolletta, il risparmio è in conto terzi
Fonte: Altraeconomia.it

Autore: Pietro Raitano
Impianti energetici nuovi di zecca, efficienti e a costo zero?
Oggi è possibile: grazie alle Energy Service Company, società quasi sconosciute in Italia, che coniugano profitti e tutela ambientale.
...
L'Energy Service Companies fa una valutazione della "bolletta" pagata dall'amministrazione pubblica, e soprattutto degli impianti. In particolare misura il potenziale di risparmio energetico e gli interventi necessari per ottenerlo. Se questo margine è sufficientemente ampio, l'affare è fatto. La Esco ci mette la competenza e, soprattutto, i soldi: finanzia i lavori, si occupa delle forniture, della manutenzione e della gestione generale, direttamente o appaltando a sua volta.
Un servizio "chiavi in mano" che, all'amministrazione pubblica, costa esattamente quanto la vecchia "bolletta".
Ma allora dov'è il trucco? Come fanno le Esco a guadagnarci?
In realtà i rientri economici (con relativi profitti) sono garantiti alle Esco dal risparmio (energetico, e quindi monetario) che il nuovo impianto riesce a generare, grazie alla razionalizzazione e all'utilizzo di tecnologie moderne ed efficienti, capaci di evitare sprechi. L'amministrazione paga alla Esco l'ammontare di bolletta che ha sempre pagato, ma in realtà parte di questi soldi rimangono alla Esco stessa: perché i consumi reali sono diminuiti, anche se le prestazioni rimangono le stesse.
...
Ad esempio, i risparmi conseguiti possono anche essere ripartiti sin da subito tra amministrazione ed Esco, in percentuali variabili (anche al 50%, ma di solito le frazioni sono 70% alla Esco, 30% al cliente, oppure 90 e 10). Tutto dipende dal potenziale risparmio, dal tipo di contratto e dalla sua durata: se tutti i risparmi vanno alla società appaltatrice, ad esempio (e in questo caso si parla di "cessione globale" o "first out"), i rientri avvengono anche in due o tre anni, quindi in tempi brevi rispetto alla durata media dei contratti tra Esco e clienti (dai cinque ai sette anni).
I vantaggi per i clienti sono evidenti: assenza di rischi finanziari (tutto ricade sotto la responsabilità della Esco), opportunità di realizzare interventi senza risorse proprie, liberazione dalle problematiche connesse alla gestione.
Ma anche le Esco hanno ottime prospettive.
...
Un esempio per l'Europa. Ecco cos'è Trezzano Rosa, provincia di Milano, 4 mila abitanti.
Un caso eclatante: senza spendere una lira, il Comune ha fatto rifare l'impianto di illuminazione stradale, aumentando la luminosità del 5% e rispettando i limiti di legge sull'inquinamento luminoso. Merito di Luciano Burro, giovane assessore all'Ambiente e all'Istruzione (è un ingegnere di 29 anni) che scopre il finanziamento tramite terzi grazie agli studi universitari. A fine 2001 viene indetta la gara di appalto, che si aggiudica la Tiesco, società di Novegro di Segrate (Mi). Il contratto (firmato nel 2002) durerà 15 anni, in cui Tiesco finanzierà ogni aspetto (dalla realizzazione alla manutenzione) dell'impianto. I risparmi generati andranno divisi a metà col Comune. Risultato: 35% di risparmio complessivo (cioè oltre 250 mila euro in 15 anni) e l'istituzione di un fondo ambientale nel quale il Comune reinvestirà i risparmi.
In più, un premio ambito: il GreenLight Awards 2003, che l'Unione Europea consegna a chi (pubblici e privati) sviluppa progetti di risparmio energetico sull'illuminazione. Nel 2003 ne sono stati consegnati cinque in tutti gli Stati dell'Ue, e il Comune di Trezzano Rosa è stato l'unica amministrazione pubblica a ricevere il premio.
...
http://www.arredo-urbano-oggi.it/news.php.htm
http://www.marcoboschini.it/?p=13
http://www.confindustriaixi.it/it/news/esco_120608.html

21 marzo 2009

Pianificazione Territoriale Provincia di Treviso

A proposito di Pianificazione Territoriale del Veneto ed in particolare della Provincia di Treviso riporto qui sotto alcuni passi del PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO
PROVINCIALE adottato con delibera n. 25/66401/2008 del Consiglio Provinciale il 30 Giugno 2008.
Il piano si può trovare a questo indirizzo http://urbanistica.provincia.treviso.it/dettaglio_temi.asp?IDTema=2

“LA RIORGANIZZAZIONE TERRITORIALE DELLE AREE PRODUTTIVE
…..
Il modello di sviluppo sinora seguito nel Veneto ha portato ad una saturazione del territorio con la creazione di una sorta di area industriale diffusa che ha coinvolto tutte le comunità sociali, dalla grande città al piccolo paese. Questa industrializzazione a macchia di leopardo ha comportato la presenza di “punti di pressione” sulla quasi totalità del territorio provinciale, senza che venisse seguito alcun criterio ambientale e spesso senza neppure tenere conto delle necessità logistiche di comunicazione e collegamento.
La situazione delle aree produttive presenti nella Provincia, di cui si è evidenziato l’elevato, la loro frammentazione, la dispersione sul territorio, gli scarsi servizi a disposizione, la difficoltà di collegamento alla rete infrastrutturale primaria (autostrade), è certamente un problema da affrontare.
Una guida, che viene fornita dallo stesso Programma Regionale di Sviluppo, è quella di pensare il
territorio non indifferenziato rispetto ai grandi assi della mobilità, ma organizzato attorno ad essi con le sue stesse funzioni primarie (abitativa, produttiva, distributiva, terziaria). Risulta quindi evidente che nella pianificazione territoriale, la rete infrastrutturale principale esistente e quella programmata e progettata devono essere assunte come “armatura del territorio”, alle quali riferire le destinazioni d’uso delle aree.
In particolare le aree localizzate in prossimità dei nodi infrastrutturali, saranno caratterizzate da
un’elevata generazione di traffico e anche da un’elevata densità abitativa.
Uno degli obiettivi del PTCP è quello di riorganizzare e razionalizzare il territorio urbanizzato limitando il consumo di nuovo suolo, consentendo l’ampliamento delle sole aree produttive correttamente localizzate sia da un punto di vista ambientale sia infrastrutturale, e che, per ridurre il consumo di suolo, potranno anche prevedere funzioni di sviluppo in verticale.
.....
Una strategia di sviluppo sostenibile non può basarsi sull’indiscriminato incremento quantitativo del sistema produttivo esistente, che anzi va dimostrando ormai la propria incapacità di sostenere, nelle condizioni presenti, l’urto dei mercati globali. La società e l’economia trevigiane devono affrontare oggi è la questione qualitativa; inoltre le “famiglie trevigiane” si attendono che essa sia affrontata senza degradare le risorse di cui il territorio provinciale ancora dispone, anzi recuperando per quanto possibile quelle che nel secolo scorso sono andate disperdendosi o degradandosi sotto la spinta della crescita economica.
L’impegno delle politiche pubbliche per il territorio, del PTCP in particolare, si riconosce allora
nell’aprire alle imprese il campo più adatto a consentire loro di impostare e gestire senza diseconomie, anzi con il massimo di economia di scala e di progresso tecnico, processi di produzione e distribuzione affrontati in tutti i loro diretti ed indotti fattori di input: ricerca scientifica, sperimentazione, produzione pre-competitiva, formazione professionale, produzione, commercializzazione.
.....
Sulla base della popolazione stimata e dell’andamento economico, sono state formulate varie proiezioni sulle quantità di superficie necessaria al 2020 per le attività produttive e terziarie.
Questa previsione ci ha indicato una esigenza, considerando l’ipotesi di sviluppo più favorevole, di circa 52 -53 milioni di m2 di superficie necessaria per i settori produttivo e terziario.
Altre ipotesi, più riduttive, conducono ad un fabbisogno di 35 milioni in extraurbano e di 5 milioni in area urbana.
Il progetto di riorganizzazione del PTCP relativo alle aree produttive è stato impostato considerando lo scenario di sviluppo e quindi su una richiesta di circa 52 milioni di m2.
……
Dati i numeri in gioco, ovvero circa 78.000.000 m2 di superficie urbanizzata destinata ad attività produttiva e commerciale, prevista dai PRG al 2004, le attuali quantità utilizzate (circa 60 milioni di m2) e le previsioni relative alla necessità future (52 milioni in scenario di sviluppo)5 e visto l’art. 2 della l.r. 11/04 (uso di nuove risorse territoriali solo quando non esistano alternative alla riorganizzazione e riqualificazione del tessuto insediativo esistente) è stato ritenuto, nella stesura di questo piano, di non individuare nuove aree, ma di proporre aree già esistenti che, per condizioni di compatibilità ambientale, possano esser ritenute idonee ad eventuali ampliamenti.”


Credo che questi pochi stralci ci confermino che l’Opzione Zero nel consumo del territorio debba essere non solo una visione strategica vincente, ma addirittura necessaria in quanto, come si evince dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale avendo 20 milioni di mq. di superfici industriali in più del fabbisogno stimato fino al 2020 (le valutazioni sono state eseguite nel 2004 e riviste nel 2005 quindi prima della crisi economica attuale), nei prossimi anni i comuni dovranno impegnarsi a fondo per trovare forme di riconversioni di queste aeree, se non vorranno lasciare sul territorio una miriade di “Cattedrali nel deserto” con il relativo degrado.
Mi dimenticavo di dire che il Piano Provinciale prevede che si dovrà passare entro il 2020 dalle 1077 zone industriali situate in provincia a 250.

19 marzo 2009

Pianificazione Territoriale - considerazioni

URBANISTICA- PIANIFICAZIONE TERRITORIALE

Il fallimento della pianificazione urbanistica nel territorio della Marca Trevigiana e non, è sotto gli occhi di tutti, una enormità di Leggi, piani urbanistici e quant’altro che sono state aggirate e messe in contraddizione tra loro.
Sindaci, che dovevano operare con un’accorta gestione del territorio, non sono stati all’altezza del loro compito.
Spesso ad una deficitaria conoscenza di problematiche ambientali, paesaggistiche e storiche si è associata una disinformazione in senso lato, legata ad un concetto di esclusività territoriale in relazione all’area amministrata, delineando i contorni di un degrado sempre più evidente anche ai più distratti, con perdita di pezzi di ambiente.
Un’urbanizzazione diffusa non solo legata ai capannoni, ma all’invasione di cemento tout –court, ai riordini fondiari ecc. sta depauperando la risorsa suolo ed acqua, nella sua massima eccezione.
Quanto prospettatoci in sede ONU in merito agli effetti sul territorio, provocati dai cambiamenti climatici ormai in atto, ci induce a muoverci con circospezione e particolare attenzione.
Urge pertanto attuare uno stop al consumo di territorio libero nel comune di Gaiarine e si auspica che ciò avvenga anche nei comuni contermini, come già sta succedendo in altre zone del Veneto.
Nello specifico non va incrementato l’utilizzo di suolo per uso artigianale, industriale e commerciale; le aree a disposizione sono più che sufficienti ed è doveroso prevedere il trasferimento di capannoni ubicati in zone improprie. Le zone industriali andrebbero opportunamente mimetizzate con studi di verde in “verticale” nei lati rivolti alle zone B e C e agricole.
Non vanno individuate nuove aree residenziali; la priorità và alla riconversione dei vecchi opifici siti all’interno del centro urbano del capoluogo e delle frazioni.
Le aree già individuate come residenziali di espansione nel P.R.G. rimangono a disposizione in seconda battuta qualora ce ne fosse l’effettiva necessità.
L’area agricola del territorio andrebbe divisa in zone a seconda delle caratteristiche storiche, ambientali, paesaggistiche che le contraddistinguono incentivando e talora obbligando la piantumazione di siepi o boschetti in un tot di percentuale sull’aree di proprietà. Va “normato” l’uso agricolo del suolo e la sua tutela.
I terreni, nell’area Sic e Zps denominata “Ambito fluviale del Livenza”, tra l’argine e la riva del fiume, andrebbero convertiti a prato stabile.
La differenza del mancato reddito rispetto ad una coltura più pregiata, andrebbe compensata con il contributo stabilito dal Programma di Sviluppo Rurale per la loro conversione a prato stabile.
Vanno perseguiti interventi di riqualificazione ambientale là dove è più urgente intervenire coinvolgendo imprenditori, associazioni.
Tutto ciò che può essere spendibile dall’amministrazione comunale oltre le normali necessità (personale, sanità, scuola, sociale) andrebbe speso per la riqualificazione ambientale del territorio e il risparmio energetico.
Ogni anno, per il coinvolgimento ad una maggiore consapevolezza del proprio territorio, le scuole nei vari gradi, dovrebbero presentare un progetto di riqualificazione ambientale o di risparmio energetico e il comune attuare in concreto il più interessante e fattibile, anche in più fasi, coinvolgendo la parte imprenditoriale del paese.
Va attuato ogni fine anno una sorta di bilancio ambientale e di verifica di quanto fatto, va cercata la collaborazione e il confronto con i sindaci contermini sullo stato del territorio.
Ogni scelta progettuale riguardante il territorio, dovrebbe essere effettuata direttamente sul posto, del tutto simile ad una seduta di consiglio comunale.

Agricoltura sostenibile

Fao: occorrono sistemi agricoli più sostenibili e produttivi
4.02.09
Intervenendo al IV Congresso Mondiale di agricoltura di conservazione (AC), che si svolge in questi giorni a Delhi, un esperto della Fao ha dichiarato che l'agricoltura deve cambiare per riuscire a nutrire il pianeta

Gli agricoltori di tutto il mondo dovranno presto passare a sistemi agricoli più sostenibili e produttivi per riuscire a produrre il cibo necessario per una popolazione mondiale in aumento e rispondere alle sfide del cambiamento climatico
, ha affermato oggi Shivaji Pandey, direttore della divisione Produzione vegetale e protezione della piante.
...
"Il mondo non ha alternative se non perseguire l'intensificazione sostenibile della produzione agricola per soddisfare la domanda crescente di cibo e di foraggio, per alleviare la povertà e proteggere le risorse naturali. L'agricoltura conservativa è un elemento essenziale di questa intensificazione", ha detto Pandey.
L'agricoltura di conservazione, o agricoltura senza lavorazione, consiste in una serie di pratiche agronomiche che permettono una migliore gestione del suolo, limitando gli effetti negativi sulla sua composizione, sulla struttura, sul contenuto di sostanza organica.
...
Pandey ha spiegato: “I metodi agricoli intensivi tradizionali hanno spesso contribuito a danneggiare l'ambiente, con la conseguenza di un calo della produttività, proprio quando invece il mondo deve raddoppiare la produzione alimentare per riuscire a dar da mangiare ad una popolazione che si prevede per il 2050 raggiungerà i nove miliardi di persone".
"In nome dell'intensificazione in molte parti del mondo i contadini hanno arato il terreno in eccesso, hanno utilizzato troppi fertilizzanti, troppi pesticidi ed hanno fatto un uso eccessivo d'acqua", ha affermato l'esperto. "Ma questo ha avuto conseguenze sull'equilibrio del suolo, dell'acqua, della terra, della biodiversità e su tutti i servizi offerti dagli ecosistemi. Tutto ciò ha causato un graduale calo dei rendimenti".
In base all'andamento attuale, si prevede che il tasso di crescita della produttività agricola calerà dell'1,5% tra adesso ed il 2030 e di un ulteriore 0,9% tra il 2030 ed 2050, a paragone del 2,3% l'anno registrato dal 1961 ad oggi.
Nei paesi in via di sviluppo, i rendimenti delle colture sono calati, passando da circa il 5% nel 1980 al 2% nel 2005. Il rendimento del riso è sceso nello stesso periodo dal 3,2% all'1,2%, mentre quello del mais è calato dal 3,1 per cento all'1%.
...
Solo con un'intensificazione della produzione agricola che sia sostenibile si possono fare passai avanti verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio relativi alla riduzione di fame e povertà ed alla sostenibilità ambientale, ha messo in guardia Pandey. "Al momento andiamo nella direzione sbagliata", ha aggiunto.
...
http://www.agricolturaitalianaonline.gov.it/contenuti/foreste_e_parchi/fao/sicurezza_alimentare_mondiale/fao_occorrono_sistemi_agricoli_piu_sostenibili_e_produttivi
http://www.ecoradio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=3899&Itemid=44

Ai ragazzi del 2009

"Caro ragazzo, cara ragazza del 2009, sono un ex ragazzo degli anni ’60, mi chiamo Beppe Grillo, ho sessant’anni. Faccio parte della generazione che ti ha fottuto.
Il tuo futuro è senza pensione, senza TFR, senza lavoro. Il tuo presente è nelle mani di vecchi incartapecoriti, imbellettati, finti giovani.
Quando ero bambino l’aria e l’acqua erano pulite, il traffico era limitato, la mia famiglia non faceva debiti e tornavo a scuola da solo a piedi. Non c’erano scorte padane e neppure criminali stranieri in libertà. I condannati per mafia non diventavano senatori. Le stragi di Stato non erano iniziate, Piazza Fontana a Milano era solo un posto in cui passavano i tram.
...
...
I genitori sapevano che i loro figli avrebbero avuto un futuro migliore. Solo dal punto di vista economico, ma questo non potevano prevederlo. I fiumi erano puliti e si poteva fare il bagno nel fine settimana che non si chiamava ancora week end. L’unico problema era rappresentato dagli imprendibili tafani.
...
Era un piccolo Eden, ora perduto.
Non sapevamo di averlo. Molti lo disprezzavano.
Negli ultimi sessant’anni abbiamo avuto uno sviluppo senza progresso. E ora non ci resta neppure lo sviluppo. Le generazioni che ti hanno preceduto meriterebbero un processo da parte tua, caro ragazzo e cara ragazza. Sono colpevoli di averti rubato il futuro. Loro vivono nel presente con la seconda casa, le pensioni senza base contributiva. Loro ti governano.
L’Italia ha la coppia di cariche dello Stato Presidente/Primo ministro più vecchia del mondo.
...
Caro ragazzo e cara ragazza, non potete più stare a guardare, la vita vi scivola tra le mani. Voi, invece di lasciarla scivolare, trattenetela.
...
http://www.beppegrillo.it/2009/03/lettera_a_un_ra/index.html

I cialtroni col fucile

APPROFONDIMENTO SUL D.D.L. DI DEREGULATION DELLA CACCIA
Perché si è riaperto il dibattito sulle regole della caccia ?
Perché presso la XIII Commissione Territorio e Ambiente del Senato della Repubblica è all’ordine del giorno, dall’ottobre 2008, l’esame di vari disegni di legge peggiorativi dell’attuale legislazione sulla tutela della fauna e l’esercizio venatorio, che sono stati sintetizzati in un testo-base predisposto da un relatore incaricato dalla Commissione stessa (il sen. Franco Orsi, del PDL).
...
Quali sono i peggioramenti proposti e le minacce per gli animali selvatici ?
Ne citiamo alcuni:
- l’art. 18 del d.d.l. estende l’orario di caccia ai migratori per mezz’ora dopo il tramonto (attualmente gli spari devono cessare al calar del sole, eccetto la caccia di selezione agli ungulati). ...
- L’art. 34 elimina il divieto di caccia per 10 anni nelle aree boscate percorse dal fuoco (oggi stabilito dall’art. 10 legge 353/2000). In pratica le porzioni di territorio sottoposte ad un forte stress ambientale continuerebbero ad essere frequentate dai cacciatori, impedendo la ricostituzione di popolazioni di specie stanziali, e restando facilitato il tiro agli uccelli migratori in aree con forte riduzione dei punti di riparo e sosta, con le prede più facilmente visibili dagli appostamenti di caccia.
- L’art. 9 del d.d.l. prevede la possibilità di far esercitare la caccia anche nelle foreste demaniali regionali e statali, possibilità oggi vietata;
...
- l’aumento delle specie utilizzabili in numero illimitato -e senza anellini identificativi della legittima provenienza- nell'odiosa pratica dell'impiego dei richiami vivi (art. 4 del d.d.l.); tutte le specie cacciabili potrebbero essere impiegate come richiami vivi legati o chiusi in gabbiette, invece che le poche specie ammesse oggi (tordi, cesene,merli, colombacci, pavoncelle); il numero dei richiami detenibili da 40 diverrebbe illimitato;
...
- L’art. 13 del d.d.l. non prevede limitazioni del numero di colpi per i fucili con canna ad anima rigata (le carabine); questo viola gli allegati della Convenzione di Berna sulla vita selvatica in Europa (legge 503/81) e la Direttiva Habitat n. 43 del 1992, che vietano la caccia ai mammiferi con armi semiautomatiche con caricatore contenente più di due cartucce.
...
- Minorenni a caccia: si contempla l’introduzione dell’attestato di tirocinio che
consentirebbe già ai sedicenni accompagnati di esercitare la caccia con un fucile (art. 11 del d.d.l.).
...
http://www.abolizionecaccia.it/fileadmin/templates/docs/Approfondimento_ddl_Orsi17032009.pdf
http://www.youtube.com/watch?v=2gomiEma8ZM&feature=related

16 marzo 2009

Acqua: diritto vitale e bene pubblico

Com'è l'acqua potabile del nostro comune? Che qualità ha? Quanta ce n'è? Quanta ne consumiamo x bagnare giardini e lavare automobili? Nel monte rifiuti quante sono le bottiglie di plastica raccolte e che "pesano" nel portafogli?
...
Gli Italiani sono i maggior bevitori di acqua in bottiglia ... acqua imbottigliata da anni, magari depositata in piazzali al sole, quelli del Nord bevono l'acqua del Sud e viceversa!!! basterebbe inviare insieme alla bolletta dell'acqua le analisi dell'acquedotto o, ANCORA MEGLIO, quella delle fontane pubbliche. Ma sopratutto evidenziare che non hanno niente da invidiare a quella in bottiglia!!... Provate a confrontare alcune etichette di acqua in bottiglia con quella di una fontana o del vostro rubinetto.. e non soprendetevi del risultato! Allora basterebbe rivalorizzare le fontane e magari creare uno spazio vicino per esporre le analisi chimiche! Risultato? Meno rifiuti - meno camion che trasportano acqua.
http://www.imbrocchiamola.org/

14 marzo 2009

Comuni virtuosi: incontro con Marco Boschini

Ieri sera sono riuscito a partecipare all'incontro con Marco Boschini organizzato dai Grillini di Pordenone.. per chi non lo conoscesse è il ccordinatore dell'associazione dei comuni virtuosi (http://www.comunivirtuosi.org/index.php/home) e lo avevo già conosciuto virtualmente in rete per le sue idee e iniziative.. sentirlo è stato interessante e coinvolgente per la sua esposizione ricca di spunti, esperienze ed esempi concreti.. essendo presenti diversi amministratori locali nel dibattito ho chiesto loro che intervenissero non fosse altro per criticare quanto detto da Marco, al quale ho chiesto di spiegare quanto fosse importante la convinzione nel perseguire gli obiettivi e proporre i progetti presentati.. ma solo il sindaco di Sacile si è sentito in dovere di replicare con un intervento spot di stampo propagandistico.. mentre un altro mi ha confidato poi come sia altrettanto necessaria la convinzione dei cittadini, spesso difficili da coinvolgere.. ovvero due facce della stessa medaglia! tra i temi presentati:
- stop al consumo del suolo
- efficienza energetica
- mobilità intelligente
- acqua oroblu
- rifiuti zero
- stili di vita
..
per finire con parole non mie:
"vogliamo lasciare ai nostri figli un comune, una regione, un pianeta migliore di quello che abbiamo ricevuto dai nostri padri..

13 marzo 2009

«Il Veneto ha già pianificato un'offerta edilizia in eccesso»

VENEZIA
Professor Domenico Patassini, preside della facoltà di Pianificazione del territorio allo Iuav, che impatto potrà avere il Piano casa per l'edilizia?
«È evidente che la legge nasce con un connotato anticiclico. Da un lato si propone di rilanciare i consumi sul versante del bene-casa, dall'altro, per la natura stessa dei lavori che prevede, contiene una forma di sostegno alle imprese del settore. Almeno nelle intenzioni».

Per l'appunto: queste intenzioni potranno trasformarsi concretamente in misure anticrisi?
«Studi aggiornati che ci consentano una valutazione dei benefici purtroppo non ne abbiamo, vedo che il Cresme ha cominciato, per ora, a elaborare delle stime. Dal mio punto di vista, ho una netta sensazione: il rapporto tra ciclo economico e ciclo edilizio, oggi, è molto diverso rispetto agli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso».

Secondo il suo giudizio, perché proprio il Veneto e la Sardegna fanno da capofila in Italia?
«Non è un caso. La Sardegna, per dire, viene da una fresca campagna elettorale che si è combattuta proprio su questi temi».

E il Veneto?
«Il Veneto esce da un periodo di transizione dalla vecchia alla nuova legge urbanistica regionale, in cui si sono accumulate migliaia di varianti ai Piani regolatori comunali. Questa corsa alla variante ha creato - e noi allo Iuav lo possiamo dire con cognizione di causa, poiché abbiamo studiato il fenomeno per conto della Regione - una situazione di sovradimensionamento e di eccesso di offerta edilizia, già pianificata ».

Questo cosa comporta?
«Potremmo tranquillamente fermarci qui per almeno 5 anni e dichiarare una moratoria, senza che le potenzialità dell'offerta edilizia vengano minimamente intaccate».

Il presidente Galan, illustrando gli obiettivi del progetto di legge, ha indicato due bersagli precisi: la «villettopoli» veneta e i capannoni. Missione possibile?
«La legge ha un suo target ed è probabile che questi siano i segmenti che ne beneficeranno di più. Però, ripeto, parliamo di un settore che già adesso è sopra standard, non siamo certo in una situazione di carenza ».

E nei centri storici?
«In molti centri del Veneto ci sono aree dismesse o in via di dismissione, con cubature spesso notevolissime. Occorre che diventino occasione di riqualificazione per le città, più che di aumento delle volumetrie. Il provvedimento di legge, sotto questo aspetto, andrebbe meglio orientato: se c'è una cosa che non si può e non si deve fare, nei centri storici, è intervenire alla spicciolata. La manutenzione urbana è assolutamente fondamentale e costituirebbe un'opportunità enorme per il mercato ».

Il premier Berlusconi, dal canto suo, ha parlato invece di un'occasione per migliorare la «bruttissima edilizia» degli anni Sessanta. Sul fatto che sia brutta è difficile dissentire.
«Potrei presentare, come molto spesso facciamo a scuola, un corposissimo album degli orrori. Basta girare per la nostra "villettopoli", come la chiama Galan, per rendersene conto. Proprio per questo non vorrei che consentire un'aggiunta del 20 per cento, come prevede la legge, finisse per aggravare la situazione, sommando bruttura a bruttura. Meglio una politica di demolizione e ricostruzione, basata non tanto su incentivi individuali quanto, piuttosto, su programmi di riqualificazione urbana».

«Il Veneto ha già pianificato un'offerta edilizia in eccesso»
Alessandro Zuin
Corriere del Veneto 12/03/2009

Si parte! Cosa ci spinge ad agire.

FRANCENIGO - GAIARINE

L'idea della possibile costituzione di una lista di donne e uomini che si presentino insieme alla prossime elezioni amministrative nasce dalle libere discussioni attorno a due necessità:

- il bisogno di trasparenza nella vita politica locale (ma anche nazionale e globale) e della democratizzazione che ne deriva.

- l’amore per il nostro territorio e la volontà di arrestare la sua distruzione per permettere a noi e ai nostri figli una vita degna di essere vissuta;

Il combinarsi di queste esigenze genera uno schema di lettura che ci permette di delineare con semplicità le nostre richieste politiche e da queste le possibili proposte per il nostro Comune.
Per fare un esempio, possiamo affermare che è proprio la mancanza di trasparenza, e conseguentemente di partecipazione democratica, nella deliberazione dei piani territoriali e urbanistici che porta alla distruzione del nostro territorio, poiché prevalgono logiche particolaristiche, clientelari, contrarie all’interesse generale.
Non si tratta pertanto di elaborare solo un programma e di presentarsi alla prossima competizione elettorale. Occorre, preventivamente, capire se la sensibilità che ci anima e di cui siamo interpreti, trovi nella nostra comunità una sufficiente “massa critica”, cioè un numero adeguato di persone [o l’“energia sociale” sufficiente] in grado di sostenere pubblicamente le questioni politiche che ci stanno a cuore, più semplicemente capaci di farsi ascoltare. Queste/i cittadine/i possono già essere attive/i, oppure devono essere mobilitati, messi nella condizione di rispondere positivamente al loro stesso bisogno di partecipazione. Credo che tutti noi conosciamo persone sinceramente interessate alla qualità della vità[1] propria e collettiva.
Allargando la discussione verificheremo la possibilità di elaborare e condividere un progetto generale, necessariamente sperimentale, per ridare libertà alle energie positive del nostro Comune. Il carattere sperimentale del nostro progetto emerge dalla consapevolezza che nessuno, al momento attuale, detiene un sapere esperto in grado di prospettare una soluzione realistica alle varie situazioni di crisi che in questi anni si vanno accumulando: crisi economico-finanziaria, crisi sociale, crisi ecologica.
Non si tratta di mettere la mani sulla torta ma piuttosto di rimettere le mani in pasta, insieme, avendo cura di ricordare costantemente che quello che stiamo impastando e il nostro stesso pane. Per questo il metodo di lavoro può essere solamente quello dell’elaborazione paritaria (rispettosa delle visioni diverse), capace di accogliere il contributo di tutti, quindi unanime, condivisa senza incertezze.
La proposta iniziale è quella di organizzare un rapida serie di incontri, pubblici e privati, nel corso dei quali valutare/presentare il progetto. Per fare questo occorre, ovviamente, proporre visioni e soluzioni concrete rispetto ai problemi condivisi. Una prima lista delle questioni da tematizzare è la seguente:

- opzione 0 sul territorio [consumo 0 del territorio, “basta capannoni”?], salute e qualità della vita [prevenzione, estetica], recupero ambientale [fognature, suolo, acque, flora, fauna];

- trasparenza, comunicazione politica, legalità [gestione “macchina” comunale] e partecipazione democratica;

- opzioni economiche future e modello/i di sviluppo [energia, produzione, consumi, trasporti];

- cultura sociale condivisa [associazioni, sale veramente pubbliche], e immigrazione [flussi economici vs cultura dell’incontro];

Soprattutto non dobbiamo avere la falsa percezione che non c’è abbastanza tempo, non ci sono abbastanza energie, non c’è abbastanza motivazione. Tempo, motivazione ed energia ci sono, eccome, possiamo prenderci il lusso di riflettere con calma, per il meglio, senza ricadere da subito nella logica assurda del “fare”, del risultato a ogni costo.

Un modo di comunicare diverso deve emergere, un vero e proprio vocabolario nuovo, in grado di ridare a tutti la fiducia nelle proprie speranze.

[1] Occorrerà approfondire più avanti, che cosa si possa intendere, in modo condiviso, per qualità della vita (indicatori, valori, “postmaterialismo”).